Come in un banchetto all'aperto, sotto un grande albero, uno dopo l'altro i
nostri ospiti (ralph, erik, chris, nicolas, maria pia) si sono uniti alla
tavolata portando un piatto da loro cucinato, un bicchiere di vino, un biscotto
preparato nella loro terra o anche semplicemente un frammento della loro
poesia...
Il modo più radicale e stimolante per mettersi in gioco, per il Gramelot
- a tre
anni da Cantador (NewTone Records fy 7017) realizzato dal semplice quintetto -
era proporsi di dialogare con alcuni dei più interessanti e creativi musicisti
sulla scena del jazz di oggi.
Evidentemente la scommessa presupponeva diverse incognite: quale sarebbe stata
la reazione della "piccola tribù sonora" del Gramelot, all'arrivo di visitatori
così ricchi di personalità e carisma?
Quali dinamiche (non solo musicali) si sarebbero mosse?
Avrebbe la piccola tribù retto all'urto, imposto la compattezza del suo suono e
la propria identità? Oppure l'impatto avrebbe dissolto l'amalgama, destrutturando il Gramelot riducendolo di nuovo ad una casuale congrega di
singoli musicisti, un percussionista, un fisarmonicista, un clarinettista, un
chitarrista ed un contrabbassista?
Questi erano i miei maggiori dubbi, nel periodo che ha preceduto le sedute di
registrazione.
Com'è andata? Occorre ascoltare senza fretta questo disco per capirlo.
Il mio personale (ed entusiastico) parere è che ci siamo ritrovati, tutti noi 11
musicisti, a vivere una straordinaria esperienza di "comunità" scavando in una
direzione nuova, sorprendentemente lontana dai clichè tanto cari alla
cultura alta occidentale dove si riconosce, più che in ogni altro luogo, la
distanza fra compositore e strumentisti, fra leader e sottoposti.
Ci siamo ritrovati ancora tribù.
La coralità si è imposta naturalmente ed ognuno di noi, di volta in volta, si è
alzato dal tavolo leggero, canticchiando nuovi accenti, accennando inediti passi
di danza...
Simone Guiducci
Una notevole
pubblicazione discografica, "Chorale" di Simone Guiducci, che fa
seguito all'altrettanto riuscito "Django's
Jungle" .
Il CD inquadra al meglio le attuali "intenzioni sonore" dell'evoluto
chitarrista, che a dispetto di uno strumento foriero di mille tentazioni
virtuosistiche riesce a dare assoluta priorità al ragionamento,
all'impalcatura progettuale, alla scrittura. Non c'è una sola fra le otto
tracce di "Chorale" che non rispecchi un tentativo (riuscito) di coniare una
lingua franca, un'alchimia sonora inclassificabile - nel caso adottassimo
ancora i vecchi parametri di giudizio - che contribuisce a proiettare questa
preziosa proposta artistica ben oltre il confine del "prevedibile".
Guiducci s'è da tempo avviato in direzione di una universalità musicale che
meriterebbe di essere ampiamente apprezzata in terra straniera, un percorso
autorevole in cui viene evitato con cura qualsiasi tentativo di abbracciare
il mainstream o di dipendere dai modelli d'oltreoceano. "Chorale" trasmette
una girandola di sensazioni dove alloggiano una ricca messe di sapori e
profumi, oscillanti tra atmosfere popolari ("Gramelot in 6/8", "Filastrocca
per Martina") ad altre di tipo jazzistico ("La Sigagna"), tra
brevi parentesi cameristiche ("Last Chorale and Dance") ad
imprevedibili esplosioni klezmer ("Kompa"). Una magia qualitativa che
capita di rado, un album ispirato dall'inizio alla fine, a cui
contribuiscono partner come Beccalossi, Succi, Bombardieri, Dani, Maiore, e
guest star del livello di Chris Speed, Ralph Alessi, Erik Friedlander,
Nicolas Simion, Maria Pia De Vito (splendida la sua composizione "Voccuccia
de no piérzeco" ).
Fra i migliori album dell'anno, che definire semplicemente jazz è senza
dubbio limitativo.
Enzo Pavoni (AudioReview n.229 , novembre 2002) |
Radici
Sognanti (Enrico Bettinello) Nuovo viaggio nel
folklore immaginario con il collaudato gruppo del chitarrista Simone
Guiducci, accompagnato questa volta da ospiti di grande sensibilità e
valore tra cui il trombettista Ralph Alessi, il violoncellista Erik
Friedlander o il clarinetto di Chris Speed: continua a sorprendere la
freschezza e la facilità melodica con cui Guiducci conduce i solisti verso
territori che sanno coniugare le astrazioni del sogno con la rassicurante
solidità delle radici, la terra da cui i suoni sgorgano quasi a volerci
nutrire. Ottimi gli ospiti ma da sottolineare è la speciale coesione
poetica dell'intero organico. Enrico Bettinello
- (Giornale della musica N.188 dicembre
2002) |
Da circa un decennio
Guiducci è impegnato in un progetto che fa convivere, trasfigurati in una
nuova luce, gli echi di molte tradizioni popolari con differenti stili di
jazz. E' un estetica (oggi condivisa da molti) che spesso si ferma ad un
generico compiacimento per impasti timbrici e tempi dispari, senza
approfondimenti o sintesi originali. L'approccio di Guiducci è diverso.
Evitando semplificazioni, ha elaborato con il suo ensemble un'estetica
riconoscibile e un proprio sound, frutto della fusione tra chitarra
acustica, clarinetto e fisarmonica, in una rivisitazione creativa del
folklore. Dopo lavori più o meno circoscritti all'universo
lombardo-veneto, il suo gramelot musicale si apre al dialogo con voci e
sensibilità molto diverse del panorama contemporaneo, trovando una
coralità nuova senza perdere identità e acquisendo ulteriori possibilità
espressive. Per questi motivi "Chorale" si caratterizza come un
vero passo avanti, aprendosi alla temperie del jazz attuale e mostrandosi
all'altezza di integrare il suo folklore immaginario con il contributo di
spiccate personalità: Alessi, Speed,
Friedlander, De Vito e
Simion. La musica è progettualmente ben definita e lascia
spazio agli ospiti senza soffocare i componenti storici dell'ensemble,
misurati ed efficaci. Il disco si apre con il cantabile e nostalgico tema
di Gramelot in 6/8, iterato più volte fino all'acceso intervento
di Alessi che caratterizza il suo nucleo centrale. Semplicemente
incantevole, nel suo palpitante lirismo partenopeo, è il brano successivo,
scritto e cantato da una De Vito che conferma il suo raro valore. La
Sigagna, con Friedlander protagonista, coniuga la frenesia del jazz
contemporaneo con antichi profumi popolari ed è uno dei temi più
elaborati. Il percorso si snoda esplorando le varie possibilità offerte da
questa tensione stilistica, giocando quasi sempre sul contrasto tra
frenesia e distensione. Altri momenti felici sono il balcanico Kompa
e Last Chorale And Dance. Angelo Leonardi
(Musica Jazz, n.1 , gennaio
2003)
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Raccolti in
un'atmosfera intrisa di quotidiana semplicità narrativa, tra antico rito e
saggezza della memoria, nel "Chorale" di Simone Guiducci
echeggia il sapore di un panorama immaginario e cosmopolita
intriso di leggerezza e stillato equilibrio. Simboli zingareschi e
fantasie da favola sono naturalmente fusi in un linguaggio attento alle
etnie e all'esemplare timbrica di certi respiri, di taluni sapienti
richiami paesaggistici dai quali emergono la concreta esperienza del
chitarrista mantovano, coadiuvato dalle sagge intrusioni di Ralph
Alessi, Chris Speed, Maria Pia De Vito
ed Erik Friedlander" Gian Michele
Taormina (JazzIt n.14 gennaio/febbraio
2003) |
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Data pubblicazione: 18/11/2002
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