Bojan Z Trio
31 Ottobre 2003 – Roma -
Auditorium – Parco della Musica di
Alessandro Marongiu
photo by Daniele Molajoli
Bojan Zulfikarpasic – Pianoforte
Ben Perowsky – Batterie
Remi Vignolo – Contrabbasso
La cornice della serata è la sala settecento dell'Auditorium – Parco della Musica di Roma. È di scena un giovane pianista:
Bojan Zulfikarpasic. Il palco è allestito in maniera essenziale ed elegante: ci sono gli strumenti dedicati ai tre musicisti (Bojan Z. al pianoforte,
Ben Perowsky alle batterie e Remi Vignolo
al contrabbasso) illuminati da pochi faretti che contribuiscono a rendere suggestiva l'atmosfera.
Il pubblico non è molto numeroso. Poco dopo le nove, ora prefissata per l'inizio del concerto, entrano in scena i tre musicisti. Ed è subito grande musica. Bojan Z. presenterà, questa sera, il suo ultimo album dal titolo " Transpacifik" con una scaletta che rispetterà fedelmente l'ordine delle tracce dell'album.
Il primo brano, "Set it up", inizia con una dolcissima introduzione di pianoforte eseguita sulla parte centrale della tastiera. Dopo poco tutto il resto della band lo segue con una ritmica abbastanza sostenuta. Le sonorità che fanno vibrare l'atmosfera della sala sono europee, uno stile che inizia ormai ad affermarsi e a distinguersi da quelli più tipicamente d'oltreoceano.
Durante il brano ogni tanto si viene scossi da una scarica di batteria che provoca un sussulto e lascia un po' perplessi. Assolo di piano e di contrabbasso e, sul finale, un pianoforte dal suono ovattato ottenuto agendo con le mani direttamente sulle corde del pianoforte. La musica scema lentamente su una linea di basso molto essenziale.
Il secondo brano è "The joker" ed esordisce con una serie di note forti che provengono dalla parte bassa della tastiera del pianoforte. Il bassista produce suoni slappati degni della musica funk. Contrariamente al primo brano, la linea di basso è molto articolata. Il pezzo procede riproponendo sempre un tema principale ogni volta arricchito con una serie di varianti.
Bojan Z. continua ad insistere sulle note basse. La disposizione dei musicisti sul palco è quella del più classico dei trii pianistici: pianoforte sulla sinistra che guarda sia contrabbasso e batteria, contrabbasso al centro e batteria sulla destra. Questa disposizione permette la sincronizzazione degli strumenti. Infatti i tre musicisti si guardano spesso e si fanno cenni di intesa, ma quello che si nota è un leggero scollamento della batteria rispetto al resto. A tratti, infatti, il suono della batteria è prevalente rispetto a quello del pianoforte e del contrabbasso e produce nell'ascoltatore un certo fastidio. Inoltre, si nota che negli stacchi alcune volte non c'è sincronizzazione tra la batteria ed il resto. Il fatto, probabilmente, è dovuto alla mancanza del batterista abituale del trio (Nasheet Waits) che questa sera è stato sostituito dal newyorkese
Ben Perowsky.
La nazionalità del
batterista, non a caso, incide profondamente sul modo di suonare che è
influenzato dal sostrato culturale dell'ambiente in cui lavora. Mentre pianista
e bassista sono europei. È pertanto inevitabile percepire questo scollamento
accentuato dal fatto che, con molta probabilità, il gruppo non ha avuto
sufficiente tempo per affiatarsi e trovare l'amalgama.
Il terzo brano (" Flashback") ci invade da subito con una melodia eseguita al pianoforte in tono minore che colora l'atmosfera di una vena malinconica. Sulle note di Bojan Z. entra dapprima il basso e, successivamente, la batteria. Mentre la melodia continua sulle orme della classicità, diventa subitaneamente dissonante. Il contrasto è duro ma, al tempo stesso, eccitante.
Assolo di basso e, successivamente, assolo di pianoforte sulle note più alte della tastiera (probabilmente se ci fossero stati altri tasti più in altro Bojan Z li avrebbe utilizzati). Pausa di qualche frazione di secondo e la melodia riprende per proporci il finale. Bojan Z. accenna qualche parola italiana per ringraziare il pubblico intervenuto e, in inglese, presenta i brani appena eseguiti e quello che suonerà. Si tratta di "Run René, Run!". Questo brano si basa
molto sul virtuosismo dei tre. Inizialmente i musicisti scherzano tra di loro
chiamandosi e rispondendosi con i rispettivi strumenti. Successivamente è tutto
un susseguirsi di scale veloci, eseguite sia al pianoforte che al contrabbasso,
e di scariche di batteria a tratti esageratamente forte rispetto agli altri
strumenti. Il finale vede Bojan Z. asciugarsi il sudore con la manica della sua
maglia grigia.
Il quinto brano, " Bulgarska", è un 3/4 sofisticato ed elegante eseguito dal solo pianoforte accompagnato da una leggera linea di basso. Il brano in questione sembrerebbe essere un walzer tipico di una regione bulgara. Si passa al sesto brano in programma, "Z-Rays", che è una magnifica jazz ballad. Con questo brano Bojan Z. ripropone in maniera forte quel suono tipico dello stile europeo di cui si parlava prima che a tratti ricorda, non a torto, anche alcuni pezzi di un altro trio europeo:
E.S.T. L'introduzione è affidata al pianoforte, ma successivamente il ritmo cresce così come la pienezza del pezzo. Bojan Z. improvvisa mentre il finale vede un assolo di basso accompagnato da una batteria a spazzole. Il settimo brano è "Groznjan blue".
Il titolo è dedicato ad una città
dell'Istria (Grisignana). Bojan Z. esordisce suonando con una mano il pianoforte
e con l'altra agendo sulle corde all'interno. Il suono che ne scaturisce è
quello di un effetto delay molto suggestivo. Su queste particolarissime note il
basso esegue una linea melodica mentre il batterista utilizza le spazzole per
creare un'atmosfera molto soft. Il pezzo è molto sincopato e caratterizzato da
un tono minore che gli conferisce un tono melanconico. Assolo di Bojan Z. sulle
note più alte del pianoforte e, sul finale, si torna sui binari della classicità
con un ritmo possente.
L'ottavo brano in scaletta è " Sepia sulfureux" caratterizzato da un'introduzione elegantissima
fatta con accordi cadenzati dove non solo il suono, ma anche le pause fanno la
musica. Il brano procede sulla via di un lentissimo 4/4 dalle caratteristiche
bluesy. Bojan Z. improvvisa centellinando con sapienza le note come a farle
desiderare sempre di più.
Ultimo brano in scaletta è " Niner". L'introduzione è dissonante ed è affidata alle note alte
della tastiera. Seguono un gran numero di scale per produrre le quali le mani di
Bojan Z. galoppano sui tasti e poi si parte con un ritmo bop. Il pezzo è
caratterizzato dall'alternarsi di scale ed melodia allegra sapientemente
mixate.
Il trio, tra gli applausi del pubblico, esce ma solo per poco. Infatti sull'album da presentare vi è una decima traccia che questa sera viene proposta come bis. Si tratta di " Purple gazelle (Angelica)" di Duke Ellington eseguita e reinterpretata con un gusto molto moderno. La melodia è
dissonante con cambi di ritmo anche molto marcati. Sul finale i musicisti
scoppiano in una risata e si congedano dal pubblico.
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16/05/2010 | Angelique Kidjo all'Auditorium Parco della Musica: "Ciò che canta è solare fusione fra la cultura del Benin, suo paese d'origine, ed il blues, il jazz, il funk e, soprattutto, la Makossa: un'ibridazione certo non nuova ma innovativa per temi e poetica, un mondo di suoni ed immagini dai contorni onirici, dalle evoluzioni potenti d'una voce ben definita e dinamica, di ampia estensione, ricca di coloriture flessibili nella varietas delle esecuzioni..." (Fabrizio Ciccarelli) |
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Data pubblicazione: 27/11/2003
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