Vorrei affrontare dei discorsi pratici che riguardano il flautista nelle
serate jazz.
"Gigging" in inglese significa suonando dal vivo, facendo le serate: "I'm gigging
a lot" - "Sto suonando tanto."
In questa "lezione" vorrei parlare di microfoni.
Premessa Non sono un tecnico di suono/sound engineer, voglio
semplicemente dividere con voi l'esperienza acquisita in trent'anni suonando il
flauto in situazioni amplificate.
La prima cosa che noi sappiamo e che gli altri non sempre sanno è che il
flauto non è un sassofono e non è una tromba. Con questo voglio dire che, mentre
in alcune situazioni da piccolo jazz club un sax o una tromba può permettersi di
suonare senza microfono, per un flautista e in particolar modo per un flautista
jazz, questo non è possibile. Perché dico "per un flautista jazz" ? Perché il flautista
jazz tende ad usare un'impostazione di bocca più rilassata rispetto al musicista
classico, per ottenere un suono più soffioso, con meno armonici.
L'impostazione classica da più proiezione – (uno deve a volte suonare sopra
un'intera orchestra sinfonica). Il flautista nel jazz tendenzialmente lavora di
più sull'intimità, sul rapporto ravvicinato col microfono con tutte le sfumature
che questo può offrire. Per questa ragione il flautista classico di solito suona
a distanza dal microfono ed usa un microfono "panoramico"- (come un cantante lirico,
mentre il cantante jazz/leggera tiene il microfono in mano.)
N.B. Penso che un buon flautista deve essere in grado di suonare sia in maniera
"classica" sia in maniera jazz, quindi un flautista jazz non deve trascurare i normali
esercizi per lo sviluppo del suono.
Storia: Il flauto comincia ad emergere come potenziale solista jazz con l'introduzione
dei microfoni (anni 40-50) anche se Stefano Benini,
nel suo indispensabile libro "Il Flauto e il Jazz" rivela il primo assolo jazz al
flauto nel 1927, opera di Alberto Socarras con l'orchestra di Clarence
Williams (8 ottobre 1898 – 6 novembre 1965).
Quindi abbiamo bisogno di un microfono e ci dobbiamo abituare a lavorare
con questo attrezzo perché il microfono fa parte del nostro suono.
Quando si va a suonare bisogna assicurarsi che ci sia la possibilità di microfonare
il nostro strumento per evitare sorprese del genere: "Ma qui i fiati suonano
sempre in acustico."
Per suonare bene ci servono tre fattori:
1) Il flautista si deve sentire
2) Il pubblico deve sentire il flauto
3) I colleghi musicisti devono poter sentire il flauto per interagire in modo jazzistico.
Tanti flautisti suonano anche il sassofono e fanno le serate alternando strumenti.
Se hai un buon service con più microfoni si può pensare a microfonare separatamente
il sax e il flauto, ma spesso ci troviamo a dover lavorare con un unico microfono.
In questo caso fai il soundcheck con lo strumento che userai di più nella serata.
Se si posiziona il microfono più o meno all'altezza del mento, basterà puntarlo
in giù e sarà a più o meno 20 centimetri dalla campana del sax, abbastanza vicino
da prendere bene il suono. Facendo così si può passare da uno strumento all'altro
senza dover mettere giù strumenti e trafficare con un asta, che sicuramente durante
la serata deciderà di bloccarsi.
Esistono due tipi di serata: serate dove i musicisti si arrangiano con i
loro mezzi di amplificazione o fanno uso dell'impianto di un locale e serate con
un service che gestisce la parte tecnica.
Se c'è il service vuol dire che dobbiamo collaborare con i fonici. Siamo
nelle loro mani; se vogliono farci fare brutta figura a loro basta girare una manopola,
e noi sul palco non sapremo niente. Con questo non voglio dire che i fonici sono
dei cattivi, ma semplicemente che occorre avergli dalla nostra parte. Ringraziateli
dopo il concerto- hanno lavorato anche loro e mentre tu sarai al bar a buttare giù
una birra loro staranno ancora mettendo via i cavi.
Purtroppo la categoria di quelli che non sanno che un flauto non è ne sax
ne tromba comprende una bella fetta di fonici. Portate pazienza – saranno abituati
a lavorare con le orchestre spettacolo o con i gruppi funky, dove i "fiati" sono
un cosa unica. Se avanzano l'ipotesi di "mettere un paio di panoramici sopra i fiati"
bisogna gentilmente spiegare che il flauto necessita un microfono individuale. Dovrebbe
bastare. Se insistono dicendo una cosa tipo "Non ti preoccupare con questo riesco
a prendere tutto" bisogna ricordargli le tre condizioni (sopra) necessari per suonare
e con un panoramico sopra i fiati in un gruppo jazz non si riesce a lavorare con
il flauto, almeno che le parti del flauto non siano soltanto un semplice colore
aggiunto alla sezione. In questo caso il panoramico si può anche ipotizzare ma il
flauto si sentirà ben poco.
La malattia di voler sistemare un microfono sopra la testa del flautista
sembra che stia passando (pochi anni fa era molta diffusa). Forse viene da una semplice
confusione tra il microfonaggio in sala di registrazione e quello "live", o forse
sono abituati ai flautisti classici e non sanno che un flautista jazz ha bisogno
di trovarsi vicino al microfono. Comunque il microfono sopra la testa del flautista
in un concerto jazz non funziona. – Avete mai visto Ian Anderson (dei Jethro
Tull) suonare con un microfono sopra la testa?
Ora passiamo al nostro microfono. Non ho intenzione (vedete premessa sopra)
di passare in rassegna i vari microfoni disponibili. Non ho la competenza.
Diversi anni fa il mio amico Clemente Bonati, grande Sound Engineer
e anche produttore di alcuni miei lavori discografici mi ha suggerito, conoscendo
bene il mio modo di suonare, di usare, per suonare dal vivo, il microfono Shure
SM57. L'ho provato e mi sono trovato subito molto bene. Trovo che mi da abbastanza
corpo sulle note basse e intensità e chiarezza sulla note acute, risponde bene ai
colpi di lingua di diversi pesi e funziona bene con l'effettistica (ultrasoffio,
giochi con i cambi di consonanti nell'articolazione e così via).
Ripeto, - questo vale per me e non dico che tutti adesso devono uscire e
comprarsi un 57, semplicemente io mi sono trovato bene con questo strumento.
Il vantaggio è che l'SM57 è un microfono molto comune. Quasi tutti i service
ce l'hanno ma di solito non lo considerano un microfono adatto per "fiati" (sax,
tromba, ecc). Infatti ormai sono abituato ad arrivare sul palco e trovare che i
ragazzi hanno già sistemato un altro microfono al mio posto (spesso un Shure SM58,
sempre un buon microfono ma…). Così mi tocca a spiegare che preferirei il 57. Diciamo
che due volte su tre non c'è nessun problema ma una volta su tre mi trovo uno che
insiste che mi sbaglio.
N.B: E' inutile (e controproduttivo) mettersi a discutere le caratteristiche
tecniche dei vari microfoni con un fonico. Lui ragiona in questa maniera: tu pensa
a suonare il flauto e io penso a microfonarti. –e non ha tutti i torti. Ma forse
non ha mai microfonato un flauto traverso e probabilmente non ha mai microfonato
te. A questo punto meglio fare l'ignorante e dire "Mi dispiace ma io sono abituato
a suonare con quest'altro", lui penserà "Ca**i tuoi" e ti metterà il microfono che
vuoi.- nel mio caso il 57.
Geoff Warren al Soundcheck con flauto e microfono SM57.
L'altro microfono, più in basso è un SM58 usato per il sax soprano.
Probabilmente la posizione ideale del microfono rispetto al flauto sarebbe
a distanza 3-6 cm dalla boccola (ma questo cambierà molto mentre si suona e si gioca
con la dinamica) e leggermente sopra. Quest'ultimo particolare io tendo a trascurare-
non posso suonare davanti ad un pubblico con un microfono davanti ai miei occhi,
ho bisogno di vedere avanti, di vedere la gente e spero che loro preferiscono vedere
la mia faccia (ma sento già le battute dei miei colleghi….)
L'uso di un microfono può portare ad una tendenza di "chiudere" un po' la
postura, di piegarsi un po' in giù (come certe foto di Herbie Mann). Questo
non va bene ne per il suono ne per la tecnica (ne per la salute), cercate di tenere
sempre aperte le spalle – non lasciatevi scacciare dai sassofonisti che magari avete
di fianco, quando vi posizionate sul palco mettevi subito in posizione "ali spiegate".
Per finire vorrei dire un paio di parole sui vari microfoni "clip", "bug"
che si attaccano al flauto. Nel "secolo scorso" (anni 70-80) ho fatto un po' uso
di queste cose (la prima generazione). Il vantaggio era la possibilità di suonare
a volumi più alti senza rischiare " feedback (rientri) dal microfono- quindi suonando
in situazioni più rock era molto utile. Da ovviamente più libertà di movimento (se
hai un cantante che vuole correre in giro per il palco e lo devi evitare…).Si poteva
anche fare più uso di certi pedali/effetti elettronici- tipo la famosa octavider
usata (anche troppo per i miei gusti) da Hubert Laws negli anni
'70. Gli svantaggi erano il timbro (piuttosto
brutto) e la perdita di quella libertà di espressione che uno ha quando può giocare
con le diverse distanze dal microfono, variando l'intensità del suono.
Ovviamente da allora ci sono stati dei balzi in avanti con la tecnologia
ma io ormai sono abituato a lavorare con un microfono su asta- per improvvisare
in libertà, penso che sia la cosa migliore.
Per chi lo volesse visitare il sito del Sound Engineer Clemente Bonati:
www.matrecords.it
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Data pubblicazione: 12/08/2008
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