Musica ai Frari 2012
di Giovanni Greto
Venezia, Basilica dei Frari, 24 Aprile 2012
The Gurdjieff Folk Instruments Ensemble
Levon Eskenian - direzione
Emmanuel Hovhannisyan - duduk
Norayr Gapoyan - duduk
Avag Margaryan - blul
Armen Ayvazyan - kamancha
Aram Nikoghosyan - oud
Anahit Grigoryan - kanon
Vladimir Papikyan - santur e voce
Davit Avagyan - tar
Mesrop Khalatyan - dap
Venezia, Basilica dei Frari, 19 maggio 2012
Richard Galliano Solo
###stGooglePiccolo###La quinta edizione di "Musica ai Frari",
organizzata dal circolo culturale mestrino "Caligola" in collaborazione con il Centro
studi e documentazione della cultura armena a Venezia e Fra' Nicola Riccadona, parroco
della basilica, si concluderà il 3 novembre prossimo con il recupero del concerto
"Fresu & Di Bonaventura duo", previsto il 2 giugno, ma rinviato per indisposizione
del trombettista sardo. L'ascolto del "Gurdjieff Folk Instruments Ensemble",
un organico di eccellenti musicisti, formatosi nel 2008 è stato emozionante. Conosciuto
da circa un anno, grazie all'incisione per la celebre etichetta tedesca ECM di un
disco interamente dedicato alle musiche di Georges Ivanovic Gurdjieff, l'ensemble
ha eseguito quasi tutto il repertorio contenuto nel disco citato, con in più un
brano sacro del X°secolo, e due canti di trovatori del XVIII° e XIX° secolo. Tra
gli strumenti, decisamente coinvolgente il suono caldo del Blul, un flauto ligneo
simile al Ney, assai comune nei paesi arabi e turchi, che spesso introduceva i brani,
da solo o con l'Oud, stimolando gli altri strumenti al dialogo. Ma il simbolo del
paese caucasico è il duduk, lo strumento a fiato in legno di albicocco, che riesce
a commuovere per la vicinanza alla voce umana. Tra i musicisti ci ha sorpreso la
profonda vocalità di Vladimir Papikyan, distintamente udibile fino alla porta
di entrata della chiesa.
Il secondo concerto ha riportato in Veneto il fisarmonicista
nizzardo Richard
Galliano per un recital solistico. La sacralità del luogo è apparsa
particolarmente adatta alla espressività di uno strumento che attraverso le dita
di Galliano estrae infinite possibilità timbriche. Affidandosi all'ispirazione del
momento, il virtuoso francese ha eseguito differenti composizioni, dal classico,
al folclorico, al jazzistico, al brasiliano, con la consueta eleganza che lo contraddistingue,
passando da momenti forti ad altri quasi sussurrati. Spesso, poi, nei finali, ogni
nota taceva, per riprodurre solo il suono del vento che si placava dopo aver soffiato
parecchio. Oltre alla fisarmonica cromatica, Galliano ha utilizzato in "Caruso"
di Lucio Dalla, l'accordina, un piccolo strumento nato negli anni '50 a Parigi.
Il suono ricorda quello di un'armonica a bocca, anche se viene adoperata un'ancia,
come per gli strumenti a fiato. In quasi ottanta minuti, Galliano è passato da "Tango
pour Claude", al musette, alla classica, citando Bach od eseguendo una Gymnopedie
e una Gnosienne di Eric Satie, legate l'una all'altra. Incalzante "Bebè"
di Hermeto Paschoal, uno tra i musicisti e compositori brasiliani più creativi,
un brano che non manca mai nei concerti dal vivo di Galliano. Il pubblico, affascinato,
rimaneva in religioso silenzio, rotto a volte dai clicks dei fotografi, prorompendo
alla fine di ogni brano in un lungo applauso. Immancabile, nei due bis, l'omaggio
alla canzone francese, con "Le foglie morte", diventato con il titolo "Autumn
Leaves", uno dei più eseguiti standard jazzistici.
28/11/2009 | Venezia Jazz Festival 2009: Ben Allison Quartet, Fabrizio Sotti trio, Giovanni Guidi Quartet, Wynton Marsalis e Jazz at Lincoln Center Orchestra, Richard Galliano All Star Band, Charles Lloyd Quartet, GNU Quartet, Trio Madeira Brasil, Paolo Conte e l'Orchestra Sinfonica di Venezia, diretta da Bruno Fontaine, Musica senza solfiti del Sigurt�-Casagrande Duo...(Giovanni Greto) |
14/11/2009 | Intervista a Richard Galliano : "...utilizzare vari linguaggi è stata una necessità più che una scelta. Un fisarmonicista non può tagliare le sue radici. La fisarmonica non è mai servita a tracciare nuove strade musicali. Noi siamo necessariamente immersi nel nostro passato. E il nostro passato è quello di tantissimi musicisti di strada, gente che suonava ai balli popolari e nelle ricorrenze di paese. La fisarmonica, un organo portatile, non può prescindere da questa sua storia umile." (Marco Buttafuoco) |
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Data pubblicazione: 16/08/2012
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