alle ore 0:10 il Canale TV di Arte ha mandato in onda il concerto Jazz della
Liberation Music Orchestra svoltosi al Festival di Marciac. Un'orchestra
molto impegnata politicamente, le cui esecuzioni sono dei veri e propri messaggi
politici. Durante una performance di cinquanta minuti abbiamo ascoltato una
metamorfosi dei brani - che chiamerei Inni popolari degli Stati Uniti in chiave
free style - come: America the Beautiful, Through Out, Amazing Grace, This is not America, Going Home
e Adagio.
Alla fine degli anni '60 Il bassista Charlie Haden e la pianista arrangiatrice Carla Bley assumono la direzione di una delle Big-Band tra le più famose del
free-jazz si tratta della Liberation Music Orchestra.
L'ensemble si avvale
di: Curtis Fawlkes -trombone a culisse-; Matt Wilson alla batteria-;
Steve Cadenas alla chitarra-; Seneca Black alla tromba.
Avremmo voluto conoscere il nome di tutti i 12 componenti della Band, ma purtroppo non tutti sono andati in sovrimpressione, precipuamente quello della musicista di corno inglese, e dell'esecutore, emozionante-interprete dell'assolo con il basso-tuba in "America the Beautiful", una
vera rarità in campo jazzistico.
Consideriamo i loro nomi mancanti due omissis di regìa.
Le incisioni dei magnifici "dodici" sono brani grandemente
impegnativi sia dal punto del messaggio politico, che da quello strumentale.
Quando pensiamo ai titoli delle loro copertine troviamo: About Vietnam, Che Guevara, C.I.A., George W.Bush, Salvador, Donald Reagan, African National Congress, Il popolo unito, mai sarà vinto!
Sono queste le copertine delle incisioni che possono farci comprendere quale sia l'altezza dell'impegno politico della "Liberation Music Orchestra", del bassista
Charlie Haden il quale ha dichiarato nell'intervista: "la musica sarà sempre in evoluzione, perché cambiano i suoi interpreti, e fintanto che tengo il basso accanto a me sono a posto, ma quando non l'ho tra le braccia…beh, allora … sono preoccupato."
Parole che stigmatizzano l'importanza della musica come Liberazione dal Mondo dell'arroganza, dall'oppressione, dal libero arbitrio.
L'arrangiatrice pianista –Art conductor Carla Bley, dice nell'intervista rilasciata su Arte:
"Ho scelto i brani più americani più significativi; come questo "America the
Beautiful", brani tristi, dalle note acide, note di tristezza, non soltanto
patriottiche, ma anche note antipatriottiche. Sono un'artista politicizzata non
in pubblico, ma soltanto con il mio privato intellettuale."
Il messaggio sull'etica della Politica americana non poteva raggiungere mete più auspicabili, grazie alle esecuzioni delle partiture elaborate dalla esimia signora Bley, la quale è riuscita a dirci che anche gli ottoni possono diventare veri e propri violini, dipende soltanto dalla bravura dei musicisti, e dalle tecniche con cui vengono emessi i fiati nelle canne.
Trombe, Tromboni, sassofoni e persino il Tuba, lanciano il loro urlo di dolore!
Ci ha sorpresi in maniera magistrale l'assolo per Basso tuba nel primo brano tradizionale – Inno all'America -, dal titolo "America the Beautiful" eseguito da un ineffabile interprete. Per concludere Charlie Haden e Carla Bley hanno voluto dirci che la partitura free-americana della loro Band è portatrice dei valori più alti della politica intesa come Liberazione, che nel contempo aborrisce le disuguaglianze umanitarie, disumane di tutti gli scenari di guerra. Una musica la loro che è pura denuncia di tutte le scelte errate dei mercanti di cannoni.