Delle 4 registrazioni della serie Eyewitness, non c'è dubbio, secondo me, che "CASA LOCO" sia realmente il favorito da parte dei fan. Registrato nel 1983, ha portato il nostro approccio al fare-musica ad un altro livello: [1] ha introdotto il talento vocale del percussionista Manolo Badrena e [2] ha introdotto il pieno utilizzo del 6-string Contrabass guitar di Anthony Jackson. Insieme, questi due elementi hanno aggiunto nuove strutture e gusto alle nostre già estese forme dei brani. Molti sottolineerebbero la durata di 12:32 della title track, "Casa Loco" con il brillante solo di batteria di Steve Jordan; oppure "Some Sharks" che contiene l'inflessibile lavoro di basso (con uno dei suoi suoni, il cosiddetto "pick & flanger", divenuto la sua firma) di
Anthony Jackson. Altri potrebbero preferire i brani più stravaganti come: "The Suitcase", "The Breakaway", o "Penetration". Per me, una volta che è tutto fatto, nessun pezzo di questa registrazione, forse addirittura in tutto il lavoro fatto da questo gruppo, si distingue come "Uncle Roy". Al contrario della "dolcificante" linea sovrapposta della mia 'Strat' (con un pedale di volume) per enfatizzare la struttura degli accordi con cluster armonici, qualsiasi cosa è stata eseguita dal vivo, uno ed un solo take. Se provate solo ad ascoltare il brillante suono del basso di
Anthony Jackson e le percussioni di Manolo Badrena, ciò è sufficiente per dimostrare quanto sia stata speciale questa performance.
Mentre ci stavamo preparando per la registrazione, ancora provavamo una o due volte a settimana nell'appartamento di
Steve Jordan vicino il quartiere Chelsea di Manhattan, cioè, New York City. Alcuni giorni non so esattamente cosa abbiamo compiuto, ma sicuramente abbiamo riso molto ed esistono alcune citazioni classiche sulle nostre prove di quei giorni.
Quando ho iniziato a lavorare su "Uncle Roy", come sempre, avevo varie idee chiare riguardo cosa cercavo ma, lavorando con altre tre personalità molto fori, le mie istruzioni, o 'suggerimenti', venivano, alla fine, completamente ignorati. Vi posso assicurare di aver detto a Steve Jordan: "Ascolta Steve, questo è il tipo di cose a-la-Elvin Jones, O.K.?" Lui ascoltò, e poi mi disse, "Dimenticalo, non lo ascolterai...ma qui, senti questo!" E, naturalmente, ciò che suonò divenne uno dei più imitati approcci batteristici nella storia recente. Innanzitutto, ha eliminato l'uso del rullante e ha approcciato il
groove percuotendo in modo consistente il piatto ride. Alla fine, ho effettivamente ottenuto il tipo di base che stavo cercando perchè il piatto ride con gli "sfrigolii" è una parte fondamentale del suono di Elvin Jones. Quindi, penso, almeno in parte, di aver ottenuto ciò che speravo di ottenere ma, sinceramente, ho ottenuto molto di più di quanto avessi potuto sperare.
Le mie istruzioni ad Anthony non sono state realmente molto chiare perchè, per tutta la sezione [I] e la sezione [A], tutto ciò che gli ho indicato è che c'era un pedale in
Eb minore. Dal punto di vista armonico, ogni triade che precede un Ebm7(sus), potrebbe semplicemente essere vista come una forma estesa di un accordo Bb7(alt.). Per essere più specifico, La triade di G formerebbe parte di un Bb7(13b9); la triade di E formerebbe parte di un Bb7(b9b5); e la triade di C formerebbe parte di un Bb7(13/9b5). Ciò che si può vedere ed ascoltare è l'uso
di rapporti vicini nella parte alta (bar 1), così come rapporti di note comuni (bar 3). Nella bar 4, si può vedere che il rapporto tra le voci alte scende di una terza minore che può essere visto un intervallo molto bluesy. Ciò è ancor più vero in bar 7 dove la voce alta sale di un tono, un altro intervallo che potrebbe essere visto con un feeling bluesy.
Come sempre, qui, su Jazzitalia, c'è la partitura, e quanto si vede è molto più distante di ciò che originariamente ho scritto per Anthony in quelle sezioni. Ora si può osservare una sorta di composto. E' un composto di ciò che è stato registrato ma comprendente anche varie aggiunte effettuate dopo le performance dal vivo. Sono stato tentato di trascrivere dettagliatamente ciò che Anthony suonava ma laddove le sezioni si ripetono non ho potuto scriverci tutto. Nonostante tutto, ciò mostra, in parte, la sua brillantezza come musicista e creatore di musica. Sinceramente, da questo punto di vista, un bassista senza pari. Ricordo la consulenza di Anthony durante la fase di assemblaggio di tutta la musica scritta per il libro "GUITAR WORKSHOP SERIES: STEVE KHAN" (Warner Bros.), che è stato veramente intitolato male poichè avrebbe dovuto chiamarsi: "THE EYEWITNESS SONGBOOK," dato che tale era. Comunque, quando stavo scrivendo "Uncle Roy" chiesi ad Anthony, "Cosa dovrei scrivere per rappresentare la parte di basso?". Quindi lui in modo un po' riluttante mi diede pochi suggerimenti ma fondamentalmente dopo un paio di battute mi disse, "Oh, di' soltanto, continuare à la Jamerson". Nella mente di Anthony, il suo approccio ad un pezzo come questo, è un tributo ad uno dei suoi grandi eroi, il supremo bassista della Motown, James Jamerson. In aggiunta all'incredibile tocco ritmico di Anthony, si dovrebbe includere anche il suo uso dello spazio, e le sue magnifiche e dense note lunghe. Suonare con Anthony è una continua conversazione, un dialogo, e si deve sempre rimanere all'erta. Penso che abbiamo una meravigliosa collaborazione musicale perchè il mio approccio gli consente di utilizzare lo spazio e di essere flessibile dal punto di vista armonico in ogni momento. Virtualmente ogni voicing che suono, siccome sono significativamente vaghi//indistinti, potrebbero essere armonizzati in molti modi differenti e Anthony sfrutta sempre al massimo questo tipo di libertà.
Man mano che si va avanti nell'analizzare la struttura del brano, ci troviamo a suonare di nuovo la [A] ma questa volta con un diverso finale pertanto si suona [A3]. Sulla versione registrata, la linea che si vede alla battuta 3 della sezione [A3] è stata suonata solo dalla chitarra, ma, mentre preparavamo questo pezzo per il tour live, Anthony volle raddoppiare la linea insieme a me. Pertanto, ora è scritta così come l'abbiamo eseguita successivamente. Ciò, quindi, ci porta attraverso [B2]
e l'aggiunta di [B3] che serve come transizione ad una nuova sezione che, per la caratteristica di questo brano, è il nostro "'bridge". Ciò che rende questa esecuzione di successo è l'uso da parte del gruppo in modo veramente esagerato delle dinamiche tanto che ogni sezione ha "il suo
spazio ben definito". Nel nostro caso, parte di ciò è stato ottenuto dall'"istinto" musicale e in altri casi, è stato ottenuto dopo una discussione del gruppo.
La lettera [C] è di particolare interesse perchè non credo possa essere eseguita senza la Contrabass guitar (ndr. basso 6 corde utilizzato da Anthony Jackson) dato che è anche al registro acuto. La sezione
è realmente solo un interludio, un crescendo piuttosto lungo che ci conduce alla sezione [I2]. Credo che la maggior parte degli stop che ho scritto per Anthony sono stati eseguiti sulle corde 'G' e 'C'.
Principalmente contribuiscono tutti a creare una tessitura di suono omogenea dato che entrambi eseguiamo quelle parti utilizzando il nostro pedale del volume accennando ogni voicing. Se si dovesse provare questa sezione con una tastiera, si otterrebbe un buon risultato, infatti è stata composta proprio con una tastiera. Bisogna ricordare però che i voicing della chitarra sono più bassi di un'ottava e che gli stop del basso sono suonati così come sono scritti. Quando si giunge a [I2] Anthony e Steve Jordan sono in pieno volo, e il gruppo sta andando in picchiata il che ci conduce al [Tag], una sorta di lancio al solo della chitarra della sezione [D]. Il [Tag] è giusto un unisono chitarra/basso che parafrasa parte della melodia della sezione [A] rimanendo sulla falsa cadenza di Emaj7(#4) che è trattenuto finchè non comincia il solo.
Per me, questa particolare sezione del solo racchiude ciò che ha reso meravigliosa la mia esperienza con questo gruppo pertanto non dovrebbe essere visto soltanto come un solo di chitarra ma più come un'improvvisazione del gruppo, una conversazione che è forse capeggiata dalla chitarra ma non molto più di ciò. Come posso descrivere al meglio ciò che è stato suonare con una tale tessitura musicale? Forse si potrebbe dire che è stato come passeggiare in una casa molto, molto vecchia, che non ha elettricità, dopo la mezzanotte e aver sentito che da qualche parte, al primo o al secondo piano ci sono alcune candele. Così cammini nel buio sperando di trovarle, ma, ogni tanto inciampi su cose che sembrano fuori posto. O forse un'immagine migliore potrebbe essere quella di passeggiare in una caverna inesplorata per la prima volta?
Innanzitutto, come posso descrivere a parole ciò che Anthony ha apportato a tutto questo? Forse parole come: sinistro, minaccioso, aggirarsi furtivamente; appostarsi, nascondersi; pedinare; cercare; indagare.... Per coloro che hanno l'intera registrazione, si può notare come l'uso di note lunghe, appena il solo inizia, mi fornisce l'ambiente e la libertà di creare qualcosa di melodico, qualcosa che è connesso a quanto venuto fuori prima nelle sezioni composte. Senza quel tipo di supporto da parte di Anthony, non sarebbe stato così efficace. E che ne dite del supporto di Manolo? Vengono alla mente parole come: misterioso; spettrale; spaventoso; sorprendente, strano, divertente, e fantascienza. Che ne dite della descrizione comica che Manolo fornisce del suo suonare: "Sono il portoricano 'Spike' Jones!". Più o meno tutto ciò che si sente come una tastiera è effettivamente Manolo e la sua batteria di tradizionali e/o molto vecchie percussioni. Fischietti e gongs,
le grida e le urla, tutte eseguite con un microfono che poi invia quei "suoni naturali" in un qualche tipo di delay digitale, dove è poi deformato in un'altra dimensione con le spontanee e casuali rotazioni di una manopola. Notevole, davvero notevole! Insieme, Anthony e Manolo hanno creato una base che non non dimenticherò mai e sono orgoglioso che "Uncle Roy" abbia catturato un po' di tutto ciò.
So che la parola "genio" è utilizzata in modo esagerato troppo spesso ma sono assolutamente convinto che questi due brillanti musicisti possiedano il "vero genio". Ed io sono umilmente onorato di aver condiviso questo gruppo con loro. Ricordo effettivamente di essermi preso del tempo per sedermi ed ascoltare la performance di Manolo da "solo" (isolando la traccia) giusto per essere sicuro che non avessimo perso qualcosa durante il missaggio, e fui impressionato proprio da come fosse notevole ascoltare la sua "mente al lavoro". Poi, come ingrediente finale, aggiungete l'inflessibile martellare del groove di
Steve Jordan e tutti i bellissimi suoni di ogni tamburo e piatto; e così, all'improvviso, il mix di personalità e stili diventa perfetto. Ancora, bisogna apprezzare come Steve si pone in attesa e consenta a questa sezione di prendere la sua forma. Giusto utilizzando il piatto ride, e suonando degli accenti con il crash, reagendo a quanto stava accadendo ha contribuito alla propulsione senza opprimere il mood. Poi, come per incanto, appena Anthony sposta la tonalità di mezzo tono Steve inizia a produrre il 'grande ritmo!'
Concettualmente, un solo come questo è discusso realmente solo per quanto riguarda l'inizio e la fine. L'inizio, un punto di partenza: dove, noi tutti sappiamo che proveniamo da quel Emaj7(#4), e dovremmo risolvere in Ebm7(sus), dove il solo inizia. Sappiamo anche che in qualche modo, senza preoccuparci a quale giro, arriveremo nuovamente allo stesso Ebm7(sus) prima di passare alla sezione [I3]. La sola cosa che tengo a mente mentre "conduco" la conversazione è provare ad utilizzare parti della melodia e dell'armonia presentati nel brano stesso nelle parti precedenti. Facendo ciò, ogni cosa rimane connessa, centrata e focalizzata. Ciò rende realmente poco importante quanto distanti possiamo vagare in una qualsiasi notte. Quando finalmente riemergiamo nella sezione [I3], siamo nuovamente nell'intenzione
giusta del brano. Qui, a bar 6, c'è uno dei più grandi momenti di Anthony. Si può notare la sua maestria con lo strumento, e il modo di piazzare le note ritmicamente, un flash di luminosità. La linea che suona inizia con un 'A' naturale, che è una blue note in questa chiave, ma la scala stessa sembra delineare un Eb frigio (ndt III° grado) a causa del 'E' naturale e del Cb che non c'è nel Eb dorico (ndt. II grado), ma ciò appare in parte delle sezioni
[A] della melodia. Quando la lunga linea delle note in sedicesimi finalmente approda su un Bb nella parte bassa del beat della battuta successiva, quella nota è trovata dopo averla circondata da entrambe le sue note cromaticamente vicine sia nella parte alta che in quella bassa. E' stato tutto intuitivo, improvvisato, ma fatto ed eseguito brillantemente.
Una volta che siamo giunti alla sezione [A4], seguiamo semplicemente il pezzo verso la fine con un D.S. che porta al secondo finale (su
pagina 2), attraverso [B2] e [C] al [Tag] e al vero finale all'inizio della
pagina 4. Quindi, se dovessimo presentare questo brano, in modo da memorizzarlo in una specie di sequenza "alfabetica" delle varie sezioni, potremmo avere:
[I] - 4x
[A]
[A2] - 1st End
[B]
[I] - 2x
[A]
[A3] - 2nd End
[B2]
[B3] - Transition
[C]
[I2] - 2x
[Tag]
[D] - Solo(Open)
[I3] - 2x - on Cue
[A4] - D.S. to
[A3] - 2nd End
[B2]
[B3] - Transition
[C]
[I2] - 2x
[Tag] - End
Effettivamente conosco
molti musicisti che, una volta che hanno focalizzato le note fondamentali in
memoria, preferiscono memorizzare un pezzo esclusivamente in base alla forma del
brano. Alcune volte, mantengono la forma scritta su un pezzo di carta
posizionato per terra vicino ai propri piedi, o sui monitor. Se funziona, è grandioso!!!
E' un vero, vero piacere presentare questo "classico" di Eyewitness su Jazzitalia e condividere un po' dei miei personali sentimenti riguardo l'essere
stato parte di tutto ciò. Sono ancora molto fortunato perchè abbiamo fatto queste cose. Ad ogni modo, il titolo del brano deriva da uno dei più popolari personaggi di Buck Henry trasmesso durante il 'vecchio' "SATURDAY NIGHT LIVE". Allora, vi auguro da
queste pagine una meravigliosa primavera. PACE.....OVUNQUE......PERFAVORE!!!
Uncle Roy
pagina 1 -
pagina 2 -
pagina 3 -
pagina 4 -
pagina 5
File Audio (MP3 4.1 MB)
Inserisci un commento
©
2002, 2004 Jazzitalia.net - Steve Khan - Tutti i diritti riservati
© 2000 - 2024 Tutto il materiale pubblicato su Jazzitalia è di esclusiva proprietà dell'autore ed è coperto da Copyright internazionale, pertanto non è consentito alcun utilizzo che non sia preventivamente concordato con chi ne detiene i diritti.
|
Questa pagina è stata visitata 12.968 volte
Data pubblicazione: 07/04/2004
|
|