Claudio Lo Cascio
La mia vita per il Jazz (e altro...)
Ilmiolibro.it
Pagine 179 – euro 22,70
|
Claudio Lo Cascio
Siciliani a New Orleans Nick la Rocca
ilmiolibro.it
Pagine 125 – euro 25,65
|
Poche sono le persone che possono vantare – non millantando – di possedere
la (e non una) memoria storica del jazz. Lo Cascio è una di queste, senza dubbio.
E non perché abbia raccolto testimonianze indirette o perché possa avere una discoteca
ingombrante (potrebbe anche averla, peut-être), semplicemente perchè ha pasteggiato
di jazz dal 1934, anno natale, e continuando a suggerne la scalpitante realtà.
Pianista, compositore, direttore d'orchestra,
Lo Cascio
ha dato un poderoso contributo alla divulgazione della musica afroamericana in Italia,
qui testimoniato da due opere letterarie di gran spessore.
Che i siciliani abbiano fatto parte della schiera dei muratori del tempio
jazzistico, è cosa nota. Jimmy Giuffrè, Scott La Faro (Rocco Lo Faro),
Tony Scott
(Anthony Sciacca), Joe Venuti, Jack "Papa" Lane (George Vitale), solo
per citare alcuni dei numerosissimi musicisti di sangue siculo sbarcati negli States.
Ma non è questo – o solo questo – ciò che emerge dal lavoro di
Lo Cascio.
L'autore ha un'innata capacità di trattare la storia (spesso e purtroppo, dimenticata
soprattutto dai più giovani jazzcats) trasmettendo immagini vivide, materiche
ed epurandole dal gravame narrativo. E quindi ci lascia vivere il mercantile Montebello,
"ferrigno" vapore vettore di anime impregnate di musica, e la Storyville con la
"Casa" della contessa Willie Piazza, prima ad utilizzare un pianista come intrattenitore
nel bordello; tutto ciò – e tanto altro, con ampio spazio sul dominus
Nick La Rocca
- anche con l'ausilio di preziosi documenti e foto presenti nel testo. Siciliani
a New Orleans, sono gustosi confetti di saggezza storica, piccole onde a smuovere
la memoria ed a sollecitare la curiosità.
Ottimo completamento è il materiale autobiografico raccolto ne La mia
vita per il Jazz (e altro…), dove
Lo Cascio
affronta col gusto del genio (parafrasando Kant) la sua vita tinta di jazz. Emblematico
è il capitolo – summa del libro – "dalla culla al primo pianoforte", quel "vecchio
tarlato Boiselot verticale della mia nonna materna", affrontato di petto dal Nostro
a dieci anni. Lo Cascio ha contribuito, così si legge, a dare dignità al jazz, musica
da sempre bistrattata e demoniaca facendo irruzione (musicale, ovvio) nella
domus aurea del classicismo musicale: il Conservatorio. Alla stregua dell'aver
infranto il muro ecclesiale suonando – nel lontano 1959
– nell'Auditorium dei Padri Gesuiti di Casaprofessa. Un nugolo di ricordi spiattellati
con ordine, anamnesi storica, ma senza mai cadere nella trappola della banalizzazione
alla quale potrebbe indurre un'autobiografia.
Due libri da leggere e conservare con particolare accuratezza.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
Inserisci un commento
Questa pagina è stata visitata 3.319 volte
Data pubblicazione: 16/06/2009
|
|