Distributed by Egea
Distribution
New York, 6 gennaio 1999, Michel Petrucciani ci lasciava per sempre. Una vita dedicata alla musica, un tocco riconoscibilissimo. Come non seguire il suo fraseggio deciso, secco, ritmicamente impeccabile, sempre denso di liricità, blues, sempre pertinente. Come non farsi travolgere dalla sua energia, dal suo modo di "arrampicarsi" fino alle note più estreme riuscendo a giungervi col pieno controllo dinamico nonostante l'impedimento fisico.
Questa raccolta edita dalla
Dreyfus e
distribuita dalla Egea
Distribution, contiene 13 brani che ripercorrono la fase finale della sua carriera e forniscono un assaggio di quanto Michel abbia donato in musica.
Ci sono i duo: con il formidabile hammond di Eddy Louiss, in un grande
Summertime
e un
Les Grelot
ricco di tensioni, con un indelebile
Stephane Grappelli qui supportati niente di meno che da Roy Haynes e
George Mraz. con cui eseguono l'anatole
Little Peace in C for U
e
Pennys From Heaven
e con il padre Tony, anche lui chitarrista, con cui si produce in un blues che lo stesso Tony ha dedicato al figlio. Interplay eccellente.
C'è il combo di Chloe meets Gershwin
con una sezione fiati composta da
Bob Brookmeyer e da Flavio Boltro e Stefano Di Battista che sciorinano due bei soli. Qui si può gustare la capacità di Michel di fornire un
comping ideale per i solisti. Con il Graffiti Quartet inoltre eseguono
Why, brano di Philippe, fratello chitarrista di Michel.
Non mancano i momenti del Petrucciani più intimo in piano solo come
J'Auraus Tellement Voulu, brano scritto per il film di Claude Berri
Une femme de ménage,
lo splendido
Brasilian Like, composizione molto bella diventata uno dei suo marchi, qui proposta nella versione Live eseguita in Germania,
Looking Up, brano del periodo Blue Note, e una fantastica
Besame Mucho,
anch'essa tratta dal Live in Germany.
E non manca neanche il trio, l'ultimo suo trio, con Steve Gadd e
Anthony Jackson in una meravigliosa versione di
Home
e un
So What
davvero incredibile in cui si può ammirare al fantastica capacità di Michel nel saper costruire un solo crescendo di
chorus in chorus e trascinando i suoi compagni in una gestione della dinamica eccelsa.
Che dire? Michel Petrucciani ha avuto il grande merito di riuscire ad identificarsi nella musica, attraverso il piano, in un mondo jazz pieno di confronti e talenti di ogni tipo. Lui è comunque emerso lasciando il suo segno e facendosi riconoscere all'istante. Questo io credo che sia uno dei più grandi pregi per un musicista jazz. Ci mancano molto i suoi "Bon soir" e "Merci" durante i concerti e ci manca molto l'intensità emotiva che era in grado di trasmettere. Questa antologia non ha ovviamente la pretesa di fornire un'esaustiva visione di Michel Petrucciani che ha prodotto molti capolavori anche per la Blue Note e la Capitol, oltre che per la
Dreyfus, ma sicuramente fornisce uno spaccato che rappresenta il Petrucciani più maturo dato che la Dreyfus è stata la sua ultima label ed ha raccolto le sue ultime note. Come dice lo stesso
Francis Dreyfus in chiusura delle note copertina: "Possa questa antologia convincere noi tutti di un'evidenza: non dobbiamo dimenticare Michel Petrucciani".
Marco Losavio
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Data pubblicazione: 28/03/2004
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