Benvenuti in questa nuova serie di lezioni nelle quali tratterò lo sviluppo della tecnica sullo strumento. Certo è sempre vero il fatto che un buon chitarrista professionista si presuppone abbia una buona tecnica strumentale e per buona tecnica strumentale intendo una tecnica operativa e concreta; mi spiego meglio, il chitarrista professionista deve sapere eseguire brani anche di estrema difficoltà quando richiesti e questo richiede un'ottima tecnica strumentale. Premetto anche che un buon chitarrista fa un uso ponderato e soprattutto musicale della sua tecnica che deve essere sempre al servizio della sua anima di musicista. Quando ascoltiamo chitarristi virtuosi del calibro di Joe Diorio, Jack Wilkins, Jimmy Bruno, Jimmy Rosenberg, Vic Juris, Bireli Lagrene, Joe Pass, ecc. notiamo che ognuno di essi ha sviluppato un approccio tecnico-strumentale eccellente ed ognuno di essi suona musica cioè usa la sua tecnica per avere più libertà nel creare e non avere limiti di alcun genere.
C'è da dire una cosa però, che la difficoltà più grande che si riscontra nella chitarra jazz è appunto il dover imparare a suonare sui cambi in modo disinvolto e del tutto spontaneo; e per fare questo occorre molto studio e determinazione. Cominceremo con lo studio degli arpeggi e degli arpeggi con scala che sono tecniche molto usate specialmente dai chitarristi
django style ma non solo. Lo studio degli arpeggi vi darà una tecnica strumentale notevole e richiede molto metodo ed applicazione costante. Bisogna monitorare ogni giorno la velocità con un metronomo e segnare di giorno in giorno i progressi raggiunti senza però dimenticarsi che i risultati si ottengono nel tempo e che sono studi molto difficili. Lo studio verrà affrontato nelle 5 posizioni della chitarra; cominceremo con la prima posizione. Lo studio si dividerà in due parti nelle quali verrà affrontato lo studio della prima posizione e via dicendo per le altre posizioni. Nell' Ex. 1 cominceremo con lo studio dell'arpeggio di
mi7(b5) o semidiminuito suonato in quartine tra l'altro è un arpeggio con una diteggiatura molto ostica.
Cominceremo partendo dall'acuto il che rende il tutto ancora più intrigante. L'Ex. 2 è lo stesso arpeggio ma suonato in sestine.
N.B. Suonate questo arpeggio di Emi7(b5) su un accordo di C9 difatti ogni volta che troviamo un accordo di dominante 7 inalterato possiamo mettere l'arpeggio di
mi7(b5) una 3a maggiore sopra. L'arpeggio creerà un sound molto interessante difatti non è altro che un arpeggio di dom 9 senza la tonica: E è la 3 Mag, G è la 5, Bb è la 7mi e D è la 9 Mag, il tutto sempre rispetto alla tonica di un C9 accordo.
Negli Ex. 3 e 4 tratteremo sempre lo stesso arpeggio, Emi7(b5) ma iniziandolo con un piccolo frammento di scala maggiore di F (modo locrio, VII grado di F) partendo sempre dal Mi cantino 1a corda. L' Ex. 3 è suonato in quartine mentre l'Ex. 4 è suonato in sestine; la scala all'inizio dell'arpeggio da un sapore differente, quasi neo-classico. Questi arpeggi in questione sono molto usati tra l'altro da
Jimmy Rosenberg, Bireli Lagrene, Raphael Fays ed altri ancora.
Suonateli sempre su un accordo di C9. Un consiglio molto importante che mi sento di darvi è: non mettete troppa pressione nella mano sinistra, la troppa pressione non fa altro che stancare la mano, basta quel tanto di pressione che permetta alla nota di suonare. A volte molti chitarrista si ammalano di tendinite appunto perchè hanno una postura scorretta e mettono molta pressione sulla mano sinistra. Il secondo consiglio: alternate sempre la pennata e cercate di non far risuonare le corde a vuoto mutando quelle già suonate in quanto creerebbero suoni indesiderati. Dovete suonare questi arpeggi in moto perpetuo senza fermarvi ma ricordatevi di usare sempre dinamica nel suonarli altrimenti rischierete di farli suonare in modo meccanico.
Nella prossima lezione tratteremo i cromatismi negli arpeggi. Buon lavoro!!!