Jazzitalia - Alfredo Ferrario: Dedicated To Hengel
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Philology W. 276. 2
Alfredo Ferrario
Dedicated To Henghel


1. Dedicated to Benny
2. Out of nowhere
3. Anouman
4. Someday You'll Be Sorry
5. Bernies' tune
6. Poor Butterfly
7. Three little words
8. Ninnna gaia
9. Nuit de S.Germain de Pres
10. Trois escales
11. B.M (For Appiano)
12. Waltz King

Alfredo Ferrario - clarinetto
Paolo Alderighi - piano
Roberto Piccolo - basso
Gianni Cazzola - batteria special guest





"Jazz è quella musica trasandata che si suonava intorno agli anni 20: oggigiorno il jazz deve essere classificato a seconda di chi lo suona". Così Duke Ellington, parlando di Django Reinhardt. Una frase che viene in mente ascoltando questo disco, bello, di Alfredo Ferrario. Cosa è il jazz? E' ricerca continua di nuove strade musicali o è un arte che ha raggiunto la sua maturità e che celebra i propri trionfi e la propria grandezza? E' forse questo il tema centrale del dibattito che agita i fans della' arte afro americana..

Il clarinettista lombardo ed il suo solidissimo quartetto sembrano propendere, per la seconda ipotesi. "Dedicated to Hengel", è un disco che evoca atmosfere swing, che racconta un jazz elegante e sensuale di altri tempi ("Questo quartetto mi ha riportato alla giovinezza" - scrive più o meno - in copertina Gianni Basso). Suono accattivante, calme armoniche, ritmi morbidi,. atmosfere notturne e romantiche, belle melodie, voci strumentali mai aggressive, sostenute a meraviglia dalla antica sapienza percussionistica di Gianni Cazzola. Il tutto senza scadere nel puro e semplice revival della "swing era".

Si può avere anche, ovviamente, un idea più trasgressiva e "nera del jazz". Chi scrive, ad esempio, è più propenso ad adottare questo ultimo punto di vista. Resta il fatto che questo quartetto suona benissimo e riesce ad esprimere con coerenza ed eleganza il mondo poetico del suo leader, che è genuino e vissuto con grande sincerità: intriso di raffinata malinconia. E poi, come ricorda lo stesso Ferrario, fra antico e moderno, fra classico ed avanguardia i confini sono tutt' altro che ben delineati.

Qualche parola merita anche il repertorio. Standard non abusati, riletture di brani insoliti di Django ("Anouman" è a dir poco bellissimo), fragranti pezzi in stile "balera" (B.M- For Appiano) che ricordano il nume tutelare di questo lavoro, il grande e compianto Henghel Gualdi.

Anche in questo è l'interesse di questo lavoro.
Marco Buttafuoco per Jazzitalia







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Data pubblicazione: 09/12/2007

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