Parmajazz Frontiere Festival 2022 XXVII Edizione Parma, Teatro Farnese, 23 ottobre 2022
"Si erano vestiti dalla festa. Centenario Barricate Parma 1922-2022".
Parma Frontiere Orchestra, direzione di Roberto Bonati
di Aldo Gianolio Foto di Elisa Magnoni
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Il contrabbassista e compositore Roberto Bonati ha scritto una complessa
suite in quattro movimenti in occasione del centenario delle Barricate, come sono
semplicemente conosciute e chiamate le azioni e i movimenti di ribellione e resistenza
alla violenza fascista avvenuti a Parma nell'agosto 1922, protagonista la popolazione
dell'Oltretorrente (cioè la parte ad ovest del torrente Parma, che attraversa la
città), anticipando quella che sarebbe stata la Resistenza partigiana.
Bonati ha affidato l'esecuzione alla ParmaFrontiere Orchestra dirigendola lui stesso
nello splendido teatro Farnese in cartellone del festival omonimo, giunto alla ventisettesima
edizione.
Già il tipo di formazione, misto fra musicisti di jazz, rock e musica classica,
ha fatto presagire l'impostazione data all'opera, un altrettanto misto di musica
dotta, folklorica, rock e jazz, con inserti di parti parlate e recitate. L'orchestra
di dodici elementi, diretta magistralmente da Bonati con tecnica eterodossa da lui
chiamata "Improvised Chironomy" (vi usa molto i gesti delle mani, alla maniera in
parte di Butch Morris e in parte di Walter Thompson, dandosi così margini per decidere
sul momento inedite soluzioni) è formata da eccellenti strumentisti e solisti:
Giulia Zaniboni alla voce, Riccardo Luppi ai sax e ai flauti, Gabriele
Fava al sax soprano, Daniele D'alessandro ai clarinetti, Michael
Gassmann alla tromba e flicorno, Nicolàs Ernesto Cortes Castillo
alla tuba, Luca Perciballi alla chitarra elettrica, Elisa Zito alla
viola, Ingrid Berg Mehus al violino, Tommaso Salvadorial al vibrafono,
Andrea Grossi al contrabbasso e Roberto Dani alla batteria e percussioni.
Una musica quindi a programma, quella di "Si erano vestiti dalla festa", di carattere
fortemente socio politico, che da quello storico eroico movimento di popolo ha trovato
coerente ispirazione e potente forza espressiva.
La complessità dell'opera consiste nella sua poliedrica
e cangiante struttura (quattro lunghi movimenti, s'è detto, differenti fra loro
e ognuno di per sé sempre mutevole nel suo svolgimento interno); nella ricchezza
delle soluzioni armoniche, melodiche e ritmiche; nell'articolata organizzazione
di parti sinfoniche e jazzistiche, sia avvicendate che mescolate in perfetta simbiosi;
nell'alternanza di atmosfere e di dinamiche nel tentativo riuscito di esprimere
i vari stati d'animo e i profondi sentimenti veicolati dalle persone coinvolte nelle
Barricate; nel sapiente inserimento delle parti vocali, che esse siano cantate (su
impianto trovadorico e/o darmstadtiano), o recitate, o inserite attraverso spezzoni
preregistrati (come la testimonianza parlata in dialetto di un uomo che partecipò
da bambino ai moti), su testi di Attilio Bertolucci, Charles Baudelaire e dell'eroe
di quelle giornate, il parmigiano Guido Picelli.
La scrittura di Bonati, basata su una visione sincretica della musica e sempre ricca
e fascinosa sul piano melodico, passa con disinvoltura da fitte armonizzazioni e
sonorità cameristico-sinfoniche (strascichi da Stravinsky, Berg, Shostakovich),
a bordate etniche e fragori avant-jazz, a richiami a Duke Ellington,
Charles
Mingus e
Anthony
Braxton, a istanze rockeggianti (soprattutto per l'apporto del chitarrista
Luca Perciballi). Inoltre sembra essere in piena sintonia con gli interpreti, che
si esprimono spesso anche in lunghi assolo, impreziositi dal mondo in cui è organizzato
il sostegno orchestrale, trovando ognuno il proprio personale spazio che sempre
viene occupato con sapiente e coinvolgente dovizia (due nomi che valgono per tutti:
Riccardo Luppi che al sax ha saputo incarnare le figure ellingtoniane di Paul Gonsalves
e Ben Webster, e la violinista Ingrid Berg Mehus, arrivata a punti alti di tensione
e di suono e che ha fatto sembrare le sue parti improvvisate come fossero state
accuratamente composte).
Bonati usa a suo modo e piacimento le diverse derivazioni stilistiche, rese omogenee
e perfettamente coerenti in un costrutto prezioso ed emozionante, dai vaghi aspetti
tribali nonostante la modernità degli assunti. In una formulazione intemerata per
lucidità e intensità congiunte, fa sì che il fine rappresentativo trovi i suoi perfetti
sbocchi nella realizzazione collettiva.
Il pubblico entusiasta ha decretato un successo strepitoso a Roberto Bonati e all'intero
ensemble, che dopo grandi applausi hanno concesso il bis di uno stralcio della terza
parte della suite, un'opera di grande pregio e qualità che ha onorato degnamente
il luogo in cui è stata rappresentata, uno dei più bei teatri del mondo.