Tornano in confezione singola e dignitosa rimasterizzazione quelle che più volte
sono state considerate come le testimonianze più importanti della nascita di
quello che poi sarebbe stato il jazz. Con la fine dell'epoca pionieristica fu
proprio Armstrong ad emergere per primo con il suono rotondo e squillante della
sua tromba, utilizzata da lui dopo l'apparizione di Buddy Bolden in un poderoso
registro acuto che suscitava sempre molti consensi nelle sue esecuzioni dal
vivo. Se a quella musica ancora in cerca d'identità, confluivano esperienze che
affondavano le loro radici nelle classiche bande militari, Armstrong ebbe il
merito di porsi in evidenza con una serie di virtuosismi solistici che non
potevano essere confusi con nessun altra cosa.
La serie comincia con "My Heart",
incisa pochi giorni dopo il rientro di Armstrong a Chicago dopo il biennio
trascorso lungo i battelli del Mississippi in allegra gavetta per la Okeh
Records, la prima proprietaria di quei master famosa soprattutto perché aveva un
concetto per così dire "dinamico" delle sedute di registrazione. Non potendosi
permettere una sede di rappresentanza nell'Illinois, un paio di volte l'anno
inviava un tecnico munito di fonovaligia che si occupava di documentare i
progressi compiuti dagli artisti che aveva sotto contratto. Armstrong allora
teneva in grande considerazione i suggerimenti della moglie (e pianista) Lil
Hardin, e insieme a lei in quei giorni (siamo nel
1924 e Armstrong aveva solo 23
anni), scelse i migliori solisti disponibili sulla piazza mantenendo in pianta
stabile il fenomenale trombonista Kid Ory e Johnny Dodds al clarinetto, un vero
caposcuola anche al di fuori dei suoi tempi. Qui da segnalare sono "Heebie Jeebies", primo esempio di scat primordiale e il celeberrimo
"Muskrat Ramble"
(antesignano del concetto di standard), che apre la strada ad un allargamento
dell'organico nel 1927 con l'inclusione del basso-tuba e batteria che portano a
una decisa sferzata verso il blues con lo scintillante esempio di "Potato Head
Blues", davvero considerevole nella sua eloquenza narrativa.
Nel
1928 Armstrong
decide di cambiare ancora mettendo a frutto la sua collaborazione con
l'orchestra di Carrol Dickerson in cui militava lo straordinario batterista
Zutty Singleton e soprattutto un altro gigante come Earl Hines, conosciuto
l'anno prima e che già allora poteva competere sul piano della creatività con il
grande Louis, come testimoniano alcuni capolavori assoluti come "West End
Blues", "Basin' Street Blues" e soprattutto
"Weather Bird", un duetto sull'orlo
del precipizio dove gli strumenti si inseguono con straordinaria efficacia.
Alla
serie mancano le sedute del
1929, quelle del definitivo trasferimento a New York
con lo sviluppo di una ulteriore straordinaria big band. Conoscendo però il
puntiglio degli archivisti Sony, questo quarto volume non tarderà a lungo.
Vittorio Pio
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Data pubblicazione: 24/05/2003
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