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Giuseppe Venezia
Let The Jazz Flow
SiFaRe (2012)
1. Undecided
2. Just A Groove
3. Dig
4. Honey Suckle Rose
5. Secret Love
6. I'll Be Seeing you
7. Tadd's Delight
8. Lester Leaps In
9. There's No You
10. Undecided, take 2
11. Willow Grove
12. Dig, take 2
13. Blues For C.T.
Giuseppe Venezia - contrabbasso
Attilio Trioiano - sax tenore, flauto
Luigi Grasso
- sax contralto
Jerome Etcheberry - tromba
Stjepko Gut - tromba, flicorno, mumbles (n.13)
Ehud Asherie
- pianoforte
Duffy Jackson - batteria, scat (13)
A dire il vero, visto il nutrito gruppo di musicisti, per quattro settimi stranieri,
vista la track list fatta di standards and around, vista la permanenza di Giuseppe
Venezia per qualche mese a New York, rectius a Manhattan come il contrabbassista
scrive nel booklet (definendola la più bella isola del mondo), chi scrive aveva
la convinzione che "Let The Jazz Flow" fosse stato registrato oltreoceano;
invece la session unica è avvenuta in quel di Conversano, a pochi chilometri da
Bari, un paio di anni fa.
A parte i blasonati a stelle e strisce (fatta eccezione per Gut), la terna italiana
suona ghiottamente e tiene il passo degli altri sodali, anzi facendoli sudare. Il
mood che si respira è quello di puro divertissement (del quale ce ne è tanto
bisogno), tutti lì a fare jazz senza troppi problemi, ma con tanta voglia di suonare
dei bei brani: dal fast di "Undecided", in due take, con il contrabbasso di
Venezia a far da contrappunto a tutti, cuce, taglia, deciso negli attacchi e dal
suono pieno, spinge tutti, Duffy Jackson compreso che straborda di swing. Prova
orchestrale in "Just A Groove", che replica in "Dig" di Miles Davis,
con l'assolo di Attilio Trioiano al flauto, strumento che nelle sue mani non sembra
per niente debole nel suono e, anzi, il fiatista lucano ne ricerca la purezza con
un fraseggio fluido, ma incisivo, prima di lasciare la scena al flicorno scintillante
di Stjepko Gut che unisce tradizione e modernità con un solo soffio. Ed è
il trombettista slavo che apre le immortali note di "Honeysuckle Rose",
magistralmente condotta dalle corde di Venezia, che fa da regista e passa il testimone
prima a Ehud Asherie,
abile nel creare ampie tessiture, per poi prendere la parola e modellare le linee
armoniche del brano con la giusta velocità e oculata ponderatezza. Un canzoniere
ricco e ancor più ricchi sono gli ornamenti che i musicisti portano, come il fraseggio
di Luigi Grasso,
tumultuoso, che palesa una destrezza tecnica che pochi possono vantare, con un ottimo
vibrato per una visione machista del contralto ("Lester Leaps"), che fa da
contraltare al tenore di Attilio Troiano, profondo e perfettamente controllato,
ma al contempo potente.
La conclusiva "Blues For C.T." è una festa nella festa, con Duffy Jackson che
fa scat magnificamente, i fiati che si divertono a dilatare le note, e i mumbles,
invectio di Clarke Terry, appannaggio di uno straordinario Stjepko Gut.
Giuseppe Venezia è giovane, ma ha già il piglio del leader e "Let The Jazz Flow"
lo prova a pieno titolo.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 10/02/2013
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