Stefano Conforti Quintet
Tonight At Noon
M.a.c.s. Records (2011)
1. Fables of Faubus - 7.31 (C. Mingus)
2. Pithecanthropus erectus - 8.33 (C. Mingus)
3. Better Git It In Your Soul - 10.00 (C. Mingus)
4. Goodbye Pork Pie Hat - 6.06 (C. Mingus)
5. Flowers for a lady - 7.44 (G.Adams)
6. Jelly Roll - 6.13 (C. Mingus)
7. Boogie Stop Shuffle - 5.08 (C. Mingus)
Stefano Conforti - Sax soprano,
alto e tenore
Massimo Morganti - Trombone
Sandro Dall'omo - Pianoforte
David Padella - Contrabbasso
Francesco Vitale - Batteria
L'intro in glissando non lascia dubbi: È
Charles Mingus!
Tonight at Noon è infatti un devoto omaggio al contrabbassista di Morelos,
per la precisione ad uno dei suoi album più riusciti, Mingus Ah Um (1959).
Sette brani, reinterpretati in maniera fedelissima, il cui brio riesce a compensare
la lunga durata e rende l'album davvero adatto a tutti. Anche a quel pubblico più
giovane che, spesso troppo superficialmente, ha bollato il jazz come "musica triste"
o "la musica del nonno". La produzione è totalmente italiana, dai musicisti all'etichetta
discografica, fino al fonico di sala; una precisazione importante, se pensiamo che
buona parte dei musicisti nostrani sta fuggendo all'estero per le registrazioni
e non solo.
L'organico è di alto livello e si sostiene vicendevolmente: i fiati duettano
all'unisono, il pianoforte non è mai invasivo, e la sezione ritmica si trova sempre
a suo agio (anche nella capricciosa Flowers for a lady, l'unica "estranea"
all'omaggio a Mingus). Il trombone dà invece quel tocco di bizzarra spensieratezza,
quasi di comicità. Il confronto con un album molto conosciuto dà all'ascoltatore
esperto la possibilità di concentrarsi sulle peculiarità stilistiche dei musicisti
che lo interpretano; paradossalmente, ciò sarebbe stato diverso, se non impossibile,
se Tonight at Noon fosse stato un album di inediti.
Fables of Faubus è l'introduzione perfetta, il piano di Jelly Roll
odora di Far West e l'indemoniata Boogie Stop Shuffle metterebbe
in crisi un ballerino acrobatico (alla faccia della "musica del nonno"). Il titolo
ossimorico ("Stanotte a Mezzogiorno") ben si adatta alla personalità del contrabbassista.
Qualcuno potrebbe considerare autolesionista, quasi blasfemo, confrontarsi con
un gigante come Mingus. Altri si chiederebbero se il cercare di riproporre alla
perfezione un album storico sia un'operazione nostalgica, una prova di forza o,
peggio ancora, una carenza di fantasia. D'altronde Stefano Conforti non è
nuovo a questo tipo di lavori (già nel 2009 aveva ripescato, in versione quartetto,
diverse colonne sonore in Around Morricone). Ma se si mettono da parte i
pregiudizi, le frasi fatte, si riscopre un grande album per mezzo di un grande album,
e la magia si ripete.
Matteo Mosca per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 18/03/2012
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