Ed. C.R. Records
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Claudio Lo Cascio And His Modern Art Quartet
Forever (We Remember You)
1. Opus No.1
2.Nuraghi
3.Django
4. The queen's fancy
5. Sketch 1
6. Get off my Bach
7. Thelonious
8. Livia's birthday
9.Canto di Tonnara
10. Olive leaves
11. We remember you
12. Venice
13. Softly as in a morning sunrise
Enzo Randisi - vibrafono Claudio Lo Cascio - pianoforte Lelio Giannetto - contrabbasso Gianni Cavallaio - batteria
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Il vibrafono che si interseca nelle trame tessute dal pianoforte. Una
ritmica che libera un beat acceso, caldo. Il "piedino" che all'ascolto si muove,
dopo il primo brano. Poi le mani vogliono seguire il ritmo. Poi il corpo che vorrebbe
danzare sulle note cesellate dai quattro del Modern Art Quartet capitanati
da Claudio
Lo Cascio. Lo swing è vivo ed i tredici brani di questo lavoro live
di Lo Cascio
lo testimoniano a chiare lettere. Il Modern Jazz Quartet di Lewis,
Clarke, Heat e Jackson riprende corpo.
Un booklet spartano così come si faceva diversi anni orsono. Scevro da
foto, da chincaglierie debordanti ed assordanti. Una menzione fugace sul curriculum
del leader,la track list ed una nota di John Lewis che, tra le altre, dice:
"ho sentito del jazz in tutto il mondo…ma era pur sempre e solo una ripetizione
di un'esperienza americana. Qui, invece, per la prima volta nella mia vita ho trovato
del jazz basato su di un'esperienza locale ed originale, risuonante delle melodie
tradizionali e con caratteri ereditari del posto".
E sì,
Claudio Lo Cascio, classe 1934
già dal 1975 fonde il folklore con le strutture
jazz. E lo fa con una disarmante dimestichezza e con polso fermo. Senza imbastardire
né l'uno e né l'altro suono. Senza violentare la tradizione.
Forever (We remember you) è un'opera che
genera emozioni. E ciò sia nei brani di
Lo Cascio
che in quelli del leggendario Lewis.
La sezione ritmica composta da Lelio Giannetto al contrabbasso
e Gianni Cavallario alla batteria alimenta le incursioni ritmico-armoniche
di Lo Cascio
ed i colori lineari, sempre leggibili e godibili di
Enzo Randisi
al vibrafono. I commenti improvvisativi guardano sempre all'atmosfera e non agli
stacchi in un unico flusso che sembra privo di variazioni, ma che cambia senza sosta.
La velocità boppistica cresce ad ogni brano raggiungendo delle vette sonore
di contagiosa tensione espressiva in brani come We remember
you o Get Off My Bach (di George
Sharing).
Ambienti blue, romantici ed avvolgenti si ascoltano in
Venice e in Olive Leaves
che si asciuga in una coerenza descrittiva di particolare sobrietà.
Non v'è alcuna caduta di tensione. Sentimento e professionalità sono all'unisono
e l'apparato espressivo è mantenuto nel lirismo più profondo. La robusta architettura
ritmica,immune da leziosità stilistiche, crea un figure poliritmiche senza tempo.
Un affresco sonoro che si muove nei meandri del jazz.
Alceste Ayroldi per Jazzitalia
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Data pubblicazione: 17/12/2006
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