Opus Five
Teatro Lauro Rossi, Macerata - 23 marzo 2013
di Viviana Falcioni foto di Andrea
Feliziani
David Kikoski - pianoforte
Boris Kozlov - contrabbasso
Donald Edwards - batteria
Seamus Blake - sax tenore
Alex Sipiagin - tromba
L'idea di formare il gruppo degli Opus Five nasce al tavolino
di un bar in aeroporto nelle attese tra una partenza e l'altra: Alex Sipiagin
e Seamus Blake discutono sull'idea di formare una band dove ogni musicista
porta la propria musica per poi suonarla insieme. Si ritrovano in studio di registrazione
per "Introducing" che diventa subito grande successo di critica e, sempre
per la prestigiosa jazz label Criss Cross, esce "Pentasonic" loro secondo
album. Il titolo di quest'ultimo nasce da una scelta estremamente casuale, infatti
la maggior parte dei brani proposti, sono tutti in 5/4, una coincidenza che ha indicato
loro il titolo per il lavoro discografico.
Naturalmente il Tour "Pentasonic" fa tappa anche
in Italia e, dopo il concerto di Roma e grazie a Musicamdo Jazz, è la volta
di Macerata. Ma chi sono gli Opus Five ? Un quintetto stellare che comprende
una solida ritmica con David Kikoski al pianoforte, Boris Kozlov al
contrabbasso e Donald Edwards alla batteria, i fiati sono Seamus Blake
al tenore e Alex Sipiagin alla tromba.
I loro brani sono caratterizzati da un grande senso dello swing e ad ogni nota suonata
si avverte una personalità ben definita dei componenti della band, la considerevole
caratura dei musicisti e la loro grande esperienza garantiscono un intenso interplay
oltre ad un ascolto sonoro di notevole maestria. Sipiagin dimostra una particolare
cura nello sviluppo della melodia e grande attenzione per il suono, a Blake si aggancia
l'esplorazione timbrica graffiante nella sua libertà tonale mentre Kikoski ha uno
swing incalzante e una dialettica tra composizione e improvvisazione di gran pregio;
la mobilità ritmica è rispecchiata dal lavoro di Edwards alla batteria che riesce
a suggestionare con un creativo tappeto percussivo laddove il contrabbasso di Kozlov
è demandato ad ancorare il tutto. Dunque un quintetto esplosivo che necessita di
evidenziare una notevole creatività espressiva, mentre l'integrazione a livello
di idee è a dir poco perfetta.
Si inizia con "The Saboteur", introduzione di batteria serrata, le note del
contrabbasso accompagnano una fitta rete di ritmiche, il pianoforte in un crescendo
introduce tromba e tenore che fraseggiano all'unisono per poi scatenarsi in una
fantasia inesauribile. Sempre a firma Edwards il brano veloce "Duck Tones"
dove ancora una volta i fiati s'incontrano in fraseggi intricati e complessi e
"Asami's Playland" una ballad che il batterista rende morbida e sinuosa nel
suo complesso, rimanendo ancorato al suono più ritmico delle bacchette sul rullante.
I brani, tutti rigorosamente suonati con l'ausilio di spartiti, scivolano via con
pari efficacia, una scaletta ben strutturata che comprende anche brani da "Introducing",
viene via via presentata dai cinque musicisti. "Baker's Dozen" dal loro
primo album, ha un tema ben costruito, un colore melodico dove sembrano galleggiare
le improvvisazioni ben dosate dei fiati e dove le note calde del contrabbasso danno
una sensazione ineffabile. Il brano è di David Kikoski che in più occasioni darà
mostra di una stupefacente tecnica che poggia sull'agilità delle dita; ineccepibile
anche il suo talento compositivo, come d'altronde anche quello dei suoi compagni.
"Sign Of Life" è la composizione di Seamus Blake, la musica si insinua descrivendo
linee melodiche in sospensione, le note lunghe del tenore formano solchi sonori
indelebiliabbandonati alle trame oniriche della tromba di Sipiagin e la
terna ritmica amalgama con sapienza giri armonici raffinati. Il sassofonista ha
un approccio personalissimo che gli consente di muoversi dentro e fuori le strutture
con assoluta libertà, una performance di alto livello espressivo.
Una bella introduzione di Kozlov in "Videlles Dreams" e poi l'interplay raggiunge
punte elevate con un bel dialogo della tromba e del tenore senza mai cadere in manierismi
stilistici, i soli di Alex Sipiagin sono autentiche scariche di energia. Il trombettista
pone in evidenza bei fraseggi nei tempi veloci e anche in "Little Dancer",
sue le due composizioni, mette ali al suo grande talento volando su melodie
fluide e swinganti.
Come bis ancora un brano dal primo album, un po' di suspence ma poi alla fine Kikoski
riesce a trovare lo spartito di "Nostalgia In Time", bellissima song di Boris
Kozlow che omaggia Charles Fambrough, contrabbassista statunitense membro dei mitici
Jazz Messenger. E' il momento più ispirato, un impulso ad elaborare soluzioni imprevedibili
istillandovi anima e cuore, attacchi vigorosi e ottime uscite solistiche, intenso
il sax di Blake a volte "cattivo", una batteria pulsante quella di Donald Edwards
il quale da sfoggio di un'enorme bagaglio di conoscenze.
Si ascolta un modale avanzato, un hard bop con echi di Woody Shaw e Freddie
Hubbard e rispetto alla prova in studio, la musica degli Opus Five in concerto
risulta più intensa, marcata ed estremamente coinvolgente, richiamando alla memoria
il suono del quintetto di Blakey, quello degli album Blue Note per essere
precisi.
Gli Opus Five sono una vera unità musicale, la condivisione del
progetto fa emerge sia il piacere di suonare assieme che una forte componente comunicativa.
Uno di quei concerti da non perdere.