A night with
Via Veneto Jazz
Auditorium Parco della Musica, Sala Sinopoli
- 20 dicembre 2003
di Francesco Lombardo
foto di Silvana Mercone
Enrico Pieranunzi
Daniele Scannapieco
Petro Ciancaglini
Lorenzo Tucci
Nicola Stilo
Barbara Casini
Javier Girotto
Luciano Biondini
Danilo Rea
Enzo Pietropaoli
Fabrizio Sferra
Sergio Cammariere
Olen Cesari
Amedeo Ariano
Sergio Cammariere - Javier Girotto - Biagio
Pagano
Capita in certi giorni particolari. La matematica sul calendario indica che ci siamo, possiamo con qualche evidenza segnare una tacca, indicare una misura: un anniversario. Lo scorrere del tempo il più delle volte ci sorprende, ma le ricorrenze servono proprio ad assicurare che la nostra (necessaria!) distrazione non impedisca un pensiero dedicato, attento, uno sguardo più profondo su ciò che quel segno del calendario rappresenta.
Per
questo stasera la musica nella sala
Sinopoli dell'Auditorium sarà speciale, di festa, perché stiamo per partecipare ad una festa-concerto per i 10 anni dell'etichetta romana
Via Veneto Jazz e vedremo alternarsi sul palco molti dei musicisti che hanno intrecciato la loro storia musicale con VVJ.
Bel principio! Andiamo alla festa di qualcuno e ci omaggiano all'ingresso (il mondo alla rovescia!) con un CD antologico di brani di artisti vari dai lavori VVJ. Pubblico dolcemente viziato! Thanks.
L'atmosfera è informale, familiare, anche se siamo in una sala dell'Auditorium, anche se le blu e rosse proiettano sulla galleria le ombre del jazz.
Si percepisce una tensione emotiva insolita, di quelle che ti strappano ai tuoi pensieri lontani, per quanto tu possa essere distratto, e si sciolgono nelle note; perché, sì, c'abbiamo messo tante parole, ma questa serata si racconterà con la musica.
Le prime note sono di Enrico Pieranunzi, prestigioso e raffinato incipit;
dalle architetture visionarie che costruiscono le sue mani emerge il tema di
My Funny Valentine.
Semplicemente commovente.
È la volta di tre quinti degli Hi Five, purtroppo stasera senza la tromba di Fabrizio Bosso e il piano di
Julian Mazzariello; la solidità della sessione ritmica con Lorenzo Tucci alla batteria e il suono preciso e maturo del basso di Pietro Ciancaglini, di cui tra l'altro segnaliamo la sensibilità nel cantato, incanalano l'energia del tenore di Daniele Scannapieco; con loro scivola al piano Danilo Rea e durante la serata queste aggregazioni spontanee in formazioni quasi inedite diverranno una gradevole consuetudine.
L'eclettismo di Nicola Stilo, di cui lo vocazione di polistrumentista è solo uno
dei segni, mette in luce ancora un profilo diverso del multiforme universo musicale che in questi anni ha gravitato attorno alle produzioni VVJ: dapprima da solo col suono ancestrale del suo flauto, quindi alla chitarra ed al piano accogliendo la voce di Barbara Casini per una struggente divagazione brasileira a cui finiscono col partecipare
Ciancaglini e Tucci per
Portrait in black and white
di
Jobim. Fa impressione vedersi sfilare davanti nella stessa serata tanti artisti
diversi, con un identità musicale distinta, e tuttavia intuire sorprendentemente
un filo di continuità.
Per fortuna a certe sorprese non ci si abitua, e il soprano di Javier Girotto (ormai nel cuore degli appassionati non più solo per il grande successo del progetto Aires Tango), oggi in duo con uno straordinario Luciano Biondini all'accordion, pulsa di vita, di gente, di terra, di quel misterioso pezzo di Argentina che anche noi tutti, inspiegabilmente, ci portiamo dentro.
Col basso inconfondibile di Enzo Pietropaoli e Fabrizio Sferra alla batteria,
Rea torna sul palco: Doctor 3. Nella magia di uno dei loro "bambini" si anima
La canzone di Marinella, di De Andrè.
Ma siamo ad un compleanno! e Scannapieco si unisce a loro con ironia per un
Tanti auguri a te
che tutti, una volta, vorremmo ci suonassero. Festa nella festa: stasera è il compleanno di
Biagio Pagano, il presidente di VVJ, anche se
l'ufficialità di questo appellativo ci porta fuori strada; diciamo, e rendiamo meglio l'idea, che il sogno realizzato in VVJ è prima di tutto il sogno di Biagio Pagano.
Finale nel segno di Sergio Cammariere, con al violino
Olen Cesari e alla batteria Amedeo Ariano; su tutto in rilievo
Per ricordarmi di te
e la straordinaria
Tempo perduto. Un pubblico sempre più numeroso si mostra sensibile alla suggestione poetica della canzone d'autore che si fonde col jazz, e con la produzione
Dalla pace del mare lontano, di Sergio Cammariere, VVJ si è spinta anche in questo spazio artistico,
raccogliendo un clamoroso successo.
Nell'abbraccio conclusivo si stringono attorno a Biagio Pagani, sul palco, tutti i musicisti: ed è l'immagine di come Roma in questi dieci anni, vedendo incrociarsi i destini di molti talenti, di grandi appassionati (un ringraziamento speciale a Flavio Severini, che ha ospitato la festa all'Auditorium), di un'amministrazione sensibile, abbia riscoperto la ricchezza inestimabile del jazz (o meglio, della musica per come la si vive nel jazz), dilatandone gli orizzonti, moltiplicando occasioni, spazi, partecipazione; è l'immagine di come, qualche volta, lavorando con entusiasmo su una passione, si possa innescare (speriamo sia solo l'inizio!) un circuito virtuoso, alimentando ancora passione ed entusiasmo.
Le ricorrenze, nonostante la nostra (necessaria!) distrazione, ci possono aiutare a farci caso…
07/01/2011 | Esperanza Spalding al 34° Roma Jazz Festival, Gezz - Generazione Jazz: "Grande attesa e Sala Petrassi gremita per il ritorno a Roma, a circa un anno di distanza dall'ultima esibizione, della giovane e talentuosa Esperanza Spalding, attesa ad una conferma dal vivo dopo l'uscita del recente ed ambizioso album "Chamber Music Society"...Affiora la sensazione che la Spalding, pur dotatissima, voglia dire "troppo" e tutto insieme: canta, suona, improvvisa, compone i brani e li arrangia, disperdendo energie in troppi rivoli. La musica è veicolo di emozioni, ma in questo modo la tecnica, seppur eccellente, rischia di prendere il sopravvento sui sentimenti." (Roberto Biasco) |
16/05/2010 | Angelique Kidjo all'Auditorium Parco della Musica: "Ciò che canta è solare fusione fra la cultura del Benin, suo paese d'origine, ed il blues, il jazz, il funk e, soprattutto, la Makossa: un'ibridazione certo non nuova ma innovativa per temi e poetica, un mondo di suoni ed immagini dai contorni onirici, dalle evoluzioni potenti d'una voce ben definita e dinamica, di ampia estensione, ricca di coloriture flessibili nella varietas delle esecuzioni..." (Fabrizio Ciccarelli) |
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Data pubblicazione: 24/01/2004
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