Le ombre luminose
della voce di Nnenna Freelon
La vocalist incanta nella notte di Minori, aprendo la XII edizione
di "Jazz on The Coast"
Jazz On The Coast
2006 - 25 luglio 2006, Minori (SA)
di Olga Chieffi
foto di Francesco Truono
Come avviene ormai da dodici anni, la rassegna jazzistica made in Minori
"Jazz On The coast",
firmata dal pianista Gaspare Di Lieto e promossa dall'Associazione Musicale
Costiera Amalfitana, presieduta da Gioacchino Mansi, è iniziata con un
concerto di eccezionale eleganza e intensità.
Alta performance quella di
Nnenna
Freelon, alla quale è stata affidata la serata d'apertura: l'attesa
è stata più lunga del solito a causa della pioggia, ma nella notte incantata di
Minori si è levato il canto intenso della vocalist,
dedicato
a Lady Day, che ha inaugurato la nuova location del festival, non più in riva al
mare, ma nel cuore del paese, sul sacrato della Chiesa Madre, che ha accresciuto
il contatto con il numeroso pubblico accorso, nonostante la tempesta d'estate, abbattutasi
sulla divina. La
Freelon
ha riletto il repertorio di Billie Holiday e l'intero territorio da lei esplorato,
ma il suo omaggio si è rivelato raffinatamente colto: la vocalist è riuscita ad
evocare non nel modo del canto ma nelle sue proprie motivazioni Lady Day: per i
musicisti dell'attuale generazione la voce è un complemento, quel limite cui lo
strumento non perviene, la parola cantata l'esplicazione e la chiarificazione della
propria intenzionalità. Nel canto della
Freelon
si è sentito quel far musica nel segno di un gioco inteso come quello scarto tra
creazione e rivelazione, tra pensiero dell'oggetto e oggettivazione del passato,
tra sentimento ed esposizione. Nella vocalità della
Freelon
intuiamo il risvolto estetico dell'essenza della sua weltanschauung che è nel suono
della voce, non nella frase tramite la voce espressa, attraverso cui cerca di cogliere
e definire concettualmente il noumeno.
Nnenna
Freelon possiede un eccezionale controllo della melodia che è stata
mantenuta intatta nella sua comunicatività, rispettando gli equilibri e la dialetticità
dei rapporti con il quartetto che l'ha magistralmente sostenuta: la sua voce si
è mossa all'interno del gioco ed è stata la sua elasticità e flessuosità, direi
quasi ecletticità ad attanagliare il pubblico, preda della forza evocata da quella
musica, in cui gli assoluti vita e morte, vengono esorcizzati.
Le tumide, schiette, aspre ombreggiature blues e le chiare, yodelizzanti
pennellate, evocanti anche il pop, si sono combinate in maniera innovativa nell'inquieta
tavolozza del suo robusto bronzeo registro, emozionandoci nel comunicarci i diversi
suoi umori interpretativi bilanciati nel lavorare melodia e versi in un quadro espressivo
il più delle volte coerente e dinamico.
Nnenna
è l'insolita improvvisatrice vocale che sa ampliare la dimensione poetica di una
canzone senza contraddirla, cangiando riflessi, spessori, tensione, rendendo interessante
l'arioso e bizzoso portamento, seguendo una logica che ci è sembrata naturale, legata
allo stesso respiro colloquiale delle pagine, ma frutto di un'intensa ricerca.
Applausi anche per il quartetto d'appoggio, composto da Wayne Batchelor
al contrabbasso, Beverly Botsford alle percussioni, Kinah Boto
alla batteria e in particolare per il giovane pianista, Brandon McCune, che
ha saputo offrire una creativa modulazione e contaminazione dei colori e la scultorea
ridefinizione delle proporzioni dei celebri classici proposti.
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Data pubblicazione: 19/09/2006
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