Jazzitalia - Israel Varela: Tijuana Portrait
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Prodotto da Israel Varela per Double Stroke Records (DSR)
Registrato e missato presso il Cavo' Studio di Bergamo da Paolo Filippi e Teo Marchesi
Masterizzato da Fred Kervokian, presso Avatar Studios, New York
Foto e grafica di Ilaria Scattina e Alfonso Lorenzana
Codice: DSR0701

(Tutti le composizioni sono di Israel Varela ad eccezione dei brani 8 e 9)
Israel Varela
Tijuana Portrait


1. Wish Avenue: 2.19
2. Tijuana Portrait: 5.33
3. Imagenes: 7.46
4. Via Lecco 11: 7.27
5. Cuatro: 6.24
6. Efrit Tales: 1.22
7. Asi es en la Ermita: 4.01
8. A Love Supreme (John Coltrane / arr. Israel Varela): 2.46
9. Illuminados (Ivan Lins / Israel Varela): 4.32

Israel Varela - batteria (in tutti i brani), voce e tastiere in 4
Alba Heredia - voce (1)
Alfredo Paixao - basso (2, 4)
Otmaro Ruiz - piano e tastiere (3, 4, 5, 7, 9)
John Pena - basso (3)
Paola Repele - cori (4)
Miguel Vargas - basso (5)
Robert Mehmet Ikiz - percussioni (6)
Amhet Teklibek - baglama (6)
Angelo Trabucco - piano e tastiere (2, 4, 8, 9)
Maurizio Rolli - basso e contrabbasso (8, 9)
Luis Amador - percussioni (1, 2, 3, 4, 8)
Diego Amador - pianoforte (3)



Quando il jazz diventa nomade…
di Massimiliano Cerreto

Il nomadismo può essere sia una necessità sia un modo di essere. Lo sa bene Israel Varela, che può dire di aver viaggiato in tutto il mondo rincorrendo un sogno chiamato musica. Ed è riuscito a realizzarlo grazie anche ai tanti artisti incontrati sul suo cammino. In particolar modo, è stato decisivo l'incontro con il percussionista Alex Acuna, che lui stesso definisce, oltre che un maestro, un mentore e una guida spirituale.



S
e l'incontro con Alex Acuna può essere considerato il primo vero punto di partenza di questo viaggio, l'uscita di Tijuana Portrait rappresenta una splendida testimonianza dell'attuale modo di intendere la musica di Israel Varela, qui impegnato non solo nelle vesti di batterista ma anche in quelle di cantante, autore, arrangiatore e produttore. E' sorprendente come in un album d'esordio ci possa essere così tanta maturità artistica e, allo stesso tempo, tanta creatività allo stato puro.

La contaminazione di generi diversi, aldilà del comune denominatore di un approccio compositivo ed esecutivo propriamente jazzistico, l'eleganza stilistica e la capacità di sorprendere l'ascoltatore caratterizzano ogni brano, cui corrisponde un preciso momento della vita del musicista di origine messicano. Proprio la presenza di numerosi elementi autobiografici nell'album rende preferibile dare maggiore spazio alle parole dell'artista rispetto alle impressioni personali.
 
Wish Avenue
"Questo pezzo racchiude in se un insieme di memorie. L'ho dedicato al mio maestro Alex Acuna. Wish Avenue, infatti, è il nome della strada di Los Angeles in cui vive. Nei tre anni che ho studiato con lui (all'epoca era ancora minorenne e la madre lo accompagnava ogni giorno all'autobus che lo avrebbe portato a Los Angeles, facendogli attraversare il confine tra Messico e Stati Uniti, Nda), oltre ad avermi insegnato moltissimo sulla musica latino-americana e il jazz, mi ha fatto a scoprire il flamenco. In questo pezzo ho cercato di raccontare le esperienze vissute nel periodo in cui ho vissuto a Siviglia nel quartiere gitano Tres mil viviendas (Tre blocchi di case popolari che rappresentano l'area più povera di Siviglia: un vero e proprio ghetto per i gitani, Nda). Nei versi cantati dalla giovanissima quanto brava cantante gitana Alba Heredia, vi sono riferimenti alle canzoni di Camaron De La Isla, Carlos Heredia e Monse Cortes. Dal punto di vista ritmico, il brano è una Buleria: ritmo in 12/8 molto complesso per via degli accenti e per la difficoltà di chiudere le frasi all'unisono con la "cantaora". (Israel Varela)

Altra particolarità del brano è l'inserimento di uno strumento come la batteria al fianco del cajon (in realtà di origine peruviana, ma diventato strumento principe del flamenco, Nda) con delle idee ritmiche semplicemente innovative. La magnifica voce di Alba Hereida sembra senza tempo.

Tijuana Portrait
"E' il pezzo dedicato alla mia città natale e alla sua gente. Si sviluppa in un ritmo flamenco chiamato Tanguillo: ritmo in ¾ caratterizzato dall'accento forte sempre sul 3° movimento e non sull'1°, dando una sensazione di non capire dove è il battere! La parte A del pezzo ha una melodia che può essere allegra e malinconica allo stesso tempo. La si può ascoltare come flamenco ma c'è tanto anche del huapango messicano. La parte B rappresenta una sorta di fusione di questi due mondi. Gli accordi sono semplici ma i voicings che uso normalmente per scrivere sono fedeli alla chitarra flamenca, e tutto suona più reale." (Israel Varela)

Occorre sottolineare come la bellezza di questo brano sia dovuta in gran parte anche alle straordinarie esecuzioni del pianista Angelo Trabucco e Alfredo Paixao.

"Alfredo ha un talento naturale e un istinto incredibile. Ha vinto dei grammy awards con alcuni dei massimi esponenti del flamenco quali, Vicente Amigo, Nina Pastori e Ketama. Angelo Trabucco ha saputo catturare l'anima del pezzo e nonostante la difficoltà di alcuni punti, come l'unisono dell'intro, ha saputo creare un relax totale, che era l'effetto che volevo. Per non parlare, poi, del suo eccezionale assolo di piano." (Israel Varela)

Imagenes
"E' una delle mie composizioni preferite perché è stata la mia prima in assoluto ad avere influenze flamenco. La scrissi a Tijuana nel '99 e l'ho registrata in molte demo. Mancavano sempre, però, quelli elementi necessari a darle una connotazione più autenticamente flamenco. Uno dei miei sogni era poterla suonare con il genio gitano Diego Amador: l'unico a poterla interpretare al pianoforte così come lo immaginavo. E' una Buleria difficile per via dei tanti unisoni e momenti di interplay in ritmo Buleria. Alla fine, sono riuscito a realizzare questo mio sogno e alle incisioni hanno preso parte altri grandissimi musicisti: Otmaro Ruiz, John Pena e Luis Amador." (Israel Varela)

La complessità ritmica, in realtà, non toglie nulla all'immediatezza del brano, soprattutto nella prima parte. Una piacevolissima sensazione di smarrimento arriva al momento degli scambi di battute e unisoni tra batteria e pianoforte, che in un contesto live non potrebbero che entusiasmare il pubblico. E' importante sottolineare come nella musica di Israel Varela confluiscano, oltre ad elementi della tradizione messicana il jazz e il flamenco, anche richiami alla musica classica contemporanea.

Via Lecco 11
"E' una composizione molto speciale per me perché rappresenta il mio periodo milanese e prende il titolo dal mio vecchio indirizzo. Anche se Milano è una città molto difficile, l'adoro perché mi ha fatto crescere tanto come artista e come persona." (Israel Varela)

Si tratta, a mio avviso, di una delle incisioni più belle del disco. Le voci di Israel Varela e Paola Repele si fondono alla perfezione con la grandissima sensibilità di Otmaro Ruiz. Dal punto di vista armonico, è il più jazzistico, ma la peculiarità è nelle atmosfere che esso sa ricreare.

"Sembra una melodia molto semplice, ma ritmicamente vi è un punto d'incontro tra la Seguiriya e la Solea, altri ritmi del flamenco. Una curiosità: il finale doveva essere un fade out, però Alfredo Paixao lo ha convertito all'improvviso in un samba in 3!" (Israel Varela)

Cuatro

"Questo pezzo lo scrissi a Milano per un concerto con il grande bassista Carles Benavent, nel 2002. Volevo riuscire a raccontare l'anima di Triana, altro quartiere di Siviglia molto importante per il flamenco. Cosi ho chiamato il mio amico Miguel Vargas al basso perché lui è originario proprio di Triana. A Miguel Vargas devo la vita: la prima volta che arrivai a Siviglia, mi rubarono il portafoglio e lui mi ha ospitato per una settimana: imparare il flamenco mi è costato tanto!" (Israel Varela)

La situazione del trio (Varela, Ruiz, Vargas) permette ai tre musicisti di esprimersi con molta liberta, nonostante la grande presenza di unisoni. Il modo di suonare il basso fretless di Miguel Vargas è semplicemente unico.

Efrit Tales
"Un'altro degli studi che ho voluto approfondire, soprattutto per una mia personalissima passione, riguarda le musiche arabe, turche ed egiziane. A Los Angeles, ho conosciuto un percussionista e batterista turco molto bravo: Robert Ikiz. Con lui ho studiato un po' la darbuka e diversi ritmi turchi. Volevo mettere queste esperienze nel mio disco e abbiamo inciso questo brano in cui ci sono influenze molto diverse. Robert Ikiz ha suonato strumenti turchi, io uno strumento azteco chiamato huehueteotl, e la melodia l'ho scritta per uno strumento bellissimo che è il baglama, molto usato tanto in medio oriente. Strumento che ha suonato Amhet Teklibek. C'è anche Otmaro Ruiz che "colora" il brano con degli effetti, a mio avviso, molto belli." (Israel Varela)

Impossibile aggiungere altro. Peccato, però, che il brano sia così breve!

Asi es en la Ermita
"Una sorta d'improvvisazione che io e Otmaro Ruiz abbiamo già suonato in diversi concerti in Messico e USA. Il titolo prende il nome da una strada molto famosa di Tijuana." (Israel Varela)

Anche se i tratta "soltanto" di un duo, l'intensità di questo brano è tale che tutti gli amanti del latin jazz non possono non rimanerne affascinati.

A Love Supreme
"Questo disco, così come la musica di John Coltrane, mi ha cambiato la vita. La mia versione vuole essere un omaggio a questo grande genio della musica." (Israel Varela)

Angelo Trabucco conferma la sua incredibile capacità di creare splendide atmosfere, ma la particolarità del brano è legata in particolar modo all'intervento dell'ottimo Maurizio Rolli, qui anche al contrabbasso!

Iluminados
"Iluminados è una ballad scritta da Ivan Lins di cui ho realizzato il testo in spagnolo. Per quanto riguarda la musica, ho voluto arricchirla di quegli elementi che fanno parte del mio mondo." (Israel Varela)

Le interessanti e necessarie (chi, meglio dell'autore, può raccontare la propria opera?) parole di Israel Varela ci hanno guidato sino a questa parte del viaggio. A mio avviso, Tijuna Portrait, oltre alla sua immediatezza dal punto di vista emozionale (nonostante le complessità ritmiche, melodiche e armoniche dei brani), riesce a proiettarci in un modo nuovo di intendere il jazz, soprattutto per noi ascoltatori italiani. Non solo per le influenze latine, ma per numerosi spunti creativi che fanno di Israel Varela un musicista decisamente innovativo. Ed è per queste ragioni che questo bellissimo disco merita tutta la nostra attenzione. Per non parlare, poi, dello straordinario talento di tutti gli artisti coinvolti nel progetto e di una qualità del suono eccezionale.
Massimiliano Cerreto per Jazzitalia

Per maggiori informazioni:
www.myspace.com/israelvarela
www.israelvarela.com
www.doublestrokerecords.com







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Data pubblicazione: 20/07/2008

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