McCoy Tyner (piano)
Charnett Moffett (contrabbasso)
Eric Kamau Gravatt (batteria)
Nella serata conclusiva della
XII edizione del Teano Jazz Festival (8–11 luglio 2004),
McCoy Tyner ha regalato al pubblico del Loggione del Museo Archeologico un concerto intenso, vibrante, straordinario. È sempre piacevole ascoltare un musicista che sa mettere la tecnica al servizio del brano, dando il giusto spazio alle melodie e misurando gli assoli. Se questo musicista, poi, è una figura leggendaria del jazz come il grande McCoy, il piacere si trasforma in godimento puro.
"Il pianista di John Coltrane" (eredità tanto cospicua quanto scomoda da gestire) si conferma maestro del suono modale, riconoscibile per un tocco morbido, vellutato, ma che sa essere anche ispido, pungente. I suoi suoni sono essenziali, figli di quei toni soffusi, evocativi, tipici di un jazz fatto di dettagli, di sfumature, di particolari. Deliziosi i momenti di solo piano, con lunghe frasi sinuose. Nell'ascoltarlo non si è catturati dal volume, quanto, piuttosto, dalla capacità di riempire con la sola voce dei tasti scenari musicali che apparirebbero scarni nelle mani di chiunque altro.
Al suo fianco, per due ore di musica senza interruzioni, una sezione ritmica di primissimo livello:
Eric Kamau Gravatt alla batteria e un prodigioso Charnett Moffett al contrabbasso. Gravatt ha offerto un drumming non particolarmente complesso, ma esatto, chiaro, deciso. Forse troppo vigoroso per le prime file.
Meravigliosa la performance di Moffett, il più applaudito negli ampi spazi solistici che
Tyner ha accordato ai compagni. La lucidità dei percorsi musicali, l'incredibile virtuosismo, le trovate improvvise, lo rendono, a nostro parere, tra i migliori contrabbassisti al mondo. I suoi assoli sono un sublime compromesso tra tecnica e musicalità, nel corso dei quali Moffett riesce ad inserire i più arditi approcci allo strumento. Un enorme talento, una vera forza della natura.