Petra Magoni
e Ferruccio Spinetti
Folk Club di Torino 21 aprile 2006
di Alessandro Armando
Succede spesso, a Torino, di dover scendere per entrare. Scendere scale,
utilizzare ascensori, passerelle, strani passaggi verso il "più in basso". Si scende
per entrare nelle cantine di vini, nei pub, nelle piccole gallerie d'arte, alla
Gam si scende e per più piani. Scale per accedere al Lingotto e al suo Auditorium
e naturalmente per utilizzare il nuovo metrò; poi si scende per arrivare all'intestino
di cunicoli delle gallerie di Pietro Micca e si scende anche per accedere alla Mole
Antonelliana, si è vero tutti poi si mettono ordinatamente in coda per l'ascensore
che porta nel cielo di Torino, ma prima si scende perchè tutto inizia di lì, dal
sotto, dal basso, dal buio.
In via Perrone 3/bis da diciotto anni si scende scegliendo la via delle
cantine di un palazzo come tanti del capoluogo piemontese, si sceglie di entrare
al Folk Club. Il
Folk Club è un piccolo parallelepipedo
riempito da un palco minuscolo, un bar lungo due metri e una qualità musicale e
artistica unica. Uno degli ultimi concerti di questa stagione è stata la presentazione
di Musica Nuda 2 di
Petra
Magoni e
Ferruccio
Spinetti venerdì 21 aprile.
A precedere le due ore di jazz, per sentirsi profondamente immersi nella
Torino Capitale del Libro,
un insieme di brevi poesie di Pedro Pietri lette da Federico Sirianni
che come un sipario preannunciavano l'ironia, l'acidità e la dolcezza delle
rivisitazioni di
Spinetti
e
Magoni.
« sapevate cantare
anche prima che
vi venisse rilasciato un certificato di nascita […]
se volete
sentirvi davvero ricchi guardatevi le mani
è lì
che si trova
la definizione di magia.»
Queste alcune delle parole di Pietri tratte dalla sua bellissima
Poesia d'amore per la mia gente che sono forse la fotografia perfetta di
ciò che si è potuto ascoltare e vedere nella voce e nelle mani di Magoni
e Spinetti. Uniti e avvolti nella perfezione delle loro esecuzioni, nell'intesa
che spesso sconfinava oltre la professionalità e la bravura,
Ferruccio
Spinetti e
Petra Magoni
sanno avvolgersi entrambi su un contrabbasso per suonarlo a quattro mani, sanno
stravolgere e ridare vitalità a brani del passato come
Guarda che luna, o il
Tuca Tuca, mai
stato così blues, di Raffaella Carrà,
Non andare via o
Imagine con un'apparente
facilità che genera, oltre ad un immediato piacere, anche una certa invidia, una
gelosia amichevole verso abilità che sembrano così "vicine".
E da questo ingorgo suburbano di sensazioni si ha l'impressione di una
sorta di esplicitazione a se stessi di ciò che si sta ascoltando quando l'arabeggiante
motivo eseguito da
Spinetti
diventa il Cammello e il dromedario
di Augusto Virgilio Savona del Quartetto Cetra dove si raccontano
invidia e gelosia appunto, ma si insiste sulla cura e la saggezza della difesa della
propria bellezza anche se povera, anche se "nuda". Perchè voce e contrabbasso riaprono
a questa nudità profonda e all'ironia si confina la fatica e l'abilità, la difficoltà
e la precisione di ciò che si sta suonando, di ciò che si è. Si scende nel grave
dell'archetto di
Ferruccio
Spinetti per cogliere, con un'evidenza che stupisce, la forza di una
voce che ti sa riaccompagnare verso l'alto, verso la fragilità e i colori di
Over the rainbow.
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Data pubblicazione: 13/05/2006
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