Butch Morris
"…la mia conduction? un'orchestra che suoni come un trio
di Jazz…"
Testi e Foto di Gianmichele Taormina
Giunto alla sua 180a conduction, presentata all'edizione
2008 del festival di
Sant'Anna
Arresi dopo un workshop orchestrale di una decina di giorni, Lawrence
Douglas Butch Morris (classe 1947), dimostra di essere un artista mai
pago dei propri progetti. Compositore sempre in continua evoluzione, perennemente
teso alla destrutturazione delle proprie espressioni concettuali, Morris spazia
dall'elettronica ai medium & large ensemble rappresentando di fatto un caso a se
stante nell'attuale corso dell'avanguardia statunitense. Trasversalmente originale
grazie al suo indiscusso genio compositivo, il Maestro californiano prosegue imperterrito
ad alimentare le concezioni migliori del "nostro" jazz contemporaneo.
Uno dei concetti basilari della
conduction è lo sviluppo della composizione partendo dalle indicazioni che imprimi
all'orchestra. Quanto sono importanti tali indicazioni per dare inizio al primo
nucleo della composizione?
Questo dipende dalla predisposizione dei musicisti ma anche di cosa ho insegnato
loro durante il workshop. Sin dall'inizio del seminario tengo molto a far comprendere
in maniera completa tutte le informazioni che poi userò durante l'esibizione. Se
loro imparano da me, allo stesso modo io imparo da loro. Spesso tendo a focalizzare
questo problema poiché io imparo dai loro progressi, da un buon musicista che emerge,
da un bellissimo assolo esposto e cose di questo genere… Quando esigo delle informazioni
dall'orchestra tendo sempre a recepirle, qualsiasi informazione gli elementi dell'orchestra
mi vogliano trasmettere. Di conseguenza uso tutte queste informazioni per passare
allo stadio successivo della mia conduction, per fare in modo cioè che la
composizione si evolva passando direttamente dall'ensemble. Durante le prove che
si svolgono nel workshop insieme all'ensemble, spesso utilizzo cinque giorni per
spiegare i miei concetti. Al gruppo impartisco tutte le informazioni necessarie
per l'espletamento della performance. Quest'ultima è talvolta un'operazione difficoltosa
poiché non conosco il livello di ogni singolo musicista. Questo procedimento non
solo cambia di volta in volta in ordine al livello di chi suona ma cambia per molte
altre ragioni. Ad esempio proprio su come devo cominciare una mia composizione.
Per cui prendo un'informazione e costruisco, poi un'altra e un'altra ancora e costruisco
pezzo per pezzo il brano… e così via… Spesso faccio ripetere un intervento, una
traccia, un assolo, attendo mentre il suono cresce ma nel frattempo faccio ripetere
una frase, un concetto, fino a coinvolgere tutti gli strumenti, fin quando questi
riescono a riprodurre agevolmente quel suono o quella data frase. Tutti sono coinvolti:
dal basso tuba al pianoforte, dalla batteria al flauto, dal violino al sassofono.
Tutto al fine di riprodurre quel suono e scoprire ciò che accade dopo (spiega a
gesti come questo suono nasce e cresce esibendo alcune mosse che rimandano esplicitamente
alla sua conduction). Da questi elementi posso farmi un'idea di come possa
nascere una composizione partendo dalla sua cellula iniziale. Guardo il musicista
e gli chiedo con gli occhi: "dammi qualcosa!" ("give me something!"). Ognuno di
loro capisce allora cosa accade in quel dato momento, tutto al fine di chiedere
loro: "datemi qualcosa!". Nella loro mente si aziona così un meccanismo per cui
esclamano: "Wow! Anch'io posso fare ciò che voglio!".
Basandomi su quanto hai detto suppongo tu non scriva nulla
prima di salire sul palco?
Assolutamente no! Io scrivo tantissimo! Lascia che ti spieghi una cosa: le prime
idee di conduction, nate quasi quarant'anni fa grazie alle quali ho iniziato
questo percorso, sono state proprio le mie scritture, i miei appunti, le mie annotazioni
(mi fa vedere un quadernone dove appaiono annotati decine e decine di partiture).
Ancora oggi continuo a scrivere e ad annotare musica chiedendomi: "cosa posso trarne
da questi appunti per creare altra nuova musica?".
Si tratta di piccole annotazioni o lunghe annotazioni?
Entrambe le situazioni! – riflette Morris mentre sorseggiamo un buon caffè
– Vedi questi appunti? Guarda le date: 1972,
1975, 1980…
Guarda qui: questa è musica che ho scritto appositamente per Don Cherry.
…E Don Cherry ebbe mai occasione di suonare o di incidere
questa musica?
No, non hai mai inciso nulla di quanto vedi… ma non è questo il punto. Tutto ciò
non ha importanza poiché principalmente ho scritto e composto questa musica per
me! – lo dice mentre gli occhi si accendono di un fuoco primordiale – Mi
basta sapere che ho scritto queste musiche in suo onore… In onore di Don…Ma come
vedi scrivere musica prende molta parte del mio tempo. La gente pensa, sbagliando
e creando un equivoco, che io mi occupi solo della conduction tralasciando
il resto, ma in realtà principalmente tento sempre di scrivere. Di comporre, di
cercare un'ispirazione e di mostrare loro tante altre possibilità oltre quelle dell'improvvisazione.
Solo così posso prendere le informazioni cui necessito, quelle informazioni cui
ti parlavo prima per creare sempre nuove possibilità…La conduction per me
significa: "other possibilities"… In questo senso voglio continuare ad occuparmi
di musica orchestrale per tutta la viata. Verdi, Beethoven, Bramhs
la loro è grande musica, ma io non voglio creare musica classica, solo musica orchestrale…
In che modo vuoi perseguire questi tuoi concetti?
Voglio che la mia orchestra suoni come un jazz trio…Ovvero ottenendo un tipo di
movimento che vada verso questa direzione: un'orchestra che risponda musicalmente
come un trio di jazz. La mia mente partorisce partiture scritte per un'orchestra
ma voglio che l'orchestra sia flessibile, che comprenda la musica concependo un
concetto espanso di musica – canta un brano come se suonasse un'orchestra stonata
composta da pecoroni – No! Non voglio sia così ma così: - ricanta il pezzo
con più verve, con più imprinting - C'è differenza tra venti, trenta o quaranta
persone che leggono queste partiture rispetto a venti, trenta o quaranta persone
che concepiscono un'idea differente di questa musica! Voglio dar loro la possibilità
di avere idee singolarmente differenti della mia musica. Concettualmente rifletto
sempre su tale questione: "come orchestrare tutti questi differenti fattori musicali?".
Il suono che si trova fuori, un'auto che passa, la tua voce… come raccogliere tutto
questo nella differente concezione di queste singole cose? Nella storia della musica
orchestrale, nella storia delle big band di jazz, non hai mai ascoltato un concetto
di "flessibilità" che possa essere in grado di cambiare ogni volta direzione secondo
dove tu vuoi…Questa è la motivazione principale per la quale ho iniziato a perseguire
la stimolante sfida della conduction. Alla fine voglio prende e catturare
questo sound e imprimerlo su carta. È questo ciò che voglio!
Adesso scrivi meno rispetto a trent'anni fa?
In tutta la mia vita ho scritto e continuo a scrivere musica. Anzi, addirittura
ritengo che attualmente scriva più di quanto scrivessi trent'anni fa poiché ho molte
idee in più su come si evolvono i miei concetti musicali. Ad esempio in questo momento
sto cercando di sviluppare un'idea sulla musica di Alice Coltrane.
Progetto che mi è venuto in mente in seguito alla sua scomparsa. Personaggi come
Alice Coltrane o Don Cherry rappresentano per me dei
veri e propri eroi. Hanno influenzato profondamente il mio modo di essere artista
e compositore. L'idea che ho adesso in mente è: "come può evolversi questo progetto?".
Questa è la ragione per la quale ho iniziato a perseguire i concetti della mia
conduction. Più realizzo conduction più ho idee da sviluppare
Restando alla conduction, è semplice per i tuoi musicisti
imparare i tuoi movimenti, le tue indicazioni, i tuoi gesti simbolici?
Semplice? Potrebbe essere semplice anche se in realtà non lo è affatto. Dipende
dal singolo individuo…
Dipende dalla sua cultura musicale? Da come si struttura
il suo approccio all'improvvisazione o alla lettura?
No, no! Nulla di tutto questo! Non chiedo a nessuno dei miei musicisti se sono o
non sono degli improvvisatori. Loro devono lavorare soltanto su questo libro di
appunti. Nient'altro. Solo da questi appunti i musicisti troveranno il modo di come
espandere la conoscenza di questa musica. Quando nel 1996
lavorai a "Holy Sea" il disco dal vivo inciso
con l'Orchestra della Toscana (Splasc(h) Records, 1999),
nessuno di quei musicisti era un improvvisatore. Nessuno di loro aveva alcuna esperienza
di improvvisazione pur essendo loro dei magnifici strumentisti. Viceversa quando
andai in Giappone per suonare con un'orchestra di musica tradizionale giapponese
mi trovai di fronte a dei grandi musicisti ma anche davanti ad ottimi improvvisatori.
Il punto centrale di tutto è l'interpretazione! La gente ha un'idea errata di cosa
sia l'improvvisazione. Cosa che per me ha a che fare con ripeto: l'interpretazione…
Ma, in definitiva per te è meglio suonare con dei buoni
strumentisti o con dei buoni improvvisatori?
Per entrambe le situazioni è sempre uno stress differente (ridiamo tutti). Dipende
da quanto tu vuoi realmente imparare. Spesso un grande professionista impara tutto
e subito. Altri musicisti resistono quando fornisci loro nuove informazioni. Per
me ogni musicista è perennemente uno studente. Se ogni musicista ha qualcosa da
imparare dalla musica non ha importanza da quale ambito provenga "questo qualcosa":
jazz, pop music, blues, musica classica, musica hilly billy… L'importante è avere
un feeling con essa. Più musica conosci più musica puoi suonare…
Ho letto il tuo esaustivo manuale dal titolo "Conduction
Workbook" tradotto da Daniela Veronesi. Perdonami ma non ho ben compreso la relazione
tra conduction e le implicazioni sociali che essa comporta. Potresti spiegarlo in
poche battute?
Questo manoscritto rappresenta l'edizione ridotta di un progetto più ampio che dovrebbe
svilupparsi nel corpus di un unico libro sulla conduction. Libro cui è in
programma l'uscita nel 2010 in occasione del
25esimo anniversario della conduction. Penso che le implicazioni sociali
della conduction rappresentino l'apertura di una finestra sul mondo tra i
musicisti di diversissima provenienza musicale. Tali implicazioni incidono inoltre
sul background culturale, sociale e ambientale. Tutti possono partecipare; tutti
possono contribuire in un luogo che si potrebbe considerare come una nuova Ground
Zero della musica. Ovvero un luogo dal quale ripartire da zero. Quando iniziai nel
1985 ad applicare i concetti della conduction,
molti musicisti eslcamarono; "Oh, non Butch! Ti prego! Ecco una nuova dittatura
del jazz. Non vogliamo suonare queste cose". Eppure, ancora adesso molti compositori
di musica contemporanea chiamano le loro opere "Improvised Conducting". Se
si ascoltano le loro incisioni si nota che questi direttori d'orchestra provano
a improvvisare durante la conduzione. In queste opere ascolti nuove indicazioni
che arrivano da certe musiche. Queste creano un sistema sociale comune. Non ha nulla
a che vedere col jazz o col free o con la musica classica ma è semplicemente "fare
qualcosa". Tutti questi fermenti, queste idee sviluppate collettivamente, queste
pratiche comunitarie creano "il nuovo". In questo contesto non è in gioco soltanto
l'evoluzione della musica ma anche i luoghi e le strutture organizzative entro le
quali si lavora. Quest'ultime creano nuove potenzialità professionali e una nuova
collocazione della figura del musicista nella società stessa. Il fatto che musicisti
di diverso background collaborino sempre piú tra loro va anche in questa direzione,
e la Conduction è una delle possibilità che si offrono in questo contesto.
Comprendo bene che come tutti gli artisti sei sempre insoddisfatto
del risultato finale delle tue opere. Ricordo tue incisioni memorabili come: "Dust
To Dust, "Testament" e il notevole "Burning Cloud" (forse l'ultima volta che ti
abbiamo ascoltato suonare la tromba su disco come leader), ma anche il bellissimo
electronic jazz con la Nublu Orchestra. C'è un lavoro che ti soddisfa anche parzialmente?
Che in qualche modo rappresenti idealmente la sommatoria delle tue concezioni musicali?
Sicuramente il concerto di Bologna inciso all'Angelica Festival e pubblicato
nel cd "Conduction/Induction" (Raitrade,
2006) è realmente il primo vero documento live
dove vi è rappresentato in maniera perfetta una conduction basata su mie
annotazioni. Sono abbastanza soddisfatto di come siano andate le cose, soddisfatto
dei musicisti e di come hanno suonato, anche se penso abbiano avuto poco tempo per
provare e stare insieme tra loro. Tre o quattro giorni in più e l'orchestra sarebbe
stata ancor più esplosiva! Tanta gente ascoltando il disco mi ha chiesto: "Butch!
questa è musica scritta o improvvisata?". Per me non ha alcuna importanza -
rispondo loro - l'importante è che il risultato finale abbia raggiunto il livello
di una musica che piace.
Conduction a parte, hai altri progetti in programma prossimamente?
…Vorrei insistere nello sviluppare un bel progetto iniziato diciotto anni fa e che
presentai per la prima volta in Italia nel 2007,
a Roma. Si tratta di una conduction intitoltata "Corus Of Poets" in
cui alcuni poeti interpretando i loro versi interagiscono con la mia musica. Decisamente
un'altra sfida interessante e soprattutto molto stimolante. Staremo a vedere…
Collaborazioni
Andrew Cyrille, Wayne Horvitz, Frank Lowe, Joseph Bowie, Billy Bang, John Zorn,
Steve McCall, David Murray, Henry Threadgill, Olu Dara, George Lewis, Anthony Davis,
Gianni Gebbia, Cooper Moore, Sunny Murray, Gracham Moncur III, Charles Eubanks,
Steve Lacy,
Jean-jacques Avenel, Lester Bowie, Don Pullen,
William Parker,
Fred Frith, Ray Anderson, John Hicks, Curtis Lundy, Han Bennink,
Cassandra
Wilson, Graham Haynes, Kenny Wollesen, Eddie Henderson.
Discografia Selezionata
1978 – In Touch… But Out Of Reach (Karma)
1982 – The New York City Artists' Collective
Pleys Butch Morris (N.Y.C.A.C.)
1986 – Current Trends In Racism In Modern America
(Sound Aspects)
1987 – Nine Below Zero: W. Horvitz, B. Morris,
R. Previte (Sound Aspects)
1995 - Testament: A Conduction Collection (New
World)
1990 - Dust To Dust (New World)
1993 – Burning Cloud (FMP)
1995 – Conduct Berlin Skyscraper '95 (FMP)
1996 - Conduction # 70: Til For Tat (For 4 Ears)
1999 – Holy Sea (Splasc(h) Records
2006 – Nublu Orchestra conducted by Butch Morris
(Nublu Records)
2006 – Conduction/Induction (RaiTrade)
30/01/2011 | Una gallery di oltre 60 scatti al New York Winter Jazz Fest 2011: Chico Hamilton, Don Byron, Geri Allen, JD Allen, Butch Morris, Steve Coleman Vernon Reid, Anat Cohen, Aaron Goldberg, Nasheet Waits, Abraham Burton, Eric McPherson...(Petra Cvelbar)
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Data pubblicazione: 21/03/2009
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