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Intervista a Mirko Signorile
di Alceste Ayroldi
foto di Marco Losavio

Uèffilo - Cantina a Sud (3 febbraio 2005 - Gioia del Colle - Bari)

Mirko Signorile è una ex promessa del jazz italiano (ex perchè, oramai, il suo talento è più che conclamato anche a livello internazionale, così come è risultato dal sondaggio del prestigioso Top Jazz 2004). Ha collaborato con musicisti del calibro di Paolo Fresu, Enrico Rava, Greg Osby e Dave Liebeman, Jason Moran, Roberto Ottaviano.

E' un artista che sa muoversi in diversi ambiti ed i suoi progetti hanno diversi volti….

A.A.: Mirko, quando si è manifestata la tua passione per la musica jazz?
M.S.: Prima di avvicinarmi al jazz ascoltavo molta musica pop. Ho iniziato dapprima a incuriosirmi ascoltando la musica di Sting quindi i soli di Branford Marsalis e le armonie di Kenny Kirkland. Ma anche le canzoni di Pino Daniele sono state un ponte per il jazz. Oggi in esse riconosco i diversi jazzisti che ho amato e amo tuttora.

A.A.: Come nasce la tua collaborazione con Gaetano Partipilo?
M.S.: Proprio in questi giorni ho ritrovato quella che è stata la prima registrazione mia e di Gaetano. In una sala del Conservatorio che chiamammo "sala dei rimbombi" in virtù del enorme riverbero dovuto alla grandezza della stanza, con un registratore a cassette suonammo Impressions, Naima e Mr P.C. Eravamo entrambi fans di Coltrane anche se io ascoltavo molto il free, Paul Bley, Jarrett dei piano solo e lui ascoltava molto sassofonisti come Micheal Brecker. Da quel giorno – era il 1994 – forse non abbiamo mai smesso di suonare insieme ed è ancora una continua scoperta. Ancora imparo molto da lui.

Uèffilo - Cantina a Sud (3 febbraio 2005 - Gioia del Colle - Bari)A.A.: Dai Misfits agli Urban Society, ensemble che va consolidandosi sempre più, cosa è cambiato?
M.S.:
I Misfits sono stati un po' l'embrione sia delle band di Gaetano che delle mie. E' stato un periodo importante perché ci ha permesso di conoscere alcune pratiche improvvisative che conoscevamo poco come i tempi dispari, le tastiere elettroniche, il funk e l'astrazione dai campi tonali. Si suonava su un accordo evitando il più possibile l'approccio modale.

A.A.: Vuoi parlarci del sestetto The Institute, di cui sei il leader?
M.S.: L'Institute è il gruppo con il quale ho registrato il primo disco In full life. Ne fanno parte Fabrizio Bosso, Gaetano Partipilo, Gianluca Petrella, Giorgio Vendola e Fabio Accardi. In realtà nel disco ho utilizzato anche altri organici: dal quartetto al trio, dal duo con trombone al duo con tromba. All'epoca avevo in testa diversi colori per la mia musica. Non abbiamo suonato molto ma sono sicuro che in futuro le cose andranno meglio per quanto riguarda i concerti.

A.A.: Hai fatto parte di numerose formazioni ed hai preso parte a diversi progetti musicali: quale è la vera identità musicale di Mirko Signorile?
M.S.: Mi piace immaginarmi come un musicista che cerca la sua personalità confrontandosi con diversi stili e progetti musicali. Mi accorgo sempre più di essere, quando suono, la somma di queste esperienze.

A.A.: Al di là della bella performance al festival di Clusone, avrà un prosieguo il SynerJazz trio?
M.S.: Il SynerJazz ha un lungo futuro davanti a sé. Dopo l'esibizione al Festival di Clusone ho deciso di entrare in studio di registrazione. Questo è avvenuto a Novembre. Il cd dal titolo The Magic Circle uscirà nella prima metà del 2005. L'etichetta discografica con mio grande piacere sarà di nuovo la Soul Note di Giovanni e Flavio Bonandrini.

A.A.: Nell'anno trascorso, sei stato impegnato nella realizzazione di un'opera teatrale molto particolare; Il Gallo al guinzaglio, per la regia di Maria Luisa Bigai, Cosa ti ha spinto verso questa nuova avventura?
M.S.: Quando Maria Luisa mi ha proposto di far parte del Gallo al guinzaglio ho subito detto di si nonostante il faticoso compito di suonare pezzi completamente improvvisati e pezzi di musica classica.

A.A.: Il Gallo al guinzaglio è ispirato dalla grande figura del matematico napoletano Renato Caccioppoli.
M.S.:
Di Caccioppoli mi ha colpito il suo eclettismo, l'estro geniale di uno dei più grandi matematici del secolo scorso. Egli ebbe il coraggio di vivere secondo gli ideali di libertà propri dei grandi uomini in un periodo, quello fascista, in cui la libertà di esprimersi in alcuni casi era limitata se non soffocata.

A.A.: Cacciopoli è stato anche un valente pianista classico; alcuni baresi anziani sicuramente ricorderanno il giorno in cui egli venne all'Università per tenere un comizio, ma invece di un comizio vedendo un pianoforte ammutolì la sala con uno splendido concerto. C'è uno strumento per cui "tradiresti" il tuo pianoforte?
M.S.: Negli ultimi anni ho iniziato a suonare la batteria e molta della musica che suono al pianoforte ne è stata influenzata. Mi piacerebbe suonare molti strumenti; più che tradire, utilizzerei altri strumenti per migliorarmi come musicista.

A.A.: Quale è l'artista a cui ti ispiri maggiormente?
M.S.: Il musicista che più mi ha influenzato per le sue idee musicali è stato Miles Davis. In un campo non musicale direi i colori di Van Gogh così vari e intensi, come le dinamiche di Arturo Benedetti Michelangeli.

A.A.: Quale formazione prediligi?
M.S.: In questo periodo come ho già detto sono molto preso dal Trio. Quando lavoro con i miei compagni di viaggio Giorgio Vendola e Vincenzo Bardaro sento le mie idee uscire molto più fluide e naturali. Penso di concentrarmi su questa formazione per tutto quest'anno.

A.A.: Quali argomenti sosterresti se tu dovessi cercare di avvicinare un giovane alla musica jazz?
M.S.: Devo dire che non è facile avvicinare un giovane di oggi ad una musica che richiede di essere ascoltata e riascoltata. Per fortuna proprio in questi ultimi anni il jazz sta ridiventando una musica popolare. Nel mio piccolo cerco di coinvolgere le persone con il mio entusiasmo e la mia passione. Uèffilo - Cantina a Sud (3 febbraio 2005 - Gioia del Colle - Bari)Il jazz rimane una delle più riuscite manifestazioni di "democrazia" musicale nel senso più ideale del termine. Oggi questo aspetto secondo me va spiegato ad un giovane.

A.A.: Con chi ti piacerebbe collaborare domani?
M.S.: Mi piacerebbe suonare con alcuni dei musicisti con i quali ho già suonato in passato. Sono state occasioni sporadiche e quindi vorrei ripeterle adesso che mi sento più maturo: penso a Enrico Rava, Dave Liebman, Greg Osby, Paolo Fresu; mi piacerebbe anche suonare con musicisti con i quali non mi è ancora capitata l'occasione di dividere il palco come Kenny Wheeler, Steve Coleman. Un sogno sarebbe suonare con Ornette Coleman. Mi piacerebbe molto suonare a due pianoforti con Paul Bley. Questi sono alcuni dei nomi che ho in mente, ma vi assicuro che se ci penso ce ne sono tanti altri. Spero in futuro di arricchire le mie collaborazioni.

A.A.: Quanto conta per te la preparazione classica nell'improvvisazione jazz?
M.S.: Per quanto mi riguarda, aver studiato musica classica è stato fondamentale per la pratica dell'improvvisazione. E' una consapevolezza che ho acquisito nel tempo; inizialmente gli studi classici mi permettevano di avere solo una maggiore facilità meccanica e agilità con il pianoforte. Poi attraverso lo studio della composizione ho ampliato le mie possibilità armoniche, e questo ha fatto si che incominciassi a dare una forma più completa alle mie improvvisazioni. Come dice Marcello Piras il jazz è la mucica euro-africana nata in America. Come dire: mischiando la musica classica europea e i tempi e rituali percussivi africani nasce il jazz.

A.A.: Tre dischi che porteresti su di un'isola deserta….
M.S.: Come tu ben sai a questa domanda non c'è una risposta. Posso solo dirti che se dovessi andare su un'isola sperduta e dovessi portare necessariamente tre cd porterei qualcosa di Bach registrato da Glenn Gould, un disco qualsiasi dei dischi di Duke Ellington e The Soul Cages di Sting. Ma adesso che ci penso…come la trovo la corrente su un'isola disabitata?

A.A.: Sei alla ricerca di un "suono"in particolare?
M.S.: Sono alla ricerca della mia voce; vorrei che la gente sentendola possa riconoscermi: adoro la rotondità del suono di Bill Evans e la chiarezza di Gould. Si è sempre alla ricerca di un suono ed è una ricerca senza fine per fortuna.

A.A.: Quali sono i tuoi programmi futuri?
M.S.: Al Festival di Clusone è nato, dopo una performance completamente improvvisata di due ore, il New Trio composto da me, Giovanni Falzone e Gaetano Partipilo. E' stata un'esperienza bellissima per tutti e tre dopo della quale abbiamo deciso di entrare in studio di registrazione, cosa che avverà a Marzo 2005. Quest'anno registrerò anche il nuovo disco di Rosalia De Sousa con gli arrangiamenti di Roberto Menescal. Sarò di nuovo in studio per registrare il primo disco della cantante Luisiana Lorusso e poi registrerò anche un disco del percussionista Pippo D'Amprosio. Insomma sarà un bell'anno per me, anche questo il più vario possibile come a me piace.







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Data pubblicazione: 12/04/2005

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