Intervista a Cinzia Villari e Tiziana Foschi
Bitonto, 4 agosto 2005 -
Beat Onto Jazz
Festival
di Alceste Ayroldi
Abbiamo incontrato le due attrici in occasione del
Beat Onto Jazz Festival 2005 nella trepida attesa che la pioggia si attenuasse.
Cinzia Villari, nota attrice teatrale, ha elaborato un testo molto particolare, una merge di jazz e prosa. L'impianto è al femminile, infatti come riferiscono le note artistiche "è uno spettacolo con umori di jazz e jazzisti. A parlare sono le donne che li hanno frequentati attraverso epoche e momenti diversi. Due attrici si misureranno con madri, amanti, sorelle degli uomini che hanno reso grande la storia del jazz. Charlie Parker, Bud Powell, Chet Baker, Lester Young, Thelonoius Monk, Bix Beiderbecke, uomini che in comune non hanno solo la musica ma anche un'esistenza profondamente tormentata".
Un lavoro assolutamente innovativo, ricco di spunti di cui abbiamo amabilmente discusso con le due protagoniste.
E' vero, la partenza è stata proprio il desiderio di fare uno spettacolo insieme perché ci conosciamo da 22 anni e desideravamo fare uno spettacolo insieme. La voglia di fare una cosa diversa
sia per me, che sono un'attrice comica, sia anche per Cinzia. Il desiderio di misurarci con musicisti, visto che non è facile misurarsi con i musicisti e trovare i tempi d'interazione con il teatro. C'è un grande desiderio in questo spettacolo da ogni punto di vista.
A.A.: Quale è stato il metodo di lavoro nella scelta dei musicisti?
Cinzia Villari: Io sono figlia di un jazzista. Quindi mio padre fin da piccola mi raccontava la storia di questi personaggi, soprattutto quelli più difficili, più bizzarri.
E mi diceva che il jazz è un mondo di grande dolore oltre che di grande gioia e che le cose più interessanti, probabilmente, nascono da quel dolore di un gruppo di uomini che sono riusciti a creare ciò che poi hanno creato. Sono cresciuta fino all'età di sedici anni con il jazz, poi mi è venuta la voglia del grande rock. Ma i grandi amori ritornano e mi è venuta voglia di ritornare al jazz. Fino al momento della laurea, infatti mi sono laureata con una tesi in cinema jazz. Molti musicisti mi chiedono che strumento suono proprio perché con la musica ho un rapporto molto stretto.
Tiziana Foschi: In realtà Cinzia suona, perché suona le parole. Ha dei ritmi molto musicali. Ha creato degli spartiti fatti di parole.
Cinzia Villari: Sono molto contenta che ci sia Tiziana con me perché lei che aveva delle corde molto diverse si è misurata con delle corde ancor più diverse. Per cui la sperimentazione è stata doppia: perché è stata una sperimentazione non solo personale,d'attrice ma inerente una tipologia di testo molto particolare,molto musicale.
A.A.: Quanto è stata difficile la ricerca storica?
Cinzia Villari: Non troppo, perché quando ami profondamente una cosa è un piacere studiare, leggere, ascoltare i dischi. La difficoltà è affrontare un testo che non conosci bene. Il mio approccio è stato con estrema umiltà perché ancora devo studiare molto. Ma non è stato difficile perché amo il jazz. La difficoltà è nell'approfondire seriamente. Ho scoperto che però il jazz è un mondo ancora piuttosto chiuso alle donne. Un musicista romano mi aveva avvertito: "stai attenta Cinzia, perché ti scontrerai con un mondo tipicamente maschile". Anche quando feci un lavoro su
Thelonious Monk, allorquando mi presentai, i musicisti mi guardarono con un'aria di sospetto: mi vedevano come una ragazzetta. Poi con la competenza si riesce a guadagnare la fiducia. C'è una sorta di razzismo che ancora va scavalcato.
A.A.: Da dove nasce la passione per il jazz di Tiziana Foschi?
Tiziana Foschi: La sera mi leggevo la tesi di laurea di Cinzia e leggevo le vite difficili di questi grandi jazzisti, poi sono morti tutti giovanissimi. Nel vedere le foto sono rimasta sconvolta nel verificare come sembrassero tutti molto più vecchi rispetto alla loro età. Una vita all'insegna del massacro, dell'autolesionismo. Poi ho cominciato a sentire le prime note e tutto è diventato desiderio. Se avessi la possibilità vorrei sapere di più di questo mondo.
A.A.: Avete pensato ad una produzione discografica di questo lavoro?
Cinzia Villari: Già ci stavamo pensando, la nostra produzione stava cercando di capire in che modo organizzare la cosa. E' possibile perché in questo spettacolo c'è molta musica, anzi musica e parole sono in continua e completa interrelazione.
A.A.: Quale è stato il riscontro da parte del pubblico?
Cinzia Villari: Secondo me ottimo. La cosa interessante è che abbiamo avuto un pubblico di tutti i tipi sia dal punto di vista culturale e sia dal punto di vista sociale. Ognuno ne è uscito con un'emozione. Molti che non conoscevano il jazz si sono avvicinati al jazz proprio dopo lo spettacolo. Per noi questa è una grande soddisfazione. Un'altra cosa bella è stata l'interazione con i musicisti anche perché si può improvvisare in maniera jazz anche con le parole. Anche chi opera nel settore teatrale ha avuto parole belle nei nostri confronti perché "abbiamo fatto teatro jazz".
Tiziana Foschi: In generale il sentimento che ha accomunato queste persone, dal ragazzino di dodici che era venuto anche per ridere perché ha letto il mio nome, all'intellettuale etc… E' stata una grande soddisfazione per la poliedria che percorre tutto il testo.
A.A.: Se avessi potuto scegliere come compagno di vita uno dei musicisti di cui parlate chi avresti scelto?
Cinzia Villari: Lester Young
Tiziana Foschi: Thelonious Monk.
A.A.: Se avessi suonato uno strumento?
Cinzia Villari: Il contrabbasso, perché ha le note più calde. Per carità tutti gli strumenti sono meravigliosi, ma il contrabbasso è caldo, è quello più vicino al cuore. Infatti amo
Mingus con tutto il cuore. Tutti gli strumenti sono eccezionali ma il contrabbasso…ha un calore incredibile.
Tiziana Foschi: ho imparato a conoscerlo ora. Questo spettacolo per me è una scoperta. Studio su studio. Un particolare divertente della mia vita è stato quando mi sono fidanzata con il papà della mia bimba
e gli ho detto – per fare la "figa"- un giorno che rimarrò incinta imparerò a suonare il violino! Sono rimasta incinta e lui non mi ha comprato il violino!!?? Ho provato un giorno a suonarlo perché mi piaceva l'idea di accarezzarlo ed ho sentito che ne uscivano suoni…strani (Tiziana sonorizza benissimo i suoni distorti, n.d.r.).
A.A.: Che musica ascoltate?
Tiziana Foschi: Tutto, sono onnivora. Ascolto tutto come un bambino, pronta ad imparare tutto.
Cinzia Villari: Anche io, tutto. Ho una predilezione per il jazz, la musica leggera non l'ascolto tantissimo.
A.A.: Tre dischi da salvare dalla fine del mondo...
Cinzia Villari: Blue Trane; I Concerti Branderbughesi di Bach; ed uno di
De Gregori di cui al momento non ricordo il titolo.
Tiziana Foschi: la Turandot; La cura di Battiato; un disco di
Paola Turci, perché andavo a scuola insieme.
A.A.: Rifareste l'esperienza "Lover Man"?
Cinzia Villari: Assolutamente si.
Tiziana Foschi: Spero che continui questa esperienza non che si ripeta. Portiamo in scena una cosa teatrale e musicale. Quindi nelle rassegne di jazz ci dicono che c'è meno musica, mentre a teatro ci dicono che c'è troppa musica…Siamo un prodotto veramente anomalo e dobbiamo trovare il posto giusto, la collocazione giusta. Ma non dobbiamo farci assorbire dagli stereotipi: una cosa deve essere bella o brutta.
A.A.: Cosa c'è scritto nell'agenda degli impegni futuri?
Cinzia Villari: Continuare con questo Lover Man che ci piace molto e poi continuo e continuerò a fare teatro. In verità ci potrà essere una prosecuzione di un progetto similare, anche perché c'è stato richiesto. Per scaramanzia non diciamo niente.
Tiziana Foschi: Per me c'è anche altro teatro anche comico, brillante non con la
Premiata Ditta, comunque con altri attori molto bravi. Poi comunque la Premiata Ditta, ovviamente. Ed ovviamente
Lover Man.