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Simone Guiducci Gramelot Ensemble
Chorale

1. Gramelot in 6/8 (S. Guiducci) 
2. Voccuccia de na piérzeco (Maria Pia De Vito) 
3. La sigagna (Simone Guiducci) 
4. Chorale (Simone Guiducci)
5. The after hours (Erik Friedlander) 
6. Kompa (Chris Speed) 
7. Last Chorale and Dance (Simone Guiducci) 
8. Filastrocca per Martina (Simone Guiducci) 

Simone Guiducci acoustic guitar
Fausto Beccalossi
accordion
Achille Succi
clarinets
Guido Bombardieri
clarinets
(tracks 3,5)
Roberto Dani
drums & percussion
Salvatore Maiore
acoustic bass
Ralph Alessi
trumpet
(tracks 1,4)
Erik Friedlander
cello (tracks 3,5)
Maria Pia De Vito
vocal
(track 2)
Chris Speed
clarinet (tracks 6,7)
Nicolas Simion
soprano sax (tracks 8) 

Come in un banchetto all'aperto, sotto un grande albero, uno dopo l'altro i nostri ospiti (ralph, erik, chris, nicolas, maria pia) si sono uniti alla tavolata portando un piatto da loro cucinato, un bicchiere di vino, un biscotto preparato nella loro terra o anche semplicemente un frammento della loro poesia...

Altri CD di Simone Guiducci su Jazzitalia

Cantador
Felmay - 2000

 

My Secret Love
Abeat - 2002

 

Django's Jungle
Splasc(h) - 2001

 

Il modo più radicale e stimolante per mettersi in gioco, per il Gramelot - a tre anni da Cantador
(NewTone Records fy 7017) realizzato dal semplice quintetto - era proporsi di dialogare con alcuni dei più interessanti e creativi musicisti sulla scena del jazz di oggi.

Evidentemente la scommessa presupponeva diverse incognite: quale sarebbe stata la reazione della "piccola tribù sonora" del Gramelot, all'arrivo di visitatori così ricchi di personalità e carisma?

Quali dinamiche (non solo musicali) si sarebbero mosse?

Avrebbe la piccola tribù retto all'urto, imposto la compattezza del suo suono e la propria identità? Oppure l'impatto avrebbe dissolto l'amalgama, destrutturando il Gramelot riducendolo di nuovo ad una casuale congrega di singoli musicisti, un percussionista, un fisarmonicista, un clarinettista, un chitarrista ed un contrabbassista?

Questi erano i miei maggiori dubbi, nel periodo che ha preceduto le sedute di registrazione.

Com'è andata? Occorre ascoltare senza fretta questo disco per capirlo.

Il mio personale (ed entusiastico) parere è che ci siamo ritrovati, tutti noi 11 musicisti, a vivere una straordinaria esperienza di "comunità" scavando in una direzione nuova, sorprendentemente lontana dai clichè tanto cari alla cultura alta occidentale dove si riconosce, più che in ogni altro luogo, la distanza fra compositore e strumentisti, fra leader e sottoposti.

Ci siamo ritrovati ancora tribù.

La coralità si è imposta naturalmente ed ognuno di noi, di volta in volta, si è alzato dal tavolo leggero, canticchiando nuovi accenti, accennando inediti passi di danza...
Simone Guiducci

 

Una notevole pubblicazione discografica, "Chorale" di Simone Guiducci, che fa seguito all'altrettanto riuscito "Django's Jungle" .

Il CD inquadra al meglio le attuali "intenzioni sonore" dell'evoluto chitarrista, che a dispetto di uno strumento foriero di mille tentazioni virtuosistiche riesce a dare assoluta priorità al ragionamento, all'impalcatura progettuale, alla scrittura. Non c'è una sola fra le otto tracce di "Chorale" che non rispecchi un tentativo (riuscito) di coniare una lingua franca, un'alchimia sonora inclassificabile - nel caso adottassimo ancora i vecchi parametri di giudizio - che contribuisce a proiettare questa preziosa proposta artistica ben oltre il confine del "prevedibile".

Guiducci s'è da tempo avviato in direzione di una universalità musicale che meriterebbe di essere ampiamente apprezzata in terra straniera, un percorso autorevole in cui viene evitato con cura qualsiasi tentativo di abbracciare il mainstream o di dipendere dai modelli d'oltreoceano. "Chorale" trasmette una girandola di sensazioni dove alloggiano una ricca messe di sapori e profumi, oscillanti tra atmosfere popolari ("Gramelot in 6/8", "Filastrocca per Martina") ad altre di tipo jazzistico ("La Sigagna"), tra brevi parentesi cameristiche ("Last Chorale and Dance") ad imprevedibili esplosioni klezmer ("Kompa"). Una magia qualitativa che capita di rado, un album ispirato dall'inizio alla fine, a cui contribuiscono partner come Beccalossi, Succi, Bombardieri, Dani, Maiore, e guest star del livello di Chris Speed, Ralph Alessi, Erik Friedlander, Nicolas Simion, Maria Pia De Vito (splendida la sua composizione "Voccuccia de no piérzeco" ).

Fra i migliori album dell'anno, che definire semplicemente jazz è senza dubbio limitativo.

Enzo Pavoni (AudioReview n.229 , novembre 2002)

Radici Sognanti (Enrico Bettinello)
Nuovo viaggio nel folklore immaginario con il collaudato gruppo del chitarrista Simone Guiducci, accompagnato questa volta da ospiti di grande sensibilità e valore tra cui il trombettista Ralph Alessi, il violoncellista Erik Friedlander o il clarinetto di Chris Speed: continua a sorprendere la freschezza e la facilità melodica con cui Guiducci conduce i solisti verso territori che sanno coniugare le astrazioni del sogno con la rassicurante solidità delle radici, la terra da cui i suoni sgorgano quasi a volerci nutrire. Ottimi gli ospiti ma da sottolineare è la speciale coesione poetica dell'intero organico.
Enrico Bettinello - (Giornale della musica N.188 dicembre 2002)

Da circa un decennio Guiducci è impegnato in un progetto che fa convivere, trasfigurati in una nuova luce, gli echi di molte tradizioni popolari con differenti stili di jazz. E' un estetica (oggi condivisa da molti) che spesso si ferma ad un generico compiacimento per impasti timbrici e tempi dispari, senza approfondimenti o sintesi originali. L'approccio di Guiducci è diverso. Evitando semplificazioni, ha elaborato con il suo ensemble un'estetica riconoscibile e un proprio sound, frutto della fusione tra chitarra acustica, clarinetto e fisarmonica, in una rivisitazione creativa del folklore. Dopo lavori più o meno circoscritti all'universo lombardo-veneto, il suo gramelot musicale si apre al dialogo con voci e sensibilità molto diverse del panorama contemporaneo, trovando una coralità nuova senza perdere identità e acquisendo ulteriori possibilità espressive. Per questi motivi "Chorale" si caratterizza come un vero passo avanti, aprendosi alla temperie del jazz attuale e mostrandosi all'altezza di integrare il suo folklore immaginario con il contributo di spiccate personalità: Alessi, Speed, Friedlander, De Vito e Simion. La musica è progettualmente ben definita e lascia spazio agli ospiti senza soffocare i componenti storici dell'ensemble, misurati ed efficaci. Il disco si apre con il cantabile e nostalgico tema di Gramelot in 6/8, iterato più volte fino all'acceso intervento di Alessi che caratterizza il suo nucleo centrale. Semplicemente incantevole, nel suo palpitante lirismo partenopeo, è il brano successivo, scritto e cantato da una De Vito che conferma il suo raro valore. La Sigagna, con Friedlander protagonista, coniuga la frenesia del jazz contemporaneo con antichi profumi popolari ed è uno dei temi più elaborati. Il percorso si snoda esplorando le varie possibilità offerte da questa tensione stilistica, giocando quasi sempre sul contrasto tra frenesia e distensione. Altri momenti felici sono il balcanico Kompa e Last Chorale And Dance.
Angelo Leonardi (Musica Jazz, n.1 , gennaio 2003)

Raccolti in un'atmosfera intrisa di quotidiana semplicità narrativa, tra antico rito e saggezza della memoria, nel "Chorale" di Simone Guiducci echeggia il sapore di un panorama immaginario e cosmopolita intriso di leggerezza e stillato equilibrio. Simboli zingareschi e fantasie da favola sono naturalmente fusi in un linguaggio attento alle etnie e all'esemplare timbrica di certi respiri, di taluni sapienti richiami paesaggistici dai quali emergono la concreta esperienza del chitarrista mantovano, coadiuvato dalle sagge intrusioni di Ralph Alessi, Chris Speed, Maria Pia De Vito ed Erik Friedlander"
Gian Michele Taormina (JazzIt n.14 gennaio/febbraio 2003)


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Data pubblicazione: 18/11/2002





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