Intervista a Arto Tunçboyaciyan
Pubblicata
sulla Rivista DrumClub - febbraio 2001, pagg. 53-55
"Il suono
della mia vita"
Di: Peppe
Consolmagno
Foto di: Elio
Guidi, Michalis Bothos e Paolo Tosti
Traduzione:
Paola Andreani
PREMESSA:
Percussionista
e vocalist di origini armene, Arto Tunçboyaciyan viene da Galataria, una
piccola città alle porte da Istanbul, dove è nato nel 1957. Ha iniziato a
suonare professionalmente all'età di undici anni unendosi alla band di suo
fratello Onno con cui si esibiva e incideva musica tradizionale. Dopo alcuni
tentativi in Europa, nel 1981
si trasferisce a New York; oggi vive nel New
Jersey, per esplorare nuove influenze creative. Arto si muove sul palco, come
in studio, con un set di strumenti sempre da lui costruiti o assemblati in
maniera originale a cui unisce la voce dotata di una estensione che lo mette in
condizione di effettuare eccellenti cambiamenti di registro. Questo gli ha
sempre permesso di distinguersi da altri percussionisti e di non entrare in
competizione con loro.
Le sue
frequentazioni artistiche sono solide ed altolocate, Arto Tunçboyaciyan ha
collaborato con musicisti del calibro di Chet Baker, Paul Motian,
Jim Pepper,
Dino Saluzzi, Marc Johnson, Bob Berg, Al Di Meola, Eleftheria
Arvanitaki; tra
gli ultimi la vocalist Maria Pia De Vito e la pianista Rita Marcotulli
con cui
hanno inciso e co-prodotto il Cd Triboh.
Insieme al suo connazionale, il virtuoso di Oud
Ara Dinkjian, ha fondato nel 1985
il gruppo Night Ark
di cui è appena uscito
l'ultimo Cd Petals on your Path. Due
gli album solistici introvabili, Mainroot
e Virgiland. Altri due sono i Cd
che vedono Arto Tunçboyaciyan impegnato in veste solistica: Dignity e Onno,
quest'ultimo dedicato al fratello scomparso prematuramente pochi anni fa. Avc1 e Bzdik Zinvor sono i suoi recenti lavori discografici: il primo è
una colonna sonora di un film del produttore Erden Kiral in cui Arto ha scritto
le musiche, il secondo registrato in Armenia con L'Armenian Navy Band.
Arto Tunçboyaciyan mette in musica i suoi grandi
valori: "amore, rispetto e verità….il miglior cibo è un sorriso, la
miglior vitamina la felicità".
L'incontro
con Arto Tunçboyaciyan è avvenuto in occasione del suo concerto insieme al suo
ultimo progetto l'Armenian Navy Band al Teatro degli Illuminati di Città Di
Castello (PG) in occasione del "Percussionistica 2000 – World Rhythm Festival"
il 22.10.2000.
Armenian Navy Band condotta da Arto Tunçboyaciyan è
una piccola e deliziosa orchestra il cui suono è caratterizzato da strumenti a
corda come il Kemance, (un piccolo
violino che si suona in verticale appoggiandolo sul ginocchio), il Kanun, (un tipo di cetra a forma di
trapezio le cui corde vengono suonata pizzicate con plettri fissati agli
indici), il Sazabo, un tipo di liuto a piccola cassa armonica e lungo manico
che Arto ha modificato riducendone le dimensioni che lo stesso Arto suona insieme alla sezione degli ottoni e gli spettacolari
strumenti ad ancia il Duduk e il Zurna suonati
dal virtuoso Vartan Grigoryan, unito
a strumenti come il pianoforte e le
tastiere. La sezione ritmica e' affidata alla batteria, al basso e alle
percussioni del leader.
DRUM CLUB: Ci
puoi parlare dell'Armenian Navy Band, delle difficoltà che hai incontrato nella
sua creazione e soprattutto nel proporlo in giro per il mondo.
ARTO TUNÇBOYACIYAN:
Sono tornato in Armenia per la prima volta circa tre anni fa , era il 4
di agosto ed era il mio quarantesimo compleanno, mi guardavo intorno e tutto mi
sembrava diverso a causa del comunismo, della Russia, e altre cose del genere.
Il centro di Erevan (Erevan è la capitale dell'Armenia) era però lo stesso, qui
ho visto un club con della gente che suonava, suonavano jazz. Vidi questa band
e rimasi affascinato dal loro livello nel fare musica……uno iniziava a cantare e
tutti gli altri lo seguivano, sapevano perfettamente come seguirlo.
Siamo lì e possiamo fare qualsiasi cosa, ma la cosa
più importante per me è la reazione al momento. Proprio per questo che mi è venuto
subito chiaro in mente la voglia di mettere su una formazione che fosse in
grado di rappresentare il suono dell'Armenia di oggi. Abbiamo la stessa
mentalità nello stesso giorno, loro suonano musica sacra e a mezzogiorno vanno
a suonare musica folkloristica, nel pomeriggio suonano con la big band il jazz,
la sera suonano tradizionale, canzoni d'amore e qualsiasi altra cosa. Sono dei
musicisti molto flessibili. Visto ciò mi sono detto, devono suonare nel mio
cd….ecco come è nata l'Armenian Navy Band.
L'esperienza è ciò che conta nelle persone che
compongono il gruppo e non l'età (alcuni di questi ragazzi hanno poco più di
venti anni n.d.r.), conosco persone, molte persone, più giovani di me ma, che
hanno molta più esperienza di me.
Tornai una seconda volta in Armenia, fu per lo
Erevan Festival.
Quando suono, non so come il pubblico mi vede, mi
guarda, mi chiamano per il festival, mi propongono di portare il gruppo. Alla
gente da fiducia vedere suonare in tutto il mondo la Navy Band e soprattutto
questo da fiducia ai giovani musicisti. Diventa per loro anche un motivo di
sopravvivenza economica.
In un giorno sono riuscito a mettere insieme venti
persone. Dopo il festival mi sono fermato per una prova, mi rendevo conto di
avere l'esperienza di dire a loro cosa dovevano fare e ci siamo capiti
immediatamente. Conoscevo il loro livello e quindi gli ho proposto canzoni che
non erano difficili ma che potevamo fare e poi proposi il nome del gruppo:
"Armenian Navy Band". Qualcuno disse perché Navy semmai
New, forse perché il
gruppo era subito diventato come una famiglia, e cominciammo a registrare in
studio all'inizio ci furono delle grosse difficoltà a livello tecnico ma quando
infine, siamo riusciti a mettere insieme il cd, lo abbiamo mixato e lo abbiamo
riascoltato ci siamo resi conto con grande meraviglia che avevamo fatto un buon
lavoro. Tutto ciò ci ha dato molta fiducia. Portare fuori il gruppo, creare i
personaggi scegliere gli strumenti, le
canzoni, tutto questo è una esperienza difficile, perché erano persone senza
nessuna esperienza. Se non c'è niente dietro è inutile allenarsi.
Per quanto riguarda le difficoltà devo dire che
abbiamo incontrato purtroppo problemi anche per i visti per l'espatrio, per i
documenti che vanno chiesti almeno 6 mesi prima, ma questo non ci impedisce di
andare avanti perché abbiamo l'appoggio del pubblico, che ci da la forza di
continuare. Non mi aspetto sempre che la gente ci capisca, dal canto mio cerco
sempre di spiegare chi siamo e che cosa proponiamo.
DC: Perché
chiamarla Armenian Navy Band?
A.T.: Perché se uno ha fiducia in se stesso e nelle
proprie capacità può portare la sua barca dove vuole…., guidarla da qualsiasi
parte, anche dove non c'è il mare. (Arto ride!) (Il nome del gruppo contiene un
paradosso: come si può parlare di una band marina se l'Armenia non ha sbocchi
sul mare? n.d.r.). Noi continuiamo ancora a muoverci e siamo qui per la terza
volta in Europa, ma, se non si ha il timone di questa barca tutto ciò non
sarebbe appunto possibile.
DC: Quale è il
tipo di musica dell'Armenian Navy Band?
A.T.: In questo momento mi sento di presentare con
questa band il suono delle generazioni del passato, ma in qualche maniera in
sintonia con il mondo di oggi. Questo è ciò che chiamo "avantgarde-folk"- folk
d'avanguardia. Quando guardo dentro me stesso, o quando rifletto su quello che
sono mi viene un'altra considerazione che è appunto questa, di chiamare quello
che suono con il nome di folk d'avanguardia. E' come la mia musica, quella
della mia anima del mio spirito che appunto chiamo folk d'avanguardia. Nel
senso di andare avanti, andare oltre la propria esperienza, la propria mente ma
senza mai allontanarsi del tutto dal proprio centro, dal proprio essere. Le
esperienze acquisite ieri sono importanti per oggi e quelle di oggi per il
futuro, comunque vivo nell'oggi, nel presente.
Discografia di Arto Tunçboyaciyan |
1)
Night Ark, Picture, 1986, RCA/Novus.
2)
Nana Simopoulos, Wings and Air, 1986, Enja.
3)
Night Ark, Moments, 1988, RCA/Novus.
4)
Mitch Watkins, Underneath it all, 1989, Enja.
5)
Arto
Tunçboyaciyan, Virgin Land,1989,
Keynote Records.
6)
Al
Di Meola, World Sinfonia, 1990, Tomato.
7)
Mark Johnson, Rain Patrol, 1992, Jmt.
8)
Dino Saluzzi, Mojotoro, 1992, Ecm.
9)
Hank Roberts, Little Motor People, 1993, Polydor.
10)
Ellery Esckelin, Figure of Speech, 1993,
Soul Note.
11)
Bob Berg, Virtual Reality, 1993, Denon.
12)
Al
Di Meola, Heart of the immigrants, 1993, Tomato.
13)
Arto Tunçboyaciyan, Main Root, 1994,
Keytone Records.
14)
Jay Anderson, Local Color, 1994, Dmp.
15)
Bob Berg, Riddles, 1994, Stretch Records.
16)
Eleftheria Arvanitaki, Ta Kormia Kai ta Maxairia, 1994, Polydor.
17)
Mark Johnson's Brain Patrol, Magic Labirinth, 1995, Jmt.
18)
Arto T., Tears of Dignity (con
Ara Dinkjan), 1996, Libra Music.
19)
Joe Zawinul, Stories of the Danube, 1996, Philips.
20)
Oregon,
Northwest Passage, 1997, Intuition.
21)
Bill Evans, Starfish & the Moon, 1997, Escapade.
22)
Al
Di Meola, Kiss my axe, 1998, Inak.
23)
Arto Tunçboyaciyan, Onno, 1998, Libra
Music.
24)
Arto T., Triboh (con M. P. de Vito e R. Marcotulli), 1998, PoloSud
25)
Arto Tunçboyaciyan, Avci, 1998, Imaj Musik.
26)
Night Ark, In Wonderland, 1998, Polygram.
27)
Armenian
Navy Band, Bzdik Zinvor, 1999, Svota
Music.
28)
Night Ark, Petals on your Path, 2000,
EmArcy |
D.C.: Una cosa
che caratterizza il tuo modo di suonare è quello che, già tempo fa in un nostro
precedente incontro avevo chiamato: "i bassi non suonati", vale a
dire della possibilità che si ha di non suonare i bassi a tutti i costi. Ce ne
vuoi parlare?
A.T.: Si certo! Sono d'accordo, il problema è come
spiegarlo agli altri. Quando suono le spazzole sul tom a terra, delego al
bassista il ruolo della cassa. E' un problema soprattutto psicologico, anche
quando ho suonato con Al Di Meola
io l'ho seguito…un giorno un musicista mi
disse: ma tu non stai suonando con le
bacchette. Io ho risposto, sì conosco le bacchette ma la musica ha bisogno di
dolcezza, non deve essere incanalata rigidamente in un solo senso.
Quando io suono con i musicisti è importante creare
armonia per diventare una cosa sola. Ho avuto comunque molti problemi con altri
musicisti, molto importante è comunque avere una visione e un ascolto dei
compagni con cui stai suonando e non incentrare l'attenzione su uno solo. Il
percussionista non deve solo tenere il tempo, noi siamo musicisti come i
chitarristi i bassisti ecc. Suonare la musica insieme è fondamentale. A volte
la gente non vuole suonare insieme….come ad esempio è accaduto nell'album Oregon.
Le percussioni non devono dimostrare niente a
nessuno perché attraverso le percussioni si può esprimere ciò che si è, che si
sente, quindi il mio primo strumento sono io me stesso. Nella musica non c'è
differenza negli strumenti, nello stile, è importante la musica non i
musicisti.
D.C.: E'
risaputo che gli occidentali riconducono il modo di pensare la musica ad un
solo diapason, tu come la vedi?
A.T.: Fra il do e il re per esempio c'è il re
bemolle, questo per gli occidentali. Ma forse fra il do e il re non c'è il
bemolle. Il concetto è che non c'è una nota giusta e una sbagliata. Questo
ragionamento infatti non vale in India, Turchia, Armenia, Iran ecc. è come per
il riso e fagioli, ognuno li mangia e poi li riconosce e poi dice questi sono indiani
ecc. così è la musica. Per i musicisti dell'Armenian Navy Band la musica è
naturale, non è teoria, non è pianificazione, la musica è quella di quel luogo,
di quel momento, in qualsiasi stato d'animo tu ti senta.
D.C.: Arto tu,
negli anni ottanta dall'Armenia hai cominciato ha girare l'Europa, poi ti sei
trasferito in America, hai avuto a che fare tutti i giorni con una logica che
non è la tua, come è stato il tuo cammino?
A.T.: Ogni
giorno c'è qualcuno che mi dice perché mangio gli spaghetti con lo yogurt. Io
rispondo, che c'è molta, molta gente al mondo migliore di me, ma non c'è
nessuno come me. Ora io posso parlare, ho questo potere perché rendo il mio
mondo bello, positivo, e se agli altri non piace vado da una altra parte. Ciò
che piace a me è l'evento creativo e non come creare il momento. Creare
l'evento e non come suonare. Il suono della vita del momento. Il musicista deve
seguire lo spirito e non la mente, la mente è quella che lavora ma il tuo hobby
è il tuo spirito, e questo è molto più forte della mente. Cerco di creare
questa atmosfera, per la gente armena, ma anche per tutti gli altri. Non ci
sono diversità, siamo tutti uguali, imparate dai miei errori, se vi possono
aiutare, allora mi considererò la persona più grande del mondo. La mia più
profonda convinzione è che ognuno deve avere fiducia negli altri, la musica è
parte della vita, non è la vita ma è il suono della vita, l'importante è
imparare dai propri errori. Siamo qui in Italia con questo gruppo, e credimi
qualcuno aveva paura di portarlo, erano scettici.
D.C: Credo che la tua coerenza e tenacia, ti
abbia comunque premiato parecchio. Non è così?
A.T.: La musica che avete ascoltato stasera in
questo festival, comprende tutta la realtà della vita: il suono delle montagne
dove siamo nati in Armenia, il suono della tristezza, del pianto e del sorriso.
Bisogna creare dal nulla, è un po' come quando si impara a camminare, si cade e
poi piano piano…. Importante è la fiducia in se stessi e non confonderlo con
l'ego. La mia ideologia non è il mio ego, ma fiducia in se stessi e nelle altre
persone. Ho paura che molta gente invecchi senza sapere bene quello che vuole
dalla vita, io lo so bene.
Non
sono mai andato a scuola ma per me ognuno ha qualcosa da insegnarti,
etichettare un gruppo o un musicista vuol dire limitarlo, dire che io sono un
musicista jazz è sbagliato è un limite. Come dire che questo gruppo è armeno.
Tutto mi appartiene, qualsiasi genere musicale e qualsiasi posto dove lo suono.
Quello che conta non è il nome della mia nazionalità ma il potere della terra
da cui provengo non del governo che lo governa.
(Giuseppe) Peppe Consolmagno
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Tel/Fax: (+39) 0721.476230
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email: consolm@tin.it
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Data pubblicazione: 27/05/2001
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