Jazzitalia - Io C'ero: Mike Stern: Clinic sull'improvvisazione
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Mike Stern
Clinic sull'improvvisazione
6 Novembre 2006 - La NAM Nuova Audio Musicmedia.
di Manuel Consigli

"A volte si suona di più, altre meno, ma solo il fatto di avere la musica nella vita è una grande forza positiva".
(Mike Stern)

La sala si riempie lentamente. Mike è già sul piccolo palco dell'Auditorium, capelli lunghi e un sorriso limpido da ragazzo, pantaloni e maglietta nera, sorride a tutti. Prova il suono della chitarra regalandoci qualche gustoso assaggio della sua musica.



Sul palco si scaldano Paolo Patrignani, chitarrista e promotore delle clinics e dei concerti di Mike Stern in Italia e per l'occasione anche interprete di Mike e Giacomo Lampugnani, docente di basso elettrico del NAM.

Una breve presentazione di Claudio Flaminio, direttore artistico del NAM, e il seminario comincia!

"Per prima cosa "relax"! Non c'è nessuna fretta e potete fare tutte le domande che volete!" E' una dichiarazione d'intenti che scioglie subito il ghiaccio e in quelle prime parole si percepisce la saggezza di chi conosce il valore dell'incontro.

Mike ci tiene a raccontarci brevemente il suo background musicale: imbraccia la sua prima chitarra a dodici anni per suonare ad orecchio dietro ai dischi di Jeff Beck, dei Beatles, di B.B. King e di Hendrix.

E' sua madre che gli fa ascoltare i primi dischi di jazz, ma quando prova a suonarci dietro si perde subito! Il primo impatto con armonie meno diatoniche gli fa capire che la strada verso il jazz avrebbe richiesto molto studio.

La passione per questa musica lo porta a studiare privatamente con diversi insegnanti per poi iscriversi al Berklee College of Music.

Mike è allora un chitarrista rock e sono molti i momenti di sconforto in cui pensa al jazz come ad un obbiettivo irraggiungibile. Ha la fortuna di incontrare ottimi maestri, uno dei quali gli offre la chiave per lo studio: il jazz è un linguaggio e imparare a suonarlo è come apprendere una lingua; è necessario conoscerne a fondo la grammatica, imparare i vocaboli e le frasi, ascoltarla, praticarla con gli altri per poter raggiungere la fluidità che ti permette di articolare un discorso con naturalezza.

E' molto importante quindi trascrivere gli assoli di grandi musicisti: una pratica inizialmente difficile ma che, nel tempo ripaga di tutta la fatica spesa. Lui stesso ricorda la sua prima trascrizione di un assolo di Joe Pass. Ci lavorò per tre settimane e, quando la fece ascoltare, il suo maestro gli fece notare che era tutta sbagliata!

In seguito ha trascritto molti assoli d'altri chitarristi fra cui Jim Hall e Wes Montgomery, per poi dedicarsi alla trascrizione di sassofonisti e pianisti.

Oltre al tempo, che Mike considera l'aspetto fondamentale, è molto importante concentrare l'attenzione sulle note degli accordi (chord tones). Enfatizzando queste note nella melodia è possibile esprimere molto chiaramente il senso armonico di una progressione d'accordi. La musica di Bach è un chiaro esempio di questo concetto.

E' importante suonare gli arpeggi degli accordi a tempo e ad ottave diverse, utilizzando tutte le 24 possibili combinazioni delle quattro note strutturali degli accordi derivate dai rivolti (invertions) e dalle permutazioni (permutations).

In orizzontale: invertions
I
n verticale: permutations

1357

3571

5713

7135

1537

3715

5371

7153

1375

3751

5137

7513

1573

3157

5317

7531

1735

3517

5731

7315

1753

3175

5173

7351


Per dimostrare questo concetto Mike, accompagnato dal basso di Giacomo Lampugnani, ha eseguito Autumn Leaves, improvvisando per alcuni chorus unicamente con i chord tones, per poi lasciarsi andare ad un fantastico assolo.

Per rispondere ad un allievo Mike ha parlato poi della scala diminuita e del suo utilizzo sugli accordi di dominante alterata. Ha posto l'accento sull'importanza di analizzare le scale in relazione alla fondamentale dell'accordo su cui sono applicate piuttosto che in relazione alla loro stessa tonica.

Per fare un esempio di questo concetto ha analizzato la scala diminuita di Fa# dapprima in relazione alla tonica Fa# e poi in relazione alla fondamentale Fa dell'accordo F7

1) intervalli della scala diminuita in relazione alla tonica F#

F#

G#

A

B

C

D

Eb

F

root

9M

3m

11p

5b

13m

7dim

7M


2) intervalli della scala diminuita in relazione alla fondamentale FA dell'accordo F7

F#

G#

A

B

C

D

Eb

F

9b

9#

3M

11#

5

13M

7m

Root


Analizzando la scala diminuita di FA# relativa all'accordo di F7, si evidenziano gli intervalli che la scala esprime in relazione a questo preciso accordo.

In questo modo essa può essere pensata sostanzialmente come una scala di dominante alterata, una sonorità che può essere alternativa alla scala super-locrian.

Accompagnato da un pedale di basso di Fa, Mike ci ha fatto ascoltare un esempio delle sonorità delle due scale.

Per chiarire ancora questo concetto, Mike ha preso in considerazione la scala di Do maggiore. Questa semplice scala può acquistare diverse sonorità se messa in relazione ad accordi diversi.

1) Do maggiore in relazione a Dm7 (modo dorico).

C

D

E

F

G

A

B

7m

root

9M

3m

11

5

6M

2) Do maggiore in relazione a Em7 (modo frigio)

C

D

E

F

G

A

B

6m

7m

Root

2m

3m

11

5

Mike ha poi parlato dell'outside playing, un approccio cromatico all'improvvisazione basato sul contrasto del fraseggio melodico con le armonie sottostanti. E' una tecnica che si apprende suonando con gli altri e che egli stesso ha ascoltato dai musicisti con cui ha avuto modo di collaborare. Ha, poi, suggerito due delle infinite possibilità esistenti:

1) Su un pedale di Cm (dorian) suonare in un'altra tonalità (ad es. Eb dorian) e ritornare in Cm.
2) Su un pedale di Cm (dorian) suonare la scala Ab diminuita relativa all'accordo G7alt.

Questo approccio melodico, come Mike ha poi magistralmente dimostrato suonando su un pedale funky del basso, richiede un certo grado di convinzione e precisione ritmica.

Per finire questa parte più tecnica del seminario Mike ha poi risposto a molte domande degli allievi, sul suono, sullo studio e sugli incontri con i grandi musicisti con cui ha collaborato e qui ci ha colpito la generosità con cui ha voluto condividere le sue esperienze; dal racconto del primo concerto, da ragazzo, quando con sole tre persone in sala il gestore del locale gli ha staccato la presa dell'amplificatore per comunicargli che il concerto era finito, fino all'incontro con Miles Davis, all'amicizia con Jaco Pastorius e Joe Henderson.

Ci ha fatto sorridere l'imitazione di Miles Davis, che con la sua inconfondibile voce roca lo ingaggiava per registrare "The man with the horn". Alla prima sessione in studio Miles non fu soddisfatto della registrazione che fece Mike, allora compose un pezzo apposta per lui; lo intitolò "Fat time", che da quel momento divenne il suo soprannome.

Prima di rimettersi a suonare, ci ha parlato della sua strumentazione:

· chitarra: Yamaha Pacifica 1511MS, un modello che la Yamaha ha disegnato per lui.
· 2 amplificatori per avere un effetto stereo.
· Uno SPX Yamaha con un pitch shift che produce un lieve effetto chorus.

Poi è stato veramente il momento della musica. Gigi Cifarelli, emozionato, ha raggiunto sul palco l'amico Mike per suonare insieme Body And Soul dove al tema pizzicato della semiacustica di Gigi rispondevano le ottave della chitarra di Mike; uno splendido dialogo tra due grandi chitarristi, un breve viaggio musicale, fatto di feeling e maestria, dove l'eco di Wes Montgomery ha giocato con altri linguaggi e con la voglia di comunicare.

Per suonare un'infuocata "Sonnymoon for two", un blues di Sonny Rollins si sono aggiunti al duo Giacomo Lampugnani, davvero ottimo bassista e Paolo Patrignani, chitarrista dalla forte personalità e allievo di Mike Stern.








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Data pubblicazione: 27/12/2006

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