The Enterteiner
Danza Multietnica di Paul MC Candless e Antonio Calogero
25 novembre 2007, Scicli
di Giuseppe Mavilla
foto by docStudio
Non era nel programma ufficiale della stagione invernale di The Entertainer
il concerto che domenica 25 novembre 2007 si è svolto
presso la Cripta della Chiesa del Carmine a Scicli. In scena Paul MC Candless
e Antonio Calogero con la loro Danza Multietnica, un'altra opportunità
colta al volo dall'Associazione, di cui è Direttore artistico Mariolina Marino,
che va sottolineata ed evidenziata anche se ormai è da anni che The Entertainer
ci ha abituato a spettacoli di primo piano che hanno portato sui palcoscenici iblei
musicisti di levatura internazionale.
Quello che dispiace al cronista musicale è che
non sempre la risposta del pubblico è adeguata all'evento proposto per cui spesso
ci si ritrova in poche decine di unità ad assistere a concerti che invece meriterebbero
presenze più cospicue. Da queste parti nel passato ci si lamentava dell'esigua ricorrenza
di concerti di qualità e oggi che un'associazione come The Entertainer si
prodiga tra mille difficoltà per assicurare agli appassionati la presenza in questo
territorio di nomi importanti ecco che la risposta non premia l'impegno profuso.
E non si può peraltro imputare il mancato riscontro ad un deficit promozionale perché
l'ufficio stampa di The Entertainer lavora sempre alacremente per promuovere l'evento
di turno. Eppure i numeri delle presenze, è vero, sono altri nel periodo estivo,
in seno al Festival Note di Notte, ma è inutile nascondere che in quel caso
questo genere di eventi vengono anche vissuti con spirito mondano.
Ma veniamo alla Danza Multietnica di Paul McCandless e Antonio
Calogero, due musicisti che a vederli insieme sull'improvvisato palchetto della
Cripta viene da chiedersi ma come fanno due musicisti apparentemente così diversi
nelle loro esperienze artistiche e nel loro background musicale a vivere un'esperienza
artistica in comune? Mai un cronista di jazz che si rispetti avrebbe dovuto porsi
un quesito così banale, sono attimi di amnesia in cui ci si dimentica che il jazz
nel suo grande porto aperto ad ogni espressione libera e non convenzionale può fare
questo ed altro senza scandalizzare o stupire più di tanto. Un binomio già collaudato,
quello tra Calogero e McCandless, arrivato peraltro solo nel pomeriggio
dalla Germania, i due hanno già suonato insieme oltreoceano incantando il pubblico
americano, cosa assolutamente normale per un musicista come McCandless che
con gli Oregon ha già ampiamente dimostrato le sue qualità artistiche, mentre
Calogero è arrivato in America nel 1996
dopo aver suonato in tutta Europa. Nato a Messina, vanta un diploma presso il Conservatorio
Santa Cecilia di Roma e una grande stima da parte di chi in America nutre passione
per la buona musica. Ha al suo attivo due album già pubblicati "Caleidoscopio"
e "La rosa del Deserto", mentre un altro album "Danza Multietnica"
è già pronto ma non si conosce ancora la data per la sua pubblicazione. E del concerto
di Domenica 25 novembre Antonio Calogero è stato il protagonista principale. Un
musicista dallo stile apparentemente accademico almeno da come imbraccia il suo
strumento, di cui fra l'altro dimostra di preferire la versione classica. Infatti
esordisce sulla scena con una chitarra classica e dalle prime note del brano di
apertura "La Festa del Vento" si ha subito la
certezza di trovarsi di fronte ad un musicista di grandi doti con una visione musicale
ampia a dispetto delle apparenze anche se particolarmente rivolta al filone etnico,
proposto in una dimensione sonora che si muove però in punta di piedi, senza eccessivo
fragore, privilegiando di contro l'essenza vera e propria di questa musica attraverso
le influenze di altri linguaggi come, appunto, la classica il jazz e perfino il
folk, l'altro aspetto molto evidente nel modo di esprimersi, attraverso lo strumento,
del musicista siciliano. E in questo Paul McCandless si trova perfettamente
a suo agio, nelle vesti non solo di musicista ma anche, come mi piace sempre definirlo,
di architetto del suono, così preciso negli inserimenti, nel fraseggio, con il suo
set di strumenti a fiato: sax soprano, oboe e clarinetto basso, disposto accanto
a lui, strumenti che alterna con scelta maniacale nei vari brani mentre si mostra
orgoglioso e complice di questo giovane musicista con il quale dialoga da par suo.
I brani si susseguono uno dopo l'altro, quasi tutti di durata breve, mai
i due si dilungano in un esercizio di improvvisazione che potrebbe farli cadere
nel virtuosismo fine a se stesso, date le loro qualità di strumentisti. E questo
consente ai presenti di non distrarsi durante l'ascolto come ovviamente desidera
Antonio Calogero che presenta ogni brano annunciandone il titolo. Racconta
poi di una tarantella, Antonio, che ha per titolo, L'attacco
Saraceno, composto su sollecitazione di McCandless visto che l'esecuzione
di questo genere di musica ha fatto presa sul pubblico americano, il tocco alla
chitarra che ne scandisce il ritmo impressiona per la sua precisione. E poi
Pandereta, A life theme,
Unexpected summer,
The endless gift, May or mai,
Untitled e Honduras
tutte composizioni firmate dallo stesso Calogero che fa un'eccezione solo
per un brano di Annibal Augusto Sardinha (Garoto) che si intitola
Lamentos do morro e che lui esegue da solo naturalmente
alla chitarra. Nel finale arriva Danza Multietnica
che da il nome non solo allo spettacolo ma anche al suo prossimo cd già pronto e
sulla cui pubblicazione, mi rivela Calogero a fine concerto, si stanno ancora vagliando
strategie e opportunità. Attendiamo allora la pubblicazione di questo cd, che ci
auguriamo di poter recensire, proprio per approfondire l'analisi di questo musicista
che va conosciuto e apprezzato per le grandi qualità non solo di strumentista ma
anche di compositore sperando che non ceda totalmente alle lusinghe degli appassionati
d'oltreoceano.
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Data pubblicazione: 23/02/2008
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