Il quartetto capeggiato dal gallese
Andy Davies apre il suo Spring Italian Tour a Gioia del Colle (Ba), al jazz club
Ueffilo – Cantina a Sud.
La band è la perfetta sintesi dell'Europa unita, in quanto è formata da elementi tutti provenienti da località differenti, seppur accomunati da una medesima matrice musicale e, per due di loro, dagli stessi studi compiuti presso il prestigioso
Trinity College di Londra. Infatti, oltre al leader Andy Davies alla tromba, vi sono lo svedese
Eivind Lodemel al piano, Lorenzo Bassignani al basso elettrico, italiano e
Reinis Axelsson alla batteria, proveniente dalla Norvegia.
Tale composizione multietnica la si riscontra anche nel sound offerto dall'interessante quartetto.
Le influenze stilistiche del giovanissimo
Andy Davies, molto vicine a quelle già create da Chet Baker e, per altre sonorità, dal "nostro" Paolo Fresu, sono accese dalla corposità dell'elaborazione e della creatività degli altri musicisti, tutti molto giovani.
L'Andy Davies quartet presenta in questo suo tour il
primo lavoro discografico inciso per la
Coffe and Apple records (alla quale è dedicato anche il brano di chiusura dell'album). Sette brani molto intensi e differenti tra loro, sia dal punto di vista stilistico che sostanziale. Nell'album non vi sono standard, questo va detto subito, e ciò non ci consente di misurare adeguatamente la valenza del quartetto, ma le composizioni sono tutte molto interessanti, intrise di una certa malinconia molto…britannica.
Il concerto segue quasi pedissequamente la playlist dell'album. La voce della tromba di
Davies è sporca e graffiante al punto giusto. Il drumming solido e vigoroso di
Axelsson coadiuvato dal metronomico Bassignani, sorregge le creazioni a tratti romantiche del leader, ma mai leziose. Grintoso e scintillante
Lodemel, che all'abbisogna, accarezza o, veementemente, percuote la tastiera del piano. Si destreggia con l'abilità consumata di chi ha un considerevole passato alle spalle, sempre attento a tenere ritmo ed armonia.
I suoni più acri si alternano a delle sonorità più dolci, tristi e permeate di un linguaggio urbano, asciutto.
Shibuya blues e Baby the night has come hanno delle trame opportunamente frastagliate, ricche di cambi ritmici e per questo seducenti.
I brani si muovono entro le cordinate di un mainstream neo-bop. I passaggi armonici ed i cambi d'impostazione creativa sono una caratteristica dominante del concerto e, ovviamente dell'album. Obese with rejection sorprende per il suo lirismo tristemente atipico.
Monkey tennis evidenzia ancora una volta il giusto piglio ed il rigore del piano di
Lodemel. L'assenza di schemi ritmico-armonici è una dote, è l'elemento positivo che fraziona il suono e lo rende più appetibile.
Il secondo set è caratterizzato da una breve jam, voluta da
Andy Davies che chiama sul palco la cantante americana (oramai da qualche anno in Italia)
Chrissie Oppedisano.
La vocalist californiana introduce il primo dei due brani: il classicissimo Route 66. Le cadenze armoniche e ritmiche dell'esecuzione animano ancor più il flusso d'idee
del quartetto che esegue il brano con una propria cifra autoriale. La voce dell'Oppedisano imprime maggiore velocità all'esecuzione e dialoga con particolare intensità ora con il piano, ora con la tromba.
A Foggy Day è "dedicata" dalla cantante italo-americana al Galles, paese natale del leader del quartetto che, sempre con disarmante semplicità e simpatia, occhieggia, quasi arrossendo. Grazie a questo estemporaneo intervento si ha modo di sentire i quattro "britannici" misurarsi con i classici. Ciò sfata ogni dubbio circa la loro capacità esecutiva e tecnica.
La suadente voce dell'Oppedisano si intreccia con ogni singolo strumento, esaltandone ogni singola nota, in un perfetto coniugio di sentimento e professionalità.
Le frasi sghembe di Bulgaria, la melodia soft e ambiguamente blue di Spin the Guinea pig e la suadente Coffee and Apple, koinè di suoni britannici e scandinavi, chiudono l'esibizione del quartetto.
Il bis, richiesto a furor di popolo, è un altro standard: Cherokee, la cui forza espressiva carica di tensione positiva viene eseguita dal quartetto ad elevata velocità e con estrema professionalità. Il solo di
Lodemel è di alto livello, le sue dita si muovono sulla tastiera con decisione ed a ritmi elevatissimi esaltando ancor di più il fraseggio di
Davies che libera i suoni nell'aria dimostrando un controllo ritmico non comune.
Un gruppo con un forte affiatamento riscontrabile in un ragguardevole interplay.
Gli applausi del pubblico sono decisi e convinti.