Kenny Garrett Quartet Ueffilo Jazz Club, Gioia del Colle (BA) - 22 marzo 2012 di Vincenzo Rizzo
Kenny Garrett - sax
alto, soprano
Vernell Brown - piano
Corcoran Holt - contrabbasso
McClenty Hunter - batteria
Tre sole date italiane per il tour 2012
di Kenny Garrett: 20 marzo Modo Salerno, 21 marzo Moody Jazz Cafè Foggia,
22 marzo Ueffilo-Cantina a Sud. Chi scrive era presente alla terza, a Gioia del
Colle.
Garrett può vantare un palmarès di
tutto rispetto: formatosi nella vitale scena di Detroit, ha fatto parte, inizialmente,
della big band del figlio di Duke Ellington; si unì poi all'orchestra di Mel Lewis
e, successivamente, al quartetto di Dannie Richmond suonando la musica di
Charles Mingus.
Entrò a far parte, quindi, del gruppo bop "Out Of The Blue" e, subito dopo, fu reclutato
nella formazione che è considerata l'università del jazz moderno, i Jazz Messengers
di Art Bakley. Importantissime due fondamentali esperienze: la prima nel gruppo
di Miles Davis, con cui si esibì costantemente a partire dagli anni '80, fino alla
morte del grande trombettista. La seconda quando ha portato avanti una stretta collaborazione
con Pharoah Sanders, "guru" del free jazz che, con la propria espressività, è riuscito
a demolire ogni residuo formale e trasformare la già potente musica di Coltrane
in un magma ribollente.
Non è perciò un caso che nella musica di Garrett emerga prepotente,
fra le altre, ancora un'altra influenza, quella di
John Coltrane,
del quale "Kenny" è capace di evocare l' intera parabola espressiva, dall' hard
bop al free, riattivando quelle forme di modalismo spirituale che John e sua moglie
Alice avevano intrapreso tanti anni prima.
Kenny Garrett giunge sul palco del Ueffilo accompagnato
da tre giovanissimi di grande talento: Vernell Brown al piano, Corcoran
Holt al contrabbasso e McClenty Hunter alla batteria. Seeds from the
underground (titolo dell'ultima incisione discografica del sassofonista statunitense)
è la prima delle tre suite (della durata di circa 25 minuti ciascuna) che comporranno
l'intero concerto. In essa esplode immediato il funky che ha caratterizzato gli
ultimi anni di Davis. Garrett si esprime con grande padronanza: "cerca" le note,
evita le cadenze banali, controlla rigorosamente l'eloquio ma non cade in un'algida
astrazione, lasciando invece affiorare un lirismo intenso, un'energia sotterranea.
Seguiranno Welcome earth song, un brano con fortissime
contaminazioni r&b e, infine, Detroit, una ballad in cui Garrett, superbamente
accompagnato dai suoi giovani musicisti, appare particolarmente ispirato, suonando
con la consapevolezza di una maturità artistica pienamente raggiunta; il timbro
del suo sax alto è ormai uno dei più originali e riconoscibili al mondo e, dalle
sue note, traspare un atteggiamento proprio di chi cerca di esprimere i moti dell'animo,
i sentimenti e le emozioni in tutte le loro delicate e sottili sfumature con le
grida nei super acuti e gli ululati nel registro basso del sax tenore, quasi come
chi vive ogni proprio assolo come un "omaggio al Creatore".
Nel secondo set la scaletta è diversa e si possono ascoltare
altri brani tratti dall'album "Seeds from the underground" come la meravigliosa
ed intensa "Ballad Jarrett" suonata al soprano e dedicata al grande pianista
di Allentown, la graffiante e velocissima "J.Mac" dedicata al suo mentore
Jackie McLean, la meditativa e articolata "Haynes Here" per il batterista
Roy Haynes in cui Hunter ha sfoderato un assolo di notevole fattura e l'incalzante
"Boogety Boogety" ispirata ai film western che Garrett vedeva col padre (il
titolo richiama il rumore del galoppo dei cavalli). In tutte, emerge una classe
davvero senza limiti, Garrett da spazio a tutti i musicisti lasciando porre in particolare
evidenza un Vernell Brown in serata di grazia ed un McClenty Hunter
davvero strepitoso. Corcoran Holt segue tutto e tutti con precisione
e concentrazione e Garrett, da par suo, ad ogni intervento, lascia comprendere come
la storia non la si fa per caso e in lui vi sono tutti quegli elementi che l'hanno
attraversata e che hanno consegnato nelle sue gesta un prosieguo ancora oggi di
assoluto livello.
Nella brano di chiusura "Happy People" Garrett ha coinvolto
l'intero pubblico presente al Ueffilo richiamandolo e facendolo avvicinare al palco.
I presenti, in piedi hanno ballato, cantato, accompagnato con le mani l'intero pezzo
suggellando così un concerto che rimarrà senza dubbio nella memoria storica del
Ueffilo Jazz Club.
Alla fine del concerto, nella sala ristorante, un monitor diffonde
le immagini e i suoni di una delle ultime esibizioni di Miles Davis (Miles
in Paris). E' il momento dell'assolo di Kenny Garrett: i tre musicisti che
lo hanno accompagnato nella bellissima kermesse, per tutta la durata della sua esibizione,
restano letteralmente ipnotizzati davanti allo schermo. All'epoca, forse, erano
poco più che bambini ma, colui che stavano accompagnando nel tour italiano, preventivamente
"scelto" per le sue doti dal "grande maestro", già si esibiva sul palco con Miles
Davis, il trombettista che per più di cinquant'anni è stato uno dei più grandi
innovatori del jazz: cool, modale, avanguardia e fusion, vivendo un'esperienza toccante.
E questa collaborazione è stata di certo fondamentale per il sassofonista americano.
Soprattutto per tirare fuori tutte le potenzialità che gli hanno permesso di diventare
un vero leader. E dall'attenzione che i "ragazzi" hanno prestato alle immagini del
DVD (con la segreta speranza di divenire per sempre una "scelta" di Garrett) pensiamo
che ci sia riuscito in pieno.