"Ho immaginato che Lady Macbeth ricordi e riviva, dallo straniamento della sua follia, alcuni momenti della sua vita, le emozioni di questi momenti"
Roberto Bonati, contrabbassista e direttore artistico del Festival "ParmaJazz Frontiere", prosegue nella realizzazione di opere grandiose, quasi maestose (da ascoltare i precedenti "Le Rêve Du Jongleur" e "...poi nella serena luce"), ma sempre caratterizzate da scelte raffinate e di notevole gusto estetico. In questo suo lavoro mette a confronto e richiama il collegamento tra William Shakespeare, attraverso la vicenda di lady Macbeth, e Giuseppe Verdi, che dal lavoro shakespeariano ha tratto ispirazione per alcuni suoi capolavori operistici. "Da principio doveva essere un lavoro sulla musica di Verdi, sui personaggi femminili verdiani. In corso d'opera il campo d'attenzione si è da una parte ristretto a Otello e Macbeth, due delle opere di Verdi tratte da Shakespeare, e dall'altra si è tramutato in una più ampia riflessione sull'opera del Bardo" racconta
Bonati.
Il musicista parmense, sostenuto da una cultura musicale davvero completa, raccoglie ispirazione e spunti da una moltitudine di fonti, con il risultato di proporre composizioni composite e trasversali per genere e stile. In ogni traccia si scoprono riferimenti al jazz classico, all'improvvisazione free, alla musica contemporanea. Il risultato è sempre arricchito da un'impronta orchestrale, rafforzata dalla presenza di viola, cello, clarinetto e oboe, nonché dalla voce di Lucia Minetti. Come di consueto, infatti, per realizzare il proprio progetto Bonati coinvolge la
ParmaFrontiere Orchestra, composta da ottimi musicisti, tra cui spiccano negli assoli il pianista Stefano Battaglia, il trombettista
Michael Gassman nonché Riccardo Luppi al flauto e ai sassofoni.
Pur non trattandosi di musica facile al primo ascolto, l'ultimo lavoro di Bonati dona in un'attenta rilettura sorprese inaspettate e nuove prospettive che superano i limiti convenzionali del jazz moderno.
Marco Strambi per Jazzitalia