Lutte Berg Ensemble
Teatro Arciliuto, Roma - 4 giugno 2010
di Laura Mancini
Il 4 Giugno 2010, un "Lutte Berg
Ensemble" in versione ridotta, presenta in occasione di una delle ultime serate
del Festival Jazz organizzato dal Teatro Arciliuto di Roma presso la Sala Anfiteatro,
un concerto che mescola brani di due album del chitarrista italo - svedese: l'ultimo
"Landskap", che fornisce una visione personale ed evocativa dei paesaggi
della sua terra d'origine e di quelle attraversate, ed il precedente disco "Ensemble".
Il repertorio eseguito da Lutte Berg alla
chitarra fretless a due manici, in duo col pianista Alessandro Gwis,
mostra un forte legame con la tradizione della musica popolare, rifacendosi anche
al primo pianista svedese che dedicò un intero album a questo genere, Jan Johansson.
Validi esempi sono "Danza", uno dei pezzi più ritmati o "Byssan Lull",
ispirato ad una ninna nanna svedese che narra di una donna che vive con la sua famiglia
in un bosco e vedendo giungere dei viandanti dall'aspetto inquietante non teme di
accoglierli ed ospitarli. «Speriamo sia un modo per contrastare la diffidenza
che viviamo oggi», annuncia l'autore, intento a suonarla; l'introduzione vede
il chitarrista da solo in uno dei pochi momenti in cui usa la parte superiore della
chitarra. La melodia, a tratti cantilenante, non è però dolce e rassicurante come
ci si aspetterebbe pensando alle nostre ninne nanne, piuttosto sembra narrare una
storia, non priva di momenti di suspense.
Del suo passato di autore di colonne sonore si percepiscono ancora le tracce,
e non di rado. I brani presentati sembrano creati appositamente per supportare delle
immagini. Si passa per "Garrubba" dedicata al quartiere in cui risiedeva
Lutte Berg quando viveva a Cosenza e "Tango Triste", una delle poche
composizioni in cui si abbandona il tempo in tre quarti ed il chitarrista sembra
quasi voler sostituire il suono del tipico bandoneon con quello del suo strumento,
mentre Gwis si accompagna al piano fischiettando un motivetto malinconico.
Spetta invece al pianista l'apertura di "3 Aprile", composizione che esprime
un forte tormento, lasciando solo intuire, verso il finale, un maggior senso di
calma nel fraseggio proposto da Gwis sulle note più acute - e privato di amplificazione
- che riporta all'infanzia, per poi accelerare e tornare inquieto in coincidenza
con le note basse suonate dalla mano sinistra.
La lenta e nostalgica "Where I was born" è un esplicito omaggio alla
Svezia mentre "The Gentleman and the Poet" è dedicato, anche nella tecnica
adottata da Lutte, ai due suoi riferimenti della gioventù, John Mclaughlin e
Pat Metheny.
Un jazz o piuttosto un etno-jazz che davvero va oltre i confini
di ciò che siamo soliti collocare all'interno di questo genere, senza però lasciare
mai l'ascoltatore spaesato.
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Data pubblicazione: 05/07/2010
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