Charlie Haden, Carla Bley & The Liberation Music Orchestra
25 Luglio 2004 – Experimenta04 – Alberobello
di Alceste Ayroldi
Secondo importante appuntamento ad Alberobello per la manifestazione EXPERIMENTA04. Dopo il trio di Uri Caine, sul palco salgono due
elementi di spicco nella musica afroamericana, Carla Bley e Charlie Haden
con la Liberation Music Orchestra.
L'evento è senza pari, ma la stampa locale se ne occupa ben poco, anzi quasi per niente, ad eccezione dei comunicati informativi, privilegiando altre manifestazioni pseudo-jazz ed attribuendo loro eccessiva importanza rispetto a tale evento.
Della Bley si sa oramai tutto: è l'improvvisazione per eccellenza, genio e sregolatezza della musica contemporanea. Alcuni suoi lavori come
Birds of Paradise (label Watt) sono diventati delle icone indimenticabili della musica (non solo jazz) del'90 0. Con ogni probabilità è il maggiore talento del jazz
contemporaneo per composizione e arrangiamento.
Charlie Haden, che ho avuto il piacere di conoscere personalmente, è una persona di eccezionali doti morali che riesce – adamantinamente – a trasfondere al pubblico attraverso il suo contrabbasso. Riesce a toccare le corde dello strumento con tale leggiadria ed al contempo incisività, da renderlo quasi fuori dal novero della ritmica. Ha collaborato con tutti i "mostri sacri" del jazz: Coltrane, Henderson, Jarret, Metheny, Hancock, Motian, Hall etc…
The Liberation Music Orchestra è, per così dire, una sua creatura. Nasce negli anni '60, figlia della contestazione politica, civile e sociale di quegli anni, fino alle prese di posizione antigovernative contro la guerra in Vietnam. L'indirizzo politico dell'Orchestra era (ed è) chiaro: "Song for Che" ne costituisce una sorta di proclama politico.
I musicisti che ne hanno fatto parte sono artisti di valenza "storica" quali: Gato Barbieri, Don Cherry, Paul Motian, la stessa Carla Bley e molti altri ancora.
Alle 22,00 nello spazio limitrofo la Piazza Indipendenza giunge il pullman che trasporta i musicisti ed ai quali il numerosissimo pubblico intervenuto da ogni dove, tributa un lungo applauso. Nel frattempo, i tecnici completano l'allestimento del palco il cui ritardo è dovuto alle pessime condizioni atmosferiche che hanno messo in forse, fino al pomeriggio, l'esecuzione del concerto all'aperto.
Alle 22,20 l'Orchestra sale sul palco accompagnata da una vera e propria ovazione del pubblico, sempre attento e rispettoso, nonché molto competente.
Charlie Haden prende posto su di un palchetto sopraelevato allineato con il chitarrista ed il batterista. Carla Bley siede al pianoforte in linea con gli ottoni. Haden, dopo aver scherzato sulle condizioni del tempo, presenta l'Orchestra: Carla Bley al piano,
Chris Cheek al sax tenore, Tony Malaby al sax tenore, Miguel Zenon
al sax alto, Michael Rodriguez prima tromba, Seneca Black seconda tromba,
Curtis Fowlkes trombone, Sharon Freeman corno francese, Joey Daley
tuba, Steve Cardenas chitarra, Matt Wilson batteria. Dal punto di vista scenico, ed anche strutturale, l'Orchestra appare piuttosto sacrificata sul palco. Il
sound check viene fatto lì per lì poiché le torrenziali piogge del pomeriggio non hanno consentito di effettuarlo prima.
Il primo brano,
Not in our name, è composto da Haden e Zenon (sax alto) ed esalta la tecnica del sassofonista e già lascia trasparire, a coloro i quali non la conoscevano, il diafano carisma di Carla Bley. Il secondo brano, in linea con la "politica" dell'Orchestra, è l'Inno americano, stravolto e biascicato. Tant'è che, il brano successivo è il personalissimo arrangiamento della splendida "This is not America" di Pat Metheny che, proprio per forzare l'aspetto critico nei confronti di alcune scelte USA (come peraltro accennato nel prologo di Haden) è rielaborata in una meravigliosa versione reggae-jazz. Carla Bley, che ha arrangiato tutti i brani eseguiti durante la performance, si esalta come direttrice. E' splendida nell'intonare l'Orchestra, nell'attribuire compiti e tempi. Appare una vichinga nel Walallah ed i musicisti rispondono ad ogni suo tocco. L'esecuzione è travolgente, viene voglia di ballare. L'assolo di
Fowkles al trombone strappa gli applausi durante la
performance.
Tutta la passione e la preparazione dei musicisti si vede subito. Carla Bley suona attribuendo i tempi e le tonalità: dirige attraverso i tasti del piano, si alza al termine di ogni brano per condurlo al termine.
Il concerto è caratterizzato dall'eleganza incisiva e dalla creatività della band. Haden è semplicemente magistrale nei suoi assoli così come nella ritmica supportato validamente dalla batteria dell'ottimo
Wilson. Di particolare rilevanza gli assoli della prima tromba Michael Rodriguez, sempre eccellenti, affascinanti e personali; così come affascinante è stato l'assolo di
Joe Dailey alla tuba che dà la magica impressione di ascoltare una sfumata voce emessa da una radio degli anni '40.
I cambi di ritmo sono incredibili e tutti dettati dalla Bley. Haden segue i tempi, dandone ritmo, impostati dalla dolce, schiva, oscura Signora della musica contemporanea.
Validissimi tutti gli assoli, ulteriore e particolare menzione merita
Tony Malaby che con il suo sax ha donato particolare calore ad una serata, solo metereologicamente, umida e fresca.
L'Orchestra suona per circa due ore, bis compreso e richiesto a furor di popolo dal pubblico che le tributa la meritata e giusta standing ovation.
Un'ulteriore considerazione: l'organizzazione del concerto è stata ineccepibile, puntuale e precisa. Così come occorre dire che, le scelte degli artisti coinvolti in
Experimenta04, sono state ottime e, caso raro nel panorama "festivaliero" attuale, secondo una logica tematica. Di Esperimenti ce ne vorrebbero di più, molti di più.
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Data pubblicazione: 04/09/2004
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