all'evento programmato per
Aperitivo
in Concerto al Manzoni di Milano: Joe Lovano & Hank Jones
Duo in "Joyous Encounter" (l'ultimo lavoro fatto assieme).
Hank, l'ultimo della stirpe Jones e Lovano? Che Joe possa essere il 4^ fratello?
A
quale universo appartiene Hank?
Lui, l'ultimo rimasto di un trio che alla musica hanno dedicato l'anima
e l'intera vita lasciando un segno indelebile, forse troppo tardi (sono 87 anni)
gli sono stati riconosciuti gli onori ed i meriti propri del suo grande talento.
Forse la "straordinarietà" (insostituibile per Trane) di Elvin ha 'offuscato',
fintanto che era in vita, la grandezza sia di Thad che di Hank.
Eppure Hank è stato compagno di giochi di Ella Fitzgerald,
di Bird, di Lester Young, e in qualche maniera ispiratore anche del
grande Bill Evans.
Sentirlo
è come sfogliare un libro di storia. Non aspettarti la "modernità" da lui, ma senza
ombra di dubbio, chiudendo gli occhi, potrai sentirti in uno di quei locali della
52^ dove è stata fatta la storia del jazz: all'Onyx dove nel '44 si affiancò
la tromba di ‘Hot Lips' Page, proprio di fronte al Three Deuces dove
duettava per il puro gusto di stare assieme con Bird o con Coleman Hawkins,
a volte anche senza pubblico, ore ed ore…"...posti magici. L'ispirazione traboccava
e brillava come un diamante: ognuno di noi ascoltava i sogni dell'altro e gli rispondeva
con i suoi" (L'Express Parigi – giugno 2004).
Qui si è per ascoltare la tradizione del jazz, suonato nel suo stile più
puro.
E questo Duo allora?: 1918-1952 - un delta di 34 anni! Cosa li lega?
Chi conosce Lovano sa bene che l'influenza ricevuta dal padre Tony
'Big T', valente sassofonista anche lui, è stata enorme. Come lui stesso ha dichiarato
a più riprese ciò che all'ossessione gli ripeteva il padre era di non fermarsi mai.
Dotato
di una conoscenza universale del jazz (sempre grazie alla guida paterna che lo portava
ad ascoltare di tutto), in possesso di una tecnica sopraffina (a 4 anni già soffiava
in un contralto),
in
lui si è sviluppata con una naturalezza "istintiva", come quella dei bambini, la
capacità di globalizzare (scusate il termine ma si usa molto..) tutte le
esperienze accumulate per riesaminarle e innovarle secondo i suoi canoni, le sue
necessità, la sua espressività.
A mio parere è stata questa la chiave dell'evento: "l'Universalità" nel
jazz.
Da una parte 60 anni di storia ‘vissuta' – dall'altra la conoscenza e
capacità di esprimere quei 60 anni non vissuti con estrema duttilità e naturalezza
in quanto facenti parte della propria cultura.
Pianoforte e sax – Solo loro due e la loro 'universalità' nel jazz quindi.
Il 'Grande Vecchio' che seguiva con compiacimento e grande interesse le
evoluzioni del 4^ Fratello! Sissignore, perché sembrava proprio così.
Hank
seguiva Lovano con lo sguardo, con la mente, come il fratello maggiore
segue il fratello minore; da una parte per sostenerlo se necessario ma anche con
l'ansia, la curiosità di vedere cosa, una mente, un'anima di 34 anni più giovane,
possa ancora fargli scoprire.
Lo
stile di Hank non è stato mai sopraffatto dalla 'modernità' di Joe.
Il connubbio è stato perfetto. Uno splendido Hank, tanto straordinario
quanto umile, disponibile e semplice nella sua grandezza; un duttile, energico,
sopraffino Lovano che a diverse riprese lasciava ampi spazi a Jones
per seguirlo con grande ammirazione.
C'è stato un momento in cui Lovano ha lasciato il palco a Jones
che ha deliziato con alcune 'ballad' il pubblico. Io ero dietro le quinte. A
non più di cinque metri Lovano seduto su una sedia al buio ed in braccio
il suo tenore. Lo sguardo fisso su Jones, la bocca semichiusa, oscillava
la testa come per dire "...incredibile…". – Ecco questo per riassumere il
clima che ha aleggiato.
E alla fine, dopo applausi e 'standing ovation' Mr. Lovano prende
sottobraccio un incredulo Mr. Jones (come al solito a sentir lui il merito
è solo del buon pianoforte messogli a disposizione) ed entrambi spariscono lentamente
dietro le quinte.