Brass
Group di Palermo "Musiche del nostro tempo"
Porgy and Bess - Paolo Fresu
Orchestra
Jazz Siciliana, Gaetano Randazzo direttore
Palermo, 5 giugno 2003 - Chiesa di Santa Maria dello Spasimo
di Antonio Terzo
photo by
Antonio Terzo
Tracce
di Miles. Potrebbe esser questo il sottotitolo dell'emozionante concerto tenuto
da Paolo Fresu per il Brass Group a Palermo, accompagnato dall'Orchestra
Jazz Siciliana diretta da Gaetano Randazzo. Sulla solida intelaiatura
strutturale edificata dall'organico siciliano, la tromba di Fresu infatti
dà voce in modo mirabile a quelle che furono le note di
Miles Davis
nell'arrangiamento di Porgy and Bess concepito da Gil Evans nel '58.
Già, perché questa esecuzione è, come noto, legata ad una
delle prime registrazioni stereofoniche della Columbia, protagonisti appunto
Miles e Gil, storiche eminenze del jazz di tutti i tempi, i quali
lavorarono approntando gli arrangiamenti in modo sommario per poi sottoporli
all'orchestra (dove, oltre a Cannonball Adderley al sax alto, Paul
Chambers al contrabbasso e Jimmy Cobb alle batterie, tutti più
o meno trentenni, figurava anche tale Gunther Schuller fra i cornisti)
e quindi limare il tutto attraverso indicazioni supplementari impartite ai musicisti
direttamente in sala d'incisione. E' anche per tale dispendioso sistema di lavorazione
che la major decise di mandare tutti a casa, lasciando che soltanto 52 minuti
delle partiture evansiane restassero sui nastri, destinati, comunque, ai posteri.
Quel
tale Schuller, quasi trentacinque anni dopo, si cimentava nella trascrizione
di quegli arrangiamenti di cui neppure le bozze erano più rimaste, e,
con la collaborazione di Marcello Piras, dopo qualche tempo la sua ricostruzione
venne completata ed affidata all'Orchestra Jazz Siciliana, guidata allora
dallo stesso Schuller, per venire suonata a Pescara e Palermo nel '96.
Per la riesecuzione delle parti di Miles Davis, assoli compresi, la scelta
cadde sulla pregevole tromba del sardo Paolo Fresu,
il più rappresentativo
dei trombettisti di feeling milesiano. Ma le vicissitudini non finivano lì,
perché per varie ragioni quell'esecuzione risultava troppo "spuria"
per essere fissata in una registrazione. Finché nel '98,
dopo una lunga pausa di riflessione, lo stesso Fresu non la ripropone
con l'Orchestra Jazz della Sardegna, riuscendo finalmente anche ad inciderla
per un cd distribuito l'anno seguente dal quotidiano "Il Manifesto"
e più tardi anche nei negozi di dischi.
Ma c'è ancora dell'altro. A differenza del concept schulleriano, votato
al recupero filologico tanto dell'arrangiamento di Evans che dell'esecuzione
di Davis, quindi non una semplice rilettura, oggi Fresu ripropone
l'opera del compositore americano forte dell'esperienza svolta sulle note milesiane
ma anche dell'ascolto di diverse versioni, da quella pure fondamentale di Louis
ed Ella a varie altre di celebri trombettisti.
Sicché
la rigidità formale in cui il jazzista sardo era stato costretto per le
suesposte ragioni filologiche lascia adesso il posto all'espressione più sincera
e personale del linguaggio insieme emotivo e meditativo della sua tromba.
Con
risultati di notevole pregio. Come allora, seguendo la storica registrazione
americana, anche qui i tredici movimenti della suite gershwiniana vengono suonati
uno dietro l'altro, ma l'interpretazione del musicista di Berchidda adesso è
più sciolta e suggestiva, se ne seguono gli assorti respiri, le dilatate
pause, i soppesati silenzi tesi alla valorizzazione delle parti orchestrali
ma anche alla più profonda esternazione dell'intimo coinvolgimento del
solista. Il maestro Randazzo, con vistosi movimenti delle braccia, arricchisce
tali sensazioni di preziose sfumature affidate ora ai sussurri dei flauti, ora
ai riverberati cori degli ottoni, ora al suono legnoso e vibrante dei clarinetti.
Volendo infatti fare un rapido excursus dei momenti più significativi
di questo Porgy & Bess, occorre intanto soffermarsi su Gone,
per il notevole affiatamento di tutta l'orchestra con il dinamico stop and go
di Giuseppe Urso alla batteria che strappa l'applauso alla fine del movimento.
Forte intensità nelle note di tromba per la celeberrima Summertime,
che diviene intimista nel dialogo con l'orchestra del brano successivo e poi
affidarsi all'inizio languido di Prayer
con clarinetti in vibrato sostenuto, il cui suono ombroso dona maggiore risalto
agli attacchi di Fresu, ai suoi squilli dissonanti, all'accompagnamento
struggente dell'orchestra. Incipit vellutato all'unisono dei due flauti,
corposi
nelle tonalità più basse, forse i momenti più raccolti
e romantici in questa Fisherman e nella
successiva My man's gone now, dove emerge
ancora quella voce, quel suono così profondo ed intimo da divenire in
poche decine di minuti familiare anche ai più novizi in platea, con i
suoi chiaro-scuri sostenuti, prolungati. Puntuale il solo di Giampiero Lo
Piccolo, che approfitta del particolare timbro "afono" del suo
saxalto per infondere un tocco quasi funky al suo intervento in It
ain't necessarily so. Segue la traccia estemporanea di Fresu,
volutamente impreciso fino a riprodurre il soffio dell'emissione spuria nel
finale, caratteristica della registrazione di Davis. Sfumano i brass
dell'orchestra e su di essi Fresu sembra ancora leggere note ideali di
una trasognante partitura esistente solo nella sua fantasia
Propulsiva
conduzione, stimolante per il solista, come pure coinvolgente è l'assolo
di Salvatore Pizzurro al trombone, agile e brillante, cui la tromba risponde
con un efficace fraseggio, riprendendone alcuni cenni.
Tutti
bravi dunque i musicisti, il cui merito va sottolineato non solo per aver interpretato
così sensibilmente un tale capolavoro, ma anche per aver saputo recuperare
alla storia del jazz delle trascrizioni, ora come nella versione sarda, in qualche
frangente carenti della necessaria accurata notazione.
Fresu
ringrazia la calorosa platea, ricorda i trascorsi di Porgy and Bess, dal '58
al suo coinvolgimento nell'operazione di recupero, quindi presenta il bis, per
il quale il secondo movimento, Bess you is my woman now, viene combinato con
la
Suite K488
di W.A. Mozart, da una felice intuizione del maestro Randazzo,
ideata la sera precedente e provata appena, nonostante l'accattivante risultato.
Quindi riparte la reprise per eccellenza di ogni Porgy and Bess, da cui nessuno
può esimersi, Summertime. Abbarbicato su di una sedia,
con le ginocchia intrecciate, chino a leggere gli spartiti
stesi per terra sulla pedana, non si comprende come Fresu riesca ad alimentare di
fiato il diaframma per sostenere quelle emissioni così sottili e leggere,
raramente imprecise e, per ciò stesso, anche in quei rari casi, ulteriore
testimonianza di una serata di grande jazz...
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Data pubblicazione: 16/06/2003
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