Pubblico eterogeneo, giovedì 30 luglio all'Arena del Mare di Minori, in rispettosa attesa dello stellare trio del pianista
Aaron Goldberg, protagonista del secondo appuntamento di questa nona edizione di Jazz On The Coast, promossa da
Gaspare Di Lieto, composto da Reuben Rogers al basso ed Eric Harland
alla batteria, con guest stars i due sax tenori
Mark Turner
e Joshua Redman: in prima fila l'intero "jet-set" jazzistico salernitano, capeggiato dai saxofonisti
Alfonso Deidda, Gerry Popolo, Carla Marciano,
Giuseppe Plaitano, ai quali si sono aggiunti anche i pianisti Julian Oliver Mazzariello
e Alessandro La Corte, segno dell'enorme interesse per la serata.
Il concerto è vissuto interamente su temi firmati da Aaron Goldberg
e Joshua Redman, principiato con un omaggio al pianista Omer Avital, amico di Goldberg. Poi, il sestetto con i due sax tenori a farla da padroni, creatori di un magico connubio, giocato su lunghi e articolati temi, con non pochi riferimenti stilistici, sviluppati con lodevole originalità: torrenziale il fraseggio dalla profonda e controllata sonorità di Turner e la sensibilità ritmica sviluppatissima, posta in luce dalle tipiche tecniche di ritardo, anticipo, dilatazione e contrazione delle frasi creanti sovrapposizione di armonia, con sostituzioni di scale che caratterizza il sax certamente più graffiante ed esuberante che è quello di
Joshua Redman. Joshua Redman ha lasciato sempre intravedere le "fondamenta" dell'accordo, restando sedotto non tanto dalle sue estreme estensioni (che pure ha usato), quanto dalle infinite possibilità combinatorie dei suoi elementi primari, aspetto in cui il trio gli si è rivelato particolarmente congeniale.
Insieme a Mark Turner, col quale non ha ingaggiato il tanto atteso "duel", escluso in qualche
sparring four, Redman ha creato soprattutto linee forti e intelligibili, con un fraseggio formato da un succedersi di unità significanti,
ovvero frasi che al di là della loro collocazione nel contesto, posseggono un disegno chiaro, un esempio tipico dell'approccio neroamericano al duetto, sia per la natura dell'interplay, sia per la pronuncia strumentale.
Aaron Goldberg, giovane promessa del pianoforte, ha spaziato dal free
più libero al blues più scandito, con cui ha chiuso il concerto, dalla tradizionale
ballad al ritmato latin, eccellentemente schizzato dal brano che maggiormente ha coinvolto il pubblico, "