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Hot Jazz and Cool Media
Il jazz nella società della comunicazione di massa
di Franco Bergoglio

…la musica si trova dentro la società, e pare proprio che la società sia dentro la musica.
John Shepherd

Basically, a hot medium excludes and a cool medium includes...
Marshall McLuhan


Manisax
acquerello di Franco Bergoglio

De Musica, Anno XIV -2010-
Rivista semestrale a cura del "Seminario di filosofia della musica"
presso l'Università di Milano.
http://users.unimi.it/~gpiana/demus.htm

Il mondo stava per lasciarsi alle spalle gli anni Cinquanta quando il poeta Attilio Bertolucci, dalle pagine di un noto rotocalco, si pose una domanda capace di innescare una fitta serie di correlazioni tra il jazz e il Novecento.



E' possibile ritrovare, in testimonianze scritte, l'eco del primo effondersi, all'aria umida e pesante degli Stati americani meridionali, di quell'anima musicale negra che doveva sotto il nome di jazz conquistare il secolo ventesimo e dargli un ritmo, una misura irresistibili? [1].

Certamente è possibile verificare questo effondersi del jazz nella società di massa e documentare in quali forme è avvenuta la conquista del ventesimo secolo, procedendo lungo un percorso trasversale, non cronologico, centrato sulla trasformazione della musica afroamericana in rapporto alla comunicazione di massa. La poetessa americana Mina Loy lo definì un esperanto e con frequenza ci si imbatte nel jazz in ambiti che potrebbero apparire lontani dal suo milieu. Sfuggente come un trasformista, di volta in volta può assumere i cliché di un linguaggio popolare o elitario. Da quando la musica nera americana è stata a buon diritto consacrata nel pantheon delle arti maggiori in compagnia della fotografia, del cinema e del fumetto, figura tra i motori simbolici del secolo appena concluso. Un intervallo temporale accompagnato da una:

colonna sonora jazz sia sui titoli di testa che su quelli di coda [2]

come ha efficacemente sottolineato il direttore della rivista Musica jazz Filippo Bianchi.

Questo genere musicale ha ispirato una grande varietà di reazioni: è stato amato, vituperato, ammirato, studiato, citato e infine metabolizzato. Alcuni lo hanno utilizzato come zeppa per aprire spaccati su un confronto/scontro culturale durato almeno quanto la guerra dei Cento Anni.

Col nuovo millennio, il jazz sembrerebbe aver esaurito le proprie attitudini a rappresentare e interpretare; due capacità prosciugate per intero dallo scorso secolo. Ma quest'ultimo appartiene al terreno dei giudizi appannaggio dei critici più che degli studiosi e cerca di indovinare il futuro piuttosto che osservare il passato. Volendo trovare una epigrafe irriverente per orientare la lettura del saggio, potremmo esclamare con il pianista Novecento: "E in culo anche il jazz" [3].


[1] Attilio Bertolucci, Fortuna del jazz, L'illustrazione italiana, n.4, anno 84,aprile 1957.
[2] Filippo Bianchi, Il secolo del jazz, Imola, Bacchilega, 2008, p. 21.
[3] Alessandro Baricco, Novecento, Milano, Feltrinelli, 1994, p.44.








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Data pubblicazione: 26/09/2010

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