Alberto Gurrisi e Alessandro Usai hanno
voluto, con questo album, proporre un percorso attraverso il quale poter esprimere
il sound e lo stile a loro più caro. Un suono che fa riferimento alla musica che
sentono appartenere loro maggiormente e alle influenze di grandi artisti quali
Pat Metheny,
Michael
Brecker, Soulive, e molti altri. Influenze che sono chiaramente
percepibili nello snodarsi degli otto brani che fanno parte del disco, pur avendo
inserito idee originali nella loro esposizione. Nelle intenzioni del trio c'è anche
la volontà di approcciare materiale contemporaneo con un atteggiamento legato alla
tradizione jazzistica, volontà che si esprime nitidamente in brani quali "E
Venìa" (Cerri), omaggio al grande chitarrista
Franco Cerri
con cui i musicisti dello Spare Time Trio collaborano stabilmente, e "Longitune"
(Gurrisi), una composizione in tre quarti, che rispecchia anch'essa quel desiderio
di esprimersi rimanendo fedeli alla tradizione jazzistica. Il brano si snoda con
assolo di chitarra sugli accordi, e con un solo di organo sulla coda, che si sviluppa
su di un pedale.
Questo debutto dello Spare Time Trio è un lavoro portato avanti
con gusto e misura; belli gli interventi degli ospiti che contribuiscono ad arricchire
di nuovi colori i 42 minuti totali del disco. Sono intervenuti, infatti, Michele
Bozza in "African Brother" – un brano carico
di energia, articolato in due sezioni; le prime due A su tempo latin, con una larga
progressione di accordi e la B su un più serrato tempo swing - e Serena Ferrara
in "Theme For Sunny" – che consta unicamente
di una sola esposizione del tema, cantato dalla vocalist all'unisono con la chitarra
di Usai. Belle e calibrate le composizioni di Gurrisi, alcune composte
a quattro mani con Usai. Una menzione particolare anche per "Australopitecus",
sesto brano della tracklist.
Un ottimo esordio, anche tenendo conto del fatto che si tratta quasi esclusivamente
di composizioni originali.
Eva Simontacchi
per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 09/11/2008
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