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Roberto Bonati
Bianco il vestito nel buio
Parma Jazz Frontiere (2013)
1. Tacea la notte placida
2. Miserere II
3. End Of March
4. Settembre
5. Bianco il vestito nel buio
6. Early Morning
7. Lacrymosa
Alberto Tacchini - pianoforte
Roberto Bonati - basso acustico
Roberto Dani - batteria, percussioni
"Giudizi Finali 1960/1968" raccoglie i liberi e piccanti pensieri dello scrittore
catalano Joan Fuster, che, tra le altre, scrisse: "il jazz con i suoi derivati e
surrogati ha finito per renderci tutti un po' mulatti". Con Roberto Bonati anche
Giuseppe Verdi assume la pigmentazione del creolo e, viceversa, il jazz indossa
il frac e lo sparato bianco. Così i giochi in chiaroscuro, tra notazione e improvvisazione
oculata, rileggono la celebre aria de "Il Trovatore" "Tacea la notte placida",
imbrunita dal gioco di piatti di Roberto Dani e dalle note opportunamente calibrate
da Alberto Tacchini, che rendono più lirico il discorso. L'apertura e la chiusura
pagano il tributo a Giuseppe Verdi: "Lacrymosa", e già la variante "anglofona"
della vocale apre la porta di un Requiem che viene avvolto da un jazz che guarda
al Nord Europa, carico di tensioni e di precisi silenzi che allungano le note e
le sospendono su delle variazioni armoniche particolarmente suggestive lasciate
nelle mani di Tacchini.
Dissipiamo ogni dubbio: le composizioni sono tutte di Bonati (ovviamente ad eccezione
delle sopra menzionate), che ha il dono di tenere saldi i disegni geometrici vermigli
di Dani con le linee melodicamente scultoree, anche complesse, di Tacchini. E spetta
al bassista parmense sottolineare le sfumature, come nelle ordinate e calorose variazioni
contemporanee di "Early Morning", dove convince per il sano gusto della scoperta
e una certa avanguardia lirica e la naturalezza di espressione nella costruzione
del discorso improvvisativo. Dall'archetto di Bonati ne scaturisce una sonorità
affascinante, che privilegia gli armonici gravi, conferendo al basso un ruolo in
cui timbro e melodia superano di gran lunga le funzioni ritmiche e armoniche, come
nella main-title e nelle note smorzate e nelle impennate di "End Of March".
Bonati e sodali spiegano, con belle parole, quanto gli emisferi della musica siano
sfacciatamente vicini, a dispetto di quanti pensano l'esatto contrario.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 07/09/2013
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