La Drummeria
Genova "Teatro della gioventù" 25 marzo 2011
Ellade Bandini – Walter Calloni - Paolo Pellegatti - Christian Meyer - Maxx Furian
di Gianni Montano
photo by Mario A. Riggio
La musica come spettacolo con il jazz, passione comune dei protagonisti, inserito
fra gli altri ingredienti a nobilitare la performance di cinque scatenati musicisti.
E' questa la formula su cui punta "La Drummeria", gruppo che riunisce batteristi
ben conosciuti:
Ellade
Bandini che ha inciso ed è andato in tournèe con Guccini, Paolo Conte
e De Andrè. Walter Calloni ha partecipato, invece, a dischi di Lucio Battisti
e di Gianna Nannini. Christian Meyer deve la sua popolarità a Elio e alle
sue storie tese, ma non si può dimenticare la sua collaborazione con Mina o
Mauro Negri.
Paolo Pellegatti ha un passato di frequentazioni più jazzistiche: Gaslini,
Urbani, Rava; Maxx Furian, il più giovane del quintetto, ha fatto parte di tanti
ensemble jazzistici, oltre a prendere parte a dischi di Laura Pausini e Nek.
Il palco è occupato interamente dalle batterie. I cinque si presentano con una t-shirt
nera dove è disegnato il logo del gruppo. Suonano, spesso, tutti insieme, rivelando
di intendersi quasi ad occhi chiusi. Agitano nell'aria le bacchette in contemporanea.
Prendono un tempo, un ritmo e ci giocano, arricchendolo di molteplici variazioni
e divagazioni, lanciandosi - a volte - anche in parti cantate, a scat in coro o
da solisti. Le stoppate sono precise, frutto anche di un accurato lavoro in studio.
A segnali concordati lasciano la scena ad un componente che ha la possibiltà di
eseguire un percorso in solitudine per circa sei-otto minuti.
Rientrano tutti o
in parte e ricomincia la festa o la celebrazione di uno strumento cardine nella
storia della musica del novecento. Il concerto, in estrema sintesi, è tutto qui.
Resta ancora da riferire dalle innumerevoli gags, non tutte riuscite, dispensate
dagli "allegri musicisti". I cinque, ad esempio, si siedono in fila, di lato rispetto
al pubblico, con un rullante davanti ad ognuno e mettono in scena un trenino ritmico,
dopo aver ironizzato sulle diverse "posizioni". Furian suona un giornale con le spazzole,
fra la meraviglia e il contributo divertito dei compagni. Christian Meyer
punta la bacchetta alla tempia dei suoi compagni con mossa da finto assassino. Tutti,
a parole, sono pronti a scherzare su tutto. Principalmente si sprecano gli sfotto'
ai più anziani da parte dei più giovani, oppure si tentano arditi paralleli con
personaggi pubblici di chiara fama, intanto che si picchia sulla pelle dei tamburi
o tra una rullata e l'altra. Ad un certo punto Pellegatti si cala nel ruolo che
fu di Mario Riva e mette in scena una versione in stile drummeria del "Musichiere".
Per dimostrare che la batteria da sola può suggerire o assumere anche l'aspetto
melodico di celebri brani, si sfida il pubblico ad indovinare alcuni pezzi della
storia della musica, suonati solo dalle percussioni. I più pronti che arrivano sotto
il palco vincono un premio. Si va dalle bacchette d'epoca a dischi recenti, alla
maglietta del "Jazz fest "di Laigueglia. Si ritorna a fare più sul serio (si fa
per dire). Ancora tutti insieme e spazio per gli ultimi siparietti in solitudine.
Come bis, una versione di sole voci di un assolo collettivo di batteria.
Il pubblico,
piuttosto numeroso, manifesta il suo gradimento con convinti applausi. Dal punto
di vista dello spettacolo, in effetti, il concerto può dirsi soddisfacente. Se si
pensa, però, a quanto si può costruire di musicalmente articolato e compiuto con
le percussioni, un esempio per tutti il "M'boom...", si può rimanere un po' perplessi
di fronte a questa voluta semplicità o semplificazione con cui "la drummeria" affronta
il suo compito davanti al pubblico. Se, invece, si accetta la filosofia del jazz
come divertimento, con una "caciara" cercata, ma ben dominata e si diventa complici
nell'esaltazione dello strumento-batteria, si può condividere l'entusiasmo, prima
di tutto, mostrato a piene mani dai musicisti e lasciarsi trascinare come è capitato
a molti spettatori del "Teatro della gioventù", pronti a farsi coinvolgere in ogni
proposta di "gioco". E poi dicono che i genovesi sono freddi e distaccati!
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Data pubblicazione: 17/04/2011
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