Diario di Viaggio A Istanbul con "On The Way To Damascus" di Luigi Campoccia di Francesco Martinelli
Dato che sarebbe un po' ridicolo "recensire" un concerto di una
persona con cui si collabora da tempo – prima nell'ambito di Siena Jazz,
e poi per seguire questo "On
The Way To Damascus" dal Festival del Jazz Europeo di Smirne a quello
del Jazz Mediterraneo all'Elba – ho pensato di offrire ai lettori di Jazzitalia
un resoconto in prima persona da "dietro le quinte" dell'importante esibizione di
questo gruppo italo-turco a Istanbul nel Dicembre 2010,
raccontando con questa scusa anche qualcosa sulla Città per antonomasia, la Polis,
come si chiama in greco Istanbul.
ANTEFATTO Luigi
Campoccia ed io stiamo lavorando a
Siena Jazz
a metà Dicembre quando arriva un inopinato sms da parte del chitarrista Önder
Focan, che insieme al virtuoso di ney Senol Filiz è uno dei solisti turchi
del progetto. Si è improvvisamente aperta la possibilità di suonare con "On The
Way to Danascus" nella cerimonia di chiusura dell'anno in cui Istanbul è stata
Capitale Europea della Cultura, e i nostri amici vogliono sapere se i musicisti
italiani sono liberi il 19, pochi giorni dopo. Un frenetico giro di telefonate permette
di confermare la disponibilità di tutti; da questo momento in poi le comunicazioni
proseguono con Senol, sempre rigorosamente in turco, lingua in cui per fortuna me
la cavo discretamente dopo anni di frequentazioni dell'affascinante paese. Ottenuta
una prenotazione aerea tuttavia non si riescono a sapere altri dettagli, e malgrado
qualche incertezza partiamo per Istanbul di Venerdì 17: data fortunatissima per
noi, che decolliamo da Fiumicino sotto i primi fiocchi di neve, e dei blocchi di
ferrovie, aeroporti e autostrade sapremo solo dalla TV.
ARRIVO
A Istanbul è lo stesso Senol a darci un calorosissimo benvenuto e ad accompagnarci
con un moderno e comodo pulmino all'Hotel, uno di quelli di recente realizzazione
nella zona di Talimhane, adiacente alla grande piazza di Taksim, cuore pulsante
della metropoli sul Bosforo. La gentilezza degli organizzatori ci permette di dedicare
due o tre mezze giornate alla visita della città: tra i membri del gruppo, Campoccia
e Rossano
Gasperini hanno già suonato a Istanbul, mentre per
Daniele Malvisi
e Paolo Corsi si tratta della prima visita, e comprensibilmente vogliono
sfruttarla quanto possibile. Malgrado un viaggio abbastanza lungo, appena posate
le valigie facciamo una passeggiata su e giù per Istiklal Caddesi, il viale pedonale
che sul crinale della collina di Beyoglu rappresenta la spina dorsale del quartiere
della cultura e del divertimento: si calcola che oltre due milioni di persone l'attraversino
in un fine settimana, e malgrado il tempo incerto la via nereggia di folla. L'impatto
fisico e visivo con le dimensioni di Istanbul è sempre forte...
PRIMO GIORNO E SULTANAHMET
Il programma per il giorno dopo prevede una seduta di prove alle tre: decidiamo
di spendere la mattinata nella zona monumentale di Sultanahmet, per visitare due
luoghi che nessuno del gruppo ha ancora visto, la Cisterna bizantina di Yerebatan
e il Kapaliçarsi, quello che gli occidentali chiamano Gran Bazaar ma in turco si
indica più pianamente come Mercato Coperto. Grazie alle nuove strutture di trasporto
pubblico, la nuova funicolare che da Taksim scende a Karatas e il tram veloce che
da Karatas va verso Yesilköy, si raggiunge subito la piazza di Sultanahmet, dove
si fronteggiano la cattedrale di Santa Sofia e la moschea del Sultano Ahmet, che
volle dimostrare come gli architetti ottomani non fossero da meno di quelli bizantini:
di rito le foto con i monumenti sullo sfondo. Dopo un caffé turco entriamo nella
Cisterna, memoria d'infanzia di tutti grazie a 007 Dalla Russia con Amore, e
oltre alle straordinarie qualità architettoniche tutti sono colpiti da quelle acustiche,
con Malvisi che già sogna concerti per sassofono solo...Attraverso la Divan Yolu,
con la sua sfilata di tombe di sultani e primi ministri, moschee, bagni turchi e
obelischi romani che segue l'antico tracciato della Mese, la via di Mezzo di Bisanzio,
si arriva a Beyazit: è l'ora della preghiera di mezzogiorno, e i migliori muezzin
si alternano dai minareti della zona in un richiamo alla preghiera che è disposto
troppo elegantemente a canone per essere casuale. La concordanza del modo – Sabah
– rende l'ensemble di voci straordinariamente armonioso e suggestivo, così che non
si può fare a meno di fermarsi ad ascoltare. L'atmosfera dentro Kapaliçarsi è di
quieto fervore: i venditori non sono troppo aggressivi, e si può passeggiare tranquillamente
fin dentro il Bedesten – la parte più antica, dalle altissime volte - dove si procede
al doveroso acquisto di eleganti orecchini e braccialetti per madri, mogli e figlie.
Prima di tornare a Beyoglu c'è tempo per uno squisito pasto tradizionale al ristorante
Havuzlu, o del bacino d'acqua, così chiamato per la fontana all'ingresso: infinite
variazioni di kebab e saporite miscele con pistacchi e mandorle. Torniamo in autobus,
in modo da fare il giro dall'altra parte, passando nella zona di Aksaray e Unkapani
con le mostre di strumenti musicali e dischi. Le prove si tengono al Nardis, l'elegante
jazz club gestito da Onder Focan e dalla moglie Zuhal proprio ai piedi della torre
di Galata: stop obbligato per tutti i jazzofili che passino da Istanbul. Nuova camminata
giù per Istiklal, dove lasciamo qualche Cd di "On The Way To Damascus" gentilmente
richiesto dall'amico Hakan Atala, proprietario del negozio di dischi Lale Plak nella
piazzetta del Tunel, ottimo per il jazz ma anche per la completa selezione e gli
esperti consigli in materia di musica turca. Questa volta proseguiamo giù per Galip
Dede Caddesi in direzione della Torre di Galata e dobbiamo strappare Paolo Corsi
da un paio di negozi che mettono in mostra i piatti Bosphoros o Istanbul.
Alle prove tutto fila liscio, si sceglie e si prova la scaletta
dell'indomani, e c'è ancora tempo per un sopralluogo tutti insieme nella sala del
concerto. Si tratta della sala più grande, la Harbiye Hall, del nuovo centro congressi
di Istanbul. A Nord di Taksim, dopo l'Hilton e la Radio di Istanbul, si trova infatti
un'area densa di strutture culturali. In basso il Teatro all'Aperto realizzato sfruttando
una valletta naturale; più su il plesso formato dai due auditorium Cemal Resit Rey
e Lutfi Kirdar, e poi separati da pochi metri il teatro municipale Muhsin Ertugrul
e appunto il nuovo centro congressi dotato di dieci (!) sale. Nella zona, volendo,
si potrebbero anche includere il glorioso stadio Inonu in cui si gioca il Besiktas,
e il museo della Marina, nel cui giardino si tengono le esibizioni della banda militare
ottomana, il Mehter. L'ingresso nella sala è mozzafiato: saranno quattromila posti,
e alla ampiezza si accompagnano la razionalità di progettazione e una dotazione
tecnica di prim'ordine, per aggiornamento e qualità. Fissato lo stage plan con i
responsabili è tempo della cena, e i nostri amici istanbulioti ci portano al Barba
Giritli, lo "zio di Creta". Rinomato ristorante di pesce sull'Haliç, il Corno d'Oro,
ha una terrazza da cui la notte limpida permette di ammirare la punta del Serraglio,
il profilo di Kadiköy al di là del Bosforo e la ripida altura di Galata, In tavola,
annaffiati da abbondante raki a cui i musicisti italiani si affezionano subito,
meze, calamari, polpo e soprattutto il pesce di stagione: il çinekop, ossia pesce
serra di taglia piccola. A Istanbul il pesce serra è amato quanto e più della spigola
e dell'orata da noi, ed abbastanza confusamente è chiamato con ben cinque nomi diversi
a seconda del suo sviluppo: defne yapragi (foglia d'alloro), çinekop, sarikanat,
lüfer e infine kofana per gli esemplari più grandi di questo predatore che può superare
i tre chili (ma le sue carni non sono così delicate quando raggiunge tali dimensioni).
SECONDO GIORNO E CONCERTI
Il giorno dopo è quello del concerto, e vogliamo arrivarci riposati, quindi decidiamo
per la mattina un programma riposante: andare dall'albergo fino all'auditorium Lutfi
Kirdar, dove Senol Filiz si esibisce in un concerto dedicato alla memoria
di Rumi, o Mevlana, il fondatore dell'ordine Mevlevi noto in Occidente come quello
dei dervisci rotanti. La scelta si rivela ottima perchè possiamo ascoltare una selezione
di brani classici turchi, di origine sia religiosa sia secolare, eseguiti da un
ensemble di ottimo livello. Nell'atrio c'è la possibilità di acquistare a ottimo
prezzo alcuni Cd di musica classica turca, che consiglio come souvenir auditivo
della visita, e prima ancora che cominci la musica, Luigi e gli altri sono colpiti
dalla ricchezza del programma trimestrale di eventi, dall'eleganza della sala, e
da come un concerto di musica classica alle undici di mattina di domenica abbia
praticamente riempito la grande sala di quasi mille posti con un pubblico di ogni
età, dai gruppi di giovani alle coppie anziane e alle famiglie al completo. I musicisti
italiani sono particolarmente contenti dell'atmosfera di questa prestigiosa sala
perchè è qui che si esibiranno di nuovo il 16 Maggio con il progetto "On The
Way To Damascus". Il concerto è tenuto dal Coro Nazionale di Istanbul diretto
da Fatih Salgar, formazione dedicata dalla musica classica turca e fondata
35 anni fa. La prima parte del programma prevede un completo rito (Ayin) della confraternita
Mevlevi, quello composto nel Seicento da Kûçek Dervis Mustafa Dede nel modo (makam)
Bayâtî; successivamente il virtuoso di tanbur Murat Aydemir e il violoncellista
Volkan Ertem eseguono tre brani strumentali mentre in chiusura la celebre
cantante Serap Mutlu Akbulut esegue una selezione di canzoni classiche composte
da Asdik Aga, Haci Ârif Bey e Dede Efendi nel modo Hicaz. La qualità dell'esecuzione
è eccellente, la tecnica vocale e l'intonazione della signora Akbulut impressionanti,
e il nostro amico Filiz si esibisce nel taksim (preludio improvvisato) che precede
il bis, un brano che a mezza voce l'intera platea intona perfettamente insieme al
coro. Il concerto è durato più di quello che pensavamo e dobbiamo correre all'albergo
a recuperare quello che serve per il concerto.
Poco dopo le due siamo nella grande sala, dove una frotta di
assistenti si agita intorno alle sedie dei VIP: è prevista infatti la partecipazione
delle massime autorità turche come il ministro Egemen Bagis, responsabile
nel Governo per gli Affari europei e Capo della Delegazione per i negoziati con
l'Unione, Kadir Topbas sindaco della Istanbul Metropolitana e Hüseyin
Mutlu governatore della città. Le prove di entrata nella sala e della cerimonia
ritardano quelle del suono, e i tempi morti si allungano, così andiamo a curiosare
nel resto dell'edificio, dove si tiene un mercato di libri antichi, e poi alle sei
inizia il cocktail con spettacoli musicali ed esibizioni di artisti che creano l'ebru,
la carta marmorizzata a mano con i tipici motivi floreali ottomani. Dopo l'avvio
della cerimonia i discorsi dei politici – tutto il mondo è paese – prendono assai
più tempo del previsto, e i gruppi vanno sul palco con oltre un'ora di ritardo rispetto
al programma. Ma l'impatto è notevole, e le palpebre a mezz'asta degli invitati,
assopiti dopo quasi due ore di celebrazioni, si spalancano subito di fronte al programma
musicale rapido e incisivo, con l'inedita ma bilanciatissima fusione delle voci
di sax soprano e ney che eseguono le intriganti melodie di Campoccia con l'incalzante
accompagnamento di basso e batteria. "Swing A La Turc" vede la partecipazione
oltre che di Focan e Filiz anche del trombettista Senova Ülker, di Erdal
Akyol al basso, e del giovane batterista Ediz Hafizoglu (mio ex allievo
dell'Università Bilgi). Senova, titolare del posto di tromba nella orchestra sinfonica
di Istanbul, è particolarmente musicale, e la ricchezza del suo timbro e della sua
inventiva melodica colpiscono i colleghi italiani. I due gruppi si alternano con
effetto di grande dinamismo, e le splendide immagini di vecchi film turchi che mostrano
Istanbul com'era selezionate dallo stesso Senol Filiz contribuiscono al successo
del concerto, che si chiude trionfalmente con la classica canzone "Cici Kiz" eseguita
da tutti i musicisti insieme. Malgrado l'ora sia più tarda del previsto, il pubblico
risponde bene, tra i VIP il Sindaco sembra divertirsi assai e alla fine del concerto
il presidente del Comitato di Coordinamento della Agenzia per gli Eventi di Istanbul
Capitale della Cultura 2010 si è personalmente
congratulato con i musicisti insieme a Mehmet Guntekin, esprimendo la soddisfazione
per il respiro culturale e la riuscita dell'intervento musicale.
Senol non si smentisce, e grazie alla collaborazione della gentilissima
signora Nevin ha organizzato per celebrare la serata un evento davvero speciale:
il loro ristorante Menengeç in fase di cessione e al momento chiuso, è stato riaperto
per l'occasione, e in un'altra terrazza con un panorama memorabile è stata preparata
una cena per tutti i musicisti. Il locale si trova proprio di fronte all'imbarcadero
di Arnavutkoy, antico sobborgo di pescatori sul Bosforo ed oggi elegantissima area
residenziale in cui le vecchie case in legno disposte su per le ripide strade di
pietra vengono accuratamente restaurate (e costano cifre astronomiche). Il cibo,
dalle meze particolari fino al pesce freschissimo e saporito, è celestiale; la compagnia
esaltata dalla fratellanza musicale e dalla buona riuscita della serata.
TERZO GIORNO E PARTENZA
Il giorno dopo c'è ancora tempo per una nuova passeggiata in Istiklal con gli ultimi
acquisti e un ottimo caffé turco in una delle stradine laterali, quelle in direzione
di Tarlabasi (sulla destra scendendo da Taksiml, proprio dopo il negozio Koska,
ottimo per helva, baklava, dolciumi e frutta secca). Poi purtroppo è tempo di partire,
e l'atmosfera è un po' triste: sorregge il pensiero che non è un addio a Istanbul,
è un arrivederci a Maggio, e che On The Way To Damascus, considerato uno
dei progetti di fusione tra jazz e musica turca di maggior successo, è già stato
prescelto per importanti rassegne in Turchia, Italia ed altri paesi europei nel
2011.