Presentazione del disco di Pietro Condorelli
Napoli, 14 novembre 2005 - La Feltrinelli
Testo e foto di Massimiliano Cerreto
Ma perché chiamare un disco "Easy"? In un primo momento, mi è sono venute alla mente le provocazioni di Frank Zappa, che intitolò uno dei suoi tantissimi album
"Strictly commercial", e quella della rock band degli U2, che diedero alle stampe "Discoteque". Che l'autore di "Quasimodo" (Red Records, 2001) e il direttore dell'Orchestra Jazz del Conservatorio
San Pietro a Majella di Napoli (e titolare della Cattedra di Jazz), solo per citare due delle sue esperienze più recenti, abbia realmente cambiare rotta in modo radicale? E se in quel "facile" ci fosse, invece, solo l'intenzione di comunicare ad un pubblico più ampio di quello degli appassionati di jazz? Un po' come quello rappresentato dalle tantissime persone intervenute alla recente presentazione del disco alla Feltrinelli di Napoli.
"La scelta del titolo è stata fatta a posteriori",
ha spiegato Pietro Condorelli. "E' nata, infatti, dopo l'ascolto del master consegnatomi da Piero De Asmundis.
La prima sensazione che ho avuto è quella della sua facilità d'ascolto. Questo è dovuto, soprattutto, al modo in cui sono stati pensati gli arrangiamenti, ovvero alla semplicità melodica e al grande spazio dato al groove e agli incastri ritmici".
Premesso che è opinione di chi scrive che riuscire a restituire all'ascoltatore un'idea di semplicità, è una delle cose più complicate per un musicista, soprattutto un musicista jazz, c'è un'altra domanda che merita una risposta: cosa è cambiato da "Quasimodo" a "Easy"?
"Innanzitutto la band. Al quintetto composto, oltre che da me, da Fabrizio Bosso (tromba flicorno), Francesco Nastro (pianoforte), Pietro Ciancaglini (contrabbasso) e Pietro Iodice (batteria), si sono aggiunti Daniele Scannapieco (sax tenore e alto), Jerry Popolo (sax tenore e alto) e Roberto Schiano (trombone). Una scelta dovuta non solo alla mia recente esperienza con la big band del Conservatorio, ma anche e soprattutto alla volontà di arricchire il suono di nuove sfumature. Senza dimenticare il talento di ciascun musicista". (Pietro Condorelli)
Vi
è stato, poi, l'intervento Filippo D'allio, chitarrista e autore degli arrangiamenti di "Full House" e di "M.L. Samba". Prima, però, un simpatico aneddoto relativo al titolo di questo brano. "La regola, in generale, è quella di dedicare i brani che uno compone alla propria donna, ad eventi particolarmente piacevoli, o anche infausti. E' importante, secondo me, essere sempre capaci di scherzare con la propria arte, di prendersi un po' in giro. Così, M.L sta per Mascalzone Latino. In altre parole, ho voluto dedicare questo brano ad una barca, che poi, diciamocela tutta, è anche un po' sfortunata….". (Pietro Condorelli)
Ed ecco le parole di
Filippo D'Allio: "Quando Pietro Condorelli mi ha chiesto di collaborare agli arrangiamenti del suo disco stentavo a crederci. Devo moltissimo a lui e lo ringrazio per la fiducia che mi concesso. Ammetto che avevo qualche perplessità nel mettere le mani su questo lavoro. La musica, in realtà, è più facile rovinarla che farla bene!".
Terminato l'ascolto di due brani, il già citato "M.L. Samba" e "Red Apple Jam", traccia originale che racchiude il meglio della tradizione afro-americana e che rivela anche un'attenzione nei confronti delle sonorità latine, è stata la volta di un paio di brani eseguiti dal vivo: solo chitarra e pianoforte. Ad accompagnare Pietro Condorelli c'era, infatti, Francesco Nastro. Inutile aggiungere che gli applausi che ne sono seguiti sono stati davvero numerosi.
Prima dei saluti finali, alcune battute del giornalista Stefano De Stefano, che, tra l'altro, ha giustamente ricordato l'esperienza dei
Sonora Art Quartet. Con tale ensemble, diretto da Marco Sannini, Pietro Condorelli realizzò, nel 1989, un breve tour negli USA (su richiesta dell'Istituto Italiano di Cultura di New York) e registrò un album con la partecipazione di Jerry Bergonzi.
Quando torno a casa, devo assolutamente ascoltare questo disco. Ecco cosa penso mentre cerco di raggiungere Pietro Condorelli, divincolandomi tra i presenti che si sono tutti stretti intorno a lui. Il suo autografo recita semplicemente così: Con swing!