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Intervista di Ira Gitler a Sonny Rollins

Giovedi' 12 Gennaio 2006 / New York IAJE convention
di Patrizia Scascitelli
photo by Jos L. Knaepen

Il 12 gennaio 2006, presso la sala dello Sheraton Hotels & Towers, nell'ambito della 33ma conferenza annuale della IAJE (International Association for Jazz Education), Ira Gitler, per conto di Downbeat, ha intervistato dal vivo Sonny "Colossus" Rollins. Patrizia Scascitelli, presente per conto di Jazzitalia, ne riporta un estratto corredato dalle bellissime fotografie di Jos L. Knaepen.

I.G.: Sonny, sappiamo che sei un sostenitore e sei impegnato per la difesa dell'ambiente (il titolo di un suo recente CD è "Global Warming", ndr)
S.R.: Si, mi sta molto a cuore

I.G.: Parlaci del luogo dove sei nato e cresciuto.
S.R.: Harlem, alla 137 Strada, tra Lenox Avenue e la Settima Avenue, in un quartiere molto vivo, ricco di clubs, teatri, sale cinematografiche, dove si potevano ascoltare i grandi artisti, perfetto per un musicista.

I.G.: La radio e il cinema erano i mezzi che divulgavano la musica.
S.R.: Si, mi ricordo Fats Waller alla radio, non c'era la televisione, io qualche volta andavo a vedere i Musicals, dove appariva anche Louis Amstrong.

I.G.: Tuo fratello era violinista e tua sorella suonava il piano.
S.R.: Si, mio fratello è stato un'eccellente violinista di musica classica e mia sorella suonava il piano in Chiesa. Per quanto mi riguarda, mia madre ha lasciato che io imparassi la musica dalla strada, e di questo ho rimpianto, avrei preferito ricevere un'educazione musicale come l'hanno avuta i miei fratelli. Però devo ammettere che anche l'insegnamento della strada è stato buono.

I.G.: A 9 anni hai cominciato a studiare il piano.
S.R.: Non molto....

I.G.: Parlaci delle tue origini, di St. Thomas e del calypso che tua madre ti faceva ascoltare.
S.R.: Mia madre lo suonava in casa, ma io ascoltavo anche tanta altra musica nei locali di Harlem, specialmente al celebre Apollo Theather, dove al week-end c'era musica per tutto il giorno.

I.G.: Quando ti sei trasferito a Sugar Hill?
S.R.: Nel 1937, ed era gran cosa trasferirsi in questo quartiere, bastava dire "Mooving on the hill" (trasferirsi sulla collina) perchè era un quartiere di alta classe e vi abitavano molti noti artisti. In quel periodo io già suonavo jazz, il mio idolo era Louis Jordan che suonava R&B e Country Style Blues. Ero affascinato oltre che dalla musica anche dall'eleganza dei musicisti, per come si vestivano, specialmente quando indossavano il "Tuxedo". Mia madre acquistò per me un sax alto, ma io lo usavo con le ance del tenore pensando di poterne ottenere il suono, ammiravo molto Coleman Hawkins e cercavo di imitarlo. Poi a 16 anni mia madre mi comprò finalmente un sax tenore. Nel quartiere abitavano grandi sassofonisti tra i quali: Jackie McLean e Andy Kirk Jr. Quest'ultimo purtroppo morì per uso della droga. Molti di noi hanno avuto esperienza con la droga, erano tempi diversi, pensavamo "...se lo fa lui, lo posso fare anch'io". In questa intervista non avrei voluto parlare di ciò, ma mia moglie mi ha detto "...non ti vergognare perchè è stata una fase che hai superato". Ma purtroppo non tutti ci sono riusciti.

I.G.: Tu sei stato un band leader.
S.R.: Sì con la mia Band facevo diversi lavori tra cui: musica da ballo, feste ed altro. A quel tempo mi piaceva andare ad ascoltare musica nei locali della 52esima Strada dove ve ne erano molti, ma per entrarci dovevi avere 18 anni. Allora io per sembrare più grande mi truccavo con una matita marcando i baffi e le basette. E siccome ai proprietari interessava vendere il biglietto, mi facevano entrare. Lì si potevano ascoltare: Billie Holiday, Coleman Hawkins, Art Tatum, Charlie Parker, Dizzy Gillespie...così come si potevano ascoltare all'Apollo Theather. Inoltre vorrei aggiungere che vi sono stati musicisti maestri che oggigiorno non sono ricordati e ciò mi dispiace. Purtroppo questo accade anche in altri campi, forse è un fatto normale, sono coloro che hanno passato la "torcia" contribuendo all'evoluzione del jazz.

I.G.: "Sippin' At Bells" Charlie Parker al sax tenore insieme a Miles Davis....
S.R.: Per me esistevano due Parker uno che suonava l'alto sax e l'altro il tenore....

I.G.: La prima volta che ti sentii suonare in studio fu nel 1949, registravi per l'etichetta Prestige, e la prima volta che ti sentii suonare dal vivo fu in un concerto in un locale nel Bronx alla 845 Prospect Avenue ed eri con Miles Davis.
S.R.: La mia Band apriva la serata, Miles Davis era già un nome famoso, accadde che lui dopo avermi sentito suonare mi invitò ad unirmi alla sua Band.

I.G.: Dopo di che ci sono state tante registrazioni con grandi artisti...
S.R.: Sì grazie alla mia abilità naturale, è questa che mi ha permesso di suonare con i grandi. Un dono che ho saputo usare, è vero che ho anche studiato, ma sopratutto penso sia stato il dono che possedevo. Inoltre il jazz non è una musica che da gioia e basta, è una musica che fa usare l'intelletto e noi tutti abbiamo bisogno di ciò. Per questo è importante prendere lezioni di musica, per attivare quella parte del cervello.

I.G.: In "Confirmation", registrazione per l'etichetta 'Prestige', Miles Davis suona il piano.
S.R.: E' accaduto che quella era la giornata di registrazione di Miles e che sul tardi mi lasciò usare la sala. Però siccome John Lewis doveva andarsene per altri impegni, il piano lo suonò Miles...

I.G.: E il fatto che suoni spesso con gli occhi chiusi?
S.R.: La gente mi chiede "...che pensi quando suoni cosi?". Rispondo "mi accade quando mi trovo al punto massimo" (che non accade spesso)...

I.G.: Parlaci dell'incontro con Charlie Parker.
S.R.: In quel periodo molti artisti usavano stimolanti e droghe, Charlie Parker era il mio idolo, così gli dissi che non facevo uso di droghe, lui mi guardò e vide che gli avevo mentito e si arrabbiò moltissimo. Vorrei dire agli artisti di non prendere nulla, di condurre il processo creativo senza stimolanti e droghe, è solo questa la maniera giusta.

I.G.: Molti critici analizzano il tuo modo di suonare e, specialmente ascoltando il brano St. Thomas, notano che esponi il tema, lo sviluppi e poi ci torni su con più vigore, puoi parlare di ciò?
S.R.: No perchè è un processo naturale, i musicologi interpretano, ma io non so spiegarlo, è un dono naturale,
ognuno di noi ha un dono che dovrebbe scoprire e manifestare.

I.G.: So che ti sei dedicato anche allo studio e alla pratica di varie religioni.
S.R.: Sin da giovane ho creduto ad una forza naturale che ci guida, ho uno spirito religioso, faccio yoga, ciò mi ha aiutato a vivere e a non farmi sopraffare dal materialismo. Però con ciò non voglio convincere nessuno, ognuno possiede le proprie credenze, a me aiuta.

I.G.: Grazie per essere Sonny Rollins.







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Data pubblicazione: 28/01/2006

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