Cuneiform Records (2007)
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Golia - Josephson - Kaiser - Keneally - Morris - Smith - Walter
Healing Force: The Songs of Albert Ayler
1. New New Grass/Message From Albert (Golia/Morris/Smith, Ayler-Parks), 3:21
2. Music is the Healing Force of the Universe (Ayler, M. M. Parks), 20:09
3. Japan/Universal Indians (Ayler, M. M. Parks), 10:51
4. A Man is Like a Tree (Ayler, M. M. Parks), 5:21
5. Oh! Love of Life (Ayler, M. M. Parks), 12:25
6. Thank God for Women (Ayler, M. M. Parks), 5:37
7. Heart Love (Ayler, M. M. Parks), 6:17
8. New Generation(Ayler, M. M. Parks), 9:31
9. New Ghosts/New Message (Ayler-Parks, Golia/Morris/Smith), 5:20
Vinny Golia - reeds
Aurora Josephson - voice
Henry Kaiser - guitar
Mike Keneally - piano, guitar and voice
Joe Morris - guitar and bass
Damon Smith - bass
Weasel Walter - drums
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Albert Ayler è stata una delle personalità più originali e controverse
della storia del jazz. Nonostante non abbia avuto la fama e l'influenza di
John Coltrane
e
Ornette Coleman, negli anni sessanta, Ayler è stato loro spesso
affiancato come principale rappresentante della cosiddetta New Think, l'espressione
più radicale e consapevole del free jazz. Le sue registrazioni con la ESP, in particolare
Spiritual Unity (1964), sono dei punti
di riferimento imprescindibili del jazz di quegli anni e non solo. Eppure, Ayler
è oggi un musicista di culto soltanto per una nicchia di appassionati; il motivo
non è certo la difficoltà del free jazz dell'epoca per chi non può oggi valutarne
appieno la carica di rottura – musicale e spirituale – rispetto al periodo storico,
basti soltanto considerare l'alone leggendario e quasi sacrale che circonda i nomi
di Coltrane,
Coleman
e di altri. È accaduto piuttosto che la stampa e il pubblico criticassero aspramente,
accusandolo di aver tradito con una svolta commerciale lo spirito della "nuova musica",
i tre album di Ayler con la Impulse!: Love cry (1967),
New Grass (1968) e Music is the healing
Force of the Universe (1969). Ebbene,
Ayler con questi album abbandonò in parte i furori free per tornare al blues
e aprirsi al rock, con in più una esplicita ispirazione hippy. Non ci è oggi dato
di sapere, purtroppo, se e cosa riservasse ancora la sua musica, essendo Ayler
morto – probabilmente suicida – nel 1970. Si
può tuttavia sostenere che, forse, Ayler abbia giocato in anticipo sui tempi
ed indirizzato il suo free jazz su strade che altri, della stessa generazione e
non solo, hanno percorso dopo di lui. Direzioni "progressiste" – verso il rock e
oggi verso l'elettronica – o direzioni "di ritorno", ad esempio, al blues – basti
pensare ai lavori recenti di
Archie Shepp.
Negli Stati Uniti, si è formato un gruppo
ex novo per registrare Healing Force. The songs of
Albert Ayler, in omaggio alla musica del Nostro. E, fin qui, non c'è
nulla di tanto speciale: non sono di certo mancati i tributi ad Ayler, come,
tra i più recenti, Spiritual Unity (2005)
di Marc Ribot. Ciò che davvero caratterizza in modo originale l'operazione
di Healing Force è di aver reso omaggio proprio alla musica dei tanto vituperati
tre album Impulse!; anzi, soprattutto degli ultimi due, essendo presente solo un
brano (Universal Indians) di Love cry,
album per certi versi ancora di passaggio. E, vuoi perché permane un certo imbarazzo
o perché può risultare oggi un po' fuori moda, non è un caso che a raccogliere l'eredità
dell'ultima produzione di Ayler siano stati musicisti della scena alternativa
americana, a cui del resto fa riferimento l'etichetta Cuneiform, ai margini del
milieu jazzistico.
I nomi più noti, anche se forse non per un pubblico di appassionati di
jazz in senso stretto, sono i chitarristi Henry Kaiser, l'animatore dell'iniziativa,
e Mike Keneally, noto ai più per aver suonato con Frank Zappa. Con
Joe Morris, poi, salgono a tre i chitarristi del gruppo, a dimostrare come
Healing Force sia un tributo che, come forse era già la genuina intenzione
di Ayler, travalica gli steccati tra i generi musicali. Infatti, pesa sul
solo Vinny Golia, ai fiati, l'onere di un confronto diretto con Ayler,
compito che svolge nel migliore dei modi, cioè conservando il suo stile e non cercando
affatto il confronto. La sezione ritmica di Damon Smith e Weasel Walter
è tendenzialmente rock; la voce di Aurora Josephson ha uno spettro molto
ampio e vario (più di quanto non lo fosse quello di Mary Maria Parks, la
cantante, oltre che compagna, di Ayler), che passa facilmente dalla dolcezza
allo straniamento. I brani hanno generalmente una costruzione molto complessa, variando
anche all'interno dello stesso pezzo stili musicali e umori; come in
Heart Love, in cui jazz, canzone e momenti noise
convivono senza soluzione di continuità. New Generation
è, invece, nel solco del classico jazz-rock. L'ascolto può distendersi veramente
soltanto con la canzone, intrisa d'ironia, Thank God for
Women.
Insomma, sicuramente un lavoro di alto livello, anche se richiede una
mente aperta e disponibile. Come il free jazz di Ayler; sembra quasi che
Healing Force abbia interpretato l'ultimo periodo della sua produzione attraverso
lo spirito radicale e sovversivo che ne ha animato gli esordi.
Dario Gentili per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 12/08/2008
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