Musica popolare colta mista di jazz, in cui la malinconica memoria di radici lontane si alterna a visioni sinceramente gioiose e giocose, che traducono una realtà più quotidiana, per un verso "sanguigna" e corale e per altro verso meditativa e rasserenante.
Guiducci, con il Gramelot Ensemble, opera una vera e propria ricognizione delle infinite sonorità che tale tipo di musica offre, traducendo il suo impegno in brani di elevata qualità compositiva.
Il chitarrista, in questo album, è attorniato da un bel gruppo di musicisti ben affiatati e carichi di entusiasmo musicale, che hanno creato deliziose situazioni improvvisative e belle trame collettive, sulle quali
Guiducci ha ricamato le sue idee solistiche con stile appropriato e per molti versi interessante, pur rimanendo spesso in ombra, come un bravo regista, per costruire ancor più in senso collettivo.
Anche Don Byron, presente come special guest, sembra essere a suo agio con i brani e in sintonia con il gruppo, propinandoci un fraseggio misto di jazz e popolare, tante volte tagliente e suadente.
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