Il festival di
Sant'Anna Arresi dall'evocativo titolo di "Ai
confini tra Sardegna e Jazz" è oramai una rassegna di punta nel rappresentare in Italia parte dell'attuale movimentato scenario afro-americano. Non a caso nelle ultime quattro edizioni della manifestazione sarda, si registra in maniera consecutiva - seppur nella varietà di diversificati progetti - la determinante presenza di William Parker e Mattew Shipp, due elementi fondamentali nell'odierna "ricerca estetica" del jazz d'oltreoceano.
Tale significativo dato rappresenta indicativamente i termini precisi di "espansione" di quel piccolo ma costruttivo scenario che si affaccia già da anni sotto le fondamenta della
down town newyorchese. Quella del Vison Festival per intenderci, nutrito crogiuolo di "razze" non solo epidermiche ma climatiche e storiche.
Da questi ulteriori elementi si sviluppano proprio nel piccolo paesino cagliaritano, i pretesti per rischiare provocanti e produttive contaminazioni.
Ci viene in mente proprio l'esibizione di Mattew Shipp insieme al vecchio maestro Roscoe Mitchell (sappiamo che i due, dopo l'avventura di "Nine To Get Ready", hanno avuto "sane" e costruttive divergenze sul modo di interpretare il gioco del jazz di oggi), o l'incontro tra le tre generazioni a confronto come quella di
Braxton, Cyrille e dello stesso Parker, entità diversissime tra loro quanto a "visioni" ed esperienze concettuali (ma Cyrille è stato maestro di
Guillermo E. Brown ed il cerchio dunque magicamente si chiude).
La stessa presenza di Roscoe Mitchell, di Anthony Braxton e di Muhal Richard Abrams, determinavano l'aspetto preponderante all'interno dell'interessantissimo seminario dedicato all'AACM, la celebre
Association for Advancement of Creative Musicians fondata nel 1965 dallo stesso Abrams insieme ad un agguerrito manipolo di musicisti nero-americani.
Francesco Martinelli - abile coordinatore dell'evento nonchè autore nel 2000 del prezioso volume "Anthony Braxton Discography" - ha dissipato e chiarito alcune questioni sorte all'interno degli illuminanti interventi, offrendo più prospettive di riflessione ricche di validissimi punti di vista che specificassero l'intricato e affollato mondo della AACM.
Cosa resta dopo quell'importante e determinante stagione? Quale eredità ha lasciato l'AACM nell'attuale panorama contemporaneo?
A tali domande ha cercato di darne unità e sinteticità storica l'oculato intervento di Alexandre Pierrepont il quale, raccontando talune identità storiche emerse nel corso degli ultimi quarant'anni, univa un sottile filo conduttore - specificandone doverosamente alcuni dovuti distinguo - tra l'associazione chicagoana e l'arrivo - oramai avvenuto vent'anni fa - della M-BASE di Steve Coleman. Il tema della "unificazione degli intenti" nella relazione programmatica della AACM veniva perciò decisamente evidenziato dal giovane studioso francese.
Di diversa indagine conoscitiva sono stati i contribuiti di Emiliano Neri e Andrea Ravagnan i quali hanno esposto e sviluppato uno studio effettuato su alcuni documenti scritti da George Lewis che recriminavano una non completa definizione storica sugli avvenimenti orbitanti l'AACM in termini di critica musicale, oltre a sottolineare lo "status individuale" dei partecipanti al celebre gruppo storico.
Da qui si dipanavano tra i partecipanti altre domande amletiche, altre definizioni da scandagliare accuratamente senza per'altro pretendere di risolverle in tre giorni.
Non è il jazz azione individuale? Momento storico del musicista che si pone al mondo soggettivamente rispetto al vivere e sentire la società?
Non erano Coltrane, Ayler, Ornette individualità a loro volta già determinate, isolate, dunque soggettive splendidamente?
Sul rispetto dell'individualità e sulla specificità dell'azione collettiva, ha esposto il suo pensiero lo stesso
Braxton il quale, rispondendo alle domande di Martinelli e del numeroso pubblico, ha in realtà offerto una mera opinione del proprio personale pensiero sui rapporti tra jazz e Africa, sull'impossibilità di costruire un archivio della sua opera, della propria adesione (parziale aggiungiamo noi), ai dettami dell'associazione.
In tal senso anche Muhal Richard Abrams, ma soprattutto Roscoe Mitchell, ribadivano l'importantissimo apporto dello status creativo all'interno della AACM sulla linea di una forte identità individuale. Bello e strano sentire proprio dal sassofonista proferire queste parole in qualità di fondatore degli Art
Ensemble Of Chicago...
Altra domanda: perchè non accettare che quel jazz, quella musica, quel momento storico non era altro che la sommatoria di tante individualità che si univano in associazione per autotutelarsi, diffondere il più possibile la nuova musica nera ma anche per "creare" insieme?
Ultimi validissimi appunti all'interno della tre giorni di studio sono poi stati quelli di Terence
Martin il quale ha presentato una serie di belle fotografie risalenti a quel proficuo periodo (momenti live o in studio ma anche immagini tratte da giornali e riviste), nonchè il sapiente intervento di Claudio Sessa. Il critico milanese ha esposto alcuni estratti musicali atti a sottolineare le varie correnti all'interno della storica associazione di Chicago, evidenziando inoltre le specifiche differenze sonore e timbriche dei vari componenti nella loro soggettiva azione strumentale.
A conclusione del convegno è stato infine proiettato un brevissimo filmato riguardante gli Art
Ensemble Of Chicago insieme all'attrice Brigitte Fontaine risalente all'esodo parigino del 1969.
Ma non basta. L'Associazione Punta Giara ha chiuso degnamente il seminario consegnando ai presenti il volume con annesso un cd live degli atti del convegno svoltosi a
Sant'Anna Arresi nell'edizione 2004, quello dedicato ad Eric Dolphy per il quarantennale della scomparsa e intitolato"Tender Warrior", con testi di Alan Saul, Claudio Sessa, Francesco Martinelli, Tiziano Tononi, Daniele Cavallanti, Gérard Rouy, Graham Connah, Paul Karting e Antonio Borghini.
In chiusura di articolo non va dimenticato l'azione propositiva che l'Associazione Punta Giara
offre da ben quatto anni relativamente ai seminari musicali dedicati al compianto
Marcello Melis e aperti ad allievi di vari livelli. Quest'anno il corpo docenti era costituito da una eccezionale squadra formata da William Parker, Rob Brown, Lewis Barnes, Andrew Cyrille, Garrison Fewell, Tiziana Ghiglioni, Giancarlo Schiaffini, Umberto Petrin e Tiziano Tononi (senza scordare le
pregiate master class curate da Muhal Richard Abrams, Anthony Braxton e Roscoe Mitchell) i quali hanno orgogliosamente portato sul palco di
Sant'Anna Arresi diverse band costituitesi con i migliori allievi nel corso dei vari workshop.
Dai seminari 2004 ne è scaturita la formazione dei Noizeland, vincitori lo scorso anno e protagonisti in questa ventesima edizione di un concerto sobrio, strumentalmente ben eseguito e costituito da musiche interessanti - anche se la strada da percorrere è ancora lunga - seppur ricche di gradevoli spunti creativi.