Il disco Spring Jazz Trio di
Paolo Birro,
Lorenzo Conte e Eliot Zigmund è la sintesi portatile e riascoltabile
di un ipotetico (ma non troppo…) "Jazz Club Italia". Spring Jazz è
il suono di molti locali notturni, bar, ristoranti, birrerie che accolgono, nuovamente,
il jazz. Club per poche ora a settimana che sanno dare uno spazio molto più ampio
di un sottofondo al jazz del nostro paese.
Le note di
Birro,
Conte e Zigmund sono il suono di serate inaspettate, di atmosfere
che sanno accompagnare la fine di una giornata, la sospensione di un pensiero o
di una chiacchierata convogliando attenzione e stanchezza come grazie alla stupenda
Crazy he calls me. Lo Spring Jazz Trio
è la costanza che suona in jazz, la quotidianità di un arte praticata con professionalità
votata alla tradizione: Monk, Gershwin, Powell...
Naturalmente la batteria di Eliot Zigmund non attraversa
esclusivamente le nuove ed indefinite "sale da jazz" d'Italia, ma porta Spring
Jazz Trio anche in festival come EuroJazz Festival di Ivrea o il Festival
della Valle di Fiemme. Il disco è il collante diretto con l'essere sul palcoscenico
e proprio come in un concerto il trio si muove con un discreto interplay, con assoli
pensati e poco ricercati forse eccessivamente isolati. Domina nel disco il pianoforte
di Paolo Birro
e come in un club con il crescere dell'attenzione del pubblico aumenta anche la
profondità e la carica del musicista sul palco, così lo Spring Jazz Trio è un lavoro
in crescendo di tecnica, calore ma anche di personalità che raggiunge il suo apice
in una delle due composizioni di
Birro
What better fits che chiude il disco e un
immaginario semplice sipario italiano.
Alessandro Armando per JazzItalia
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Data pubblicazione: 16/06/2007
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