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Alan Zamboni
Mise en Abyme
1. Tempi d'Acabalda
2. Canzone senza fili
3. Il tuo universo
4. Charlie
5. D'inverno
6. Tanga
7. Luce di lucciole
8. Quel che resta
9. Elal (o Alel)
10. Lo so che non la vuoi questa canzone
11. Trasloco d' autunno
12. Matilda
Alan Zamboni - voce e composizione Oscar Del Barba - pianoforte, fisarmonica Kyle Gregory - tromba, flicorno Mauro Ottolini - trombone Sandro Gibellini - chitarre Rudy Colusso - basso tuba Carlo Cantini - violino Gilson Silveira - percussioni Riccardo Biancolini - batteria Guido Bombardieri - sax Arki Buelli - batteria Marco Micheli - contrabbasso, basso Carlo Micita - flauto traverso
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Sì, non avete sbagliato Web Address, siete in jazzitalia.net e leggete
la recensione di Mise en Abyme,
cd dell'artista-musicista Alan Zamboni.
C'è jazz nel secondo disco di Alan Zamboni (dopo Jirandolita
Gupil del luglio 2001); lo si ritrova, soprattutto,
nella parte centrale del lavoro; si deve ascoltare qualche traccia e poi iniziano
controtempi, passaggi, assoli, stacchi tipici della musica afroamericana trascritta
in "bresciano" da Zamboni.
Mise en Abyme va ascoltato, inizialmente, con disattenzione, per poter
cogliere immediatamente la vena autoironica che lo attraversa e che contraddistingue
la personalità creativa di Alan Zamboni: prova ne è anche il suo divertente
blog da visitare
anche per ritrovare il vero ordine delle tracce del disco, sistemante in modo "casuale"
nel retro del libretto del cd.
L'autoironia, ma anche l'autobiografia, il racconto di sé e dei propri
piccoli luoghi e strade e incontri deve essere sottolineato dei testi dell'attore-paroliere
Zamboni, che dà voce alle sue canzoni concedendo loro grande libertà:
"le faccio una canzone ci metto le gambe e il naso che si allungano e si accorciano
a seconda del caso. E a caso scriverò giurando il falso e il vero e che ogni rima
sia la condanna di un pensiero. E non sarà un mestiere facile per questa canzone
uscirsene dalla chitarra, io i plettri li perdo sempre e inciampo sugli accordi
a sbarra." scrive in Canzone
senza fili.
La disattenzione è però toccata, invertita dall'aumentare di intensità,
non solo contenutistica, ma anche strumentale di brani come
Luce di lucciola o la finissima
Elal (o Alel),
prima di raggiungere il suo momento più alto in
Trasloco d'autunno, dove
si esplicitano le abilità dei musicisti che accompagnato e accolgono la voce e la
composizione di Alan Zamboni. In particolare si viene rapiti (non si tratta
più di un passaggio da una disattenzione ad un'attenzione comunque razionale e controllata)
dall'eclettismo geniale del polistrumentista Oscar Del Barba (pianoforte
- sintetizzatore - fisarmonica - clavietta - cori - risata, che ha curato anche
il missaggio del disco) e dalla perfezione del tocco del percussionista Gilson
Silveira.
Attraverso questi lenti, graduali passaggi di ascolto, di ri-ascolto ci
si avvicina alla musica di Alan Zamboni al suo appartenere ad una ricerca
di profondità e soprattutto, come scrive in
Charlie, di "lotta
contro il mondo della volgarità".
Alessandro Armando per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 18/08/2006
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