C.R. Records CLC 2018
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Claudio Lo Cascio and his New Jazz Society
Il Folk-Jazz
Un ponte fra le regioni d'Europa
Renato D'Anna (el-vn), Claudio Lo
Cascio (p & arr.), Rosario Vizzini (el-g), Franco Messina (el-b), Salvatore
Cammarata (d). Roma 12 Gennaio 1975
1. Oleodotti a sud est
2. Mìlicia
3. Tandarìca
Claudio Lo Cascio (p & arr.), Santi D'Angelo (el-g.), Aido Mangiaracina
(el-b), Ninni Giacobbe (d). - Palermo 4 Giugno 1977
4. Duello di paladini
Enzo Rao (el-vn), Paolo Rizzo (fl), Claudio Lo Cascio (p & arr.), Nicola
Vitale (el-g), Aido Mangiaracina (el-b), Ninni Giacobbe (d). - Roccella
Jonica 1 Marzo 1983
5. Kosmet
6. Macedonia
7. Kiszaradt a tobol
8. Mali djecak s velikim srcem
Rudy Migliardi (tbn), Nicola Giammarinaro (Ts), Claudio Lo Cascio (p & arr.),
Giuseppe Costa (b), Gianni Cavallaro (d), Vito Giordano (tp) add. - Lercara
24 Novembre 1983
9. Ach varmeland du skoena
10. La trazzera della speranza
11. Alta villa
12. Canto di tonnara (Paceco 25 Novembre 1990)
Vito Giordano (tp), Claudio Lo Cascio (p & arr.), Giuseppe Costa (b), Gianni
Cavallaro (d). - Palermo 30 Aprile 1991
13. Olive leaves
Vito Giordano (tp), Nicola Giammarinaro (Ts), Claudio Lo Cascio (p & arr.),
Giuseppe Costa (b), Gianni Cavallaro (d). - Buseto P. 5 Maggio 1991
14. Attila's lake
Enzo Randisi (vib.), Claudio Lo Cascio (p & arr.), Lelio Giannetto (b),
Gianni Cavallaro (d). - Palermo 24 Novembre 1991
15. Nuraghi
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E' impossibile per me, parlando di
Claudio Lo
Cascio, evitare qualcosa di personale. Ci siamo conosciuti a Palermo
nel 1968 in occasione di un mio viaggio di lavoro.
Una vita. E già ci accomunava la stima reciproca per essere entrambi critici (brutto
termine: non ne ho altri) specializzati nel jazz, ma soprattutto critici "diversi"
o "contro". In più, lui era ed è compositore, direttore d'orchestra e pianista di
valore, a differenza del sottoscritto che sa suonare soltanto il campanello di casa.
Gli diedi il credito che meritava e lo difesi quando pubblicò nel
1970, a prezzo di sforzi economici e pratici
enormi, il suo primo disco. Mi ripagò mille volte tre anni dopo, in occasione di
una mia assurda e shoccante defenestrazione da una rivista mensile milanese (lo
so, lo so chi fu l'autore della calunnia, ma non lo dirò mai).
Lo Cascio
fu il mio unico, battagliero avvocato quando tutti mi girarono le spalle. Il titolo
all'acido prussico del suo articolo fu "Lupara con swing a Milano".
Nel 1976 licenziò a Milano per le
Edizioni di Cultura Popolare il suo long playing "South-East Pipe-Lines"
(Viaggio nella musica popolare mediterranea). E' d'obbligo meditare già sul titolo
e sul sottotitolo: i Rumori Mediterranei del festival jazz di Roccella Jonica erano
ancora lontani. Claudio volle che fossi io, entusiasta fin dall'ascolto del nastro,
a redigere le note di copertina. Trascrivo l'incipit di quelle righe per ribadirle:
"Un disco come "Oleodotti a sud est" è un punto di arrivo, il frutto di una lotta
lunga e tenace che ha avuto esito positivo anche perché il suo protagonista,
Claudio Lo
Cascio, oltre che musicista è un critico specializzato fra i più stimati.
C'è in lui, cioè, una capacità di riflessione sul lavoro proprio e altrui, sul suo
significato e sulle possibili vie da seguire, che agli artisti "puri", come non
di rado accade, può fare difetto".
Quel disco è impressionante – specialmente oggi a conti fatti, come si
dice – per la sua forza premonitrice. Lo Cascio propugnava fra i primi l'originalità
del jazz prodotto da un musicista italiano (ed europeo in quanto tale) opponendosi
all'imitazione degli americani, e la cercava – in ciò primo assoluto, ostacolato
e perfino dileggiato – nelle melodie folcloriche della sua Sicilia, dell'Italia
e di altri Paesi. Definì la sua musica folk-jazz, dopo averla a lungo teorizzata
(ora si chiama etno-jazz: "come definire cefalea il mal di testa" afferma Lo Cascio
con il suo immancabile spirito caustico).
In seguito
Lo Cascio
si dedicò "ad altro", dice lui con molto understatement; comunque fu principalmente
operatore di cultura, temerario come sempre. Riprese ad incidersi con una certa
assiduità (si leggano le date dei brani dell'album) negli anni Ottanta e fino al
1992.
I 15 brani sono tutti belli, interessanti e – per una ragione o per un'altra
– sempre con forti tratti di originalità. Tre (Oleodotti a Sud Est, Mìlicia e Tandarìca,
i primi due firmati
Lo Cascio
mentre il terzo viene dalla Romania) sono tratti dal vecchio ellepì, gli altri sono
successivi.
Lo Cascio mi perdonerà se dico che la maggiore emozione me l'ha data
ancora Oleodotti a Sud Est, ma c'è una ragione, quasi una deformazione del
fruitore: ho riprovato quel senso di novità, di svolta che provai allora. Voglio
dire (scelgo a caso) che brani come Ach Varmeland du Skoena, La trazzera
della speranza o Canto di tonnara – si notino i titoli e non si trascuri
il fatto che il primo è un pezzo popolare svedese – sono pervasi dallo stesso scopo
e dalla stessa passione. L'ascoltatore stia attento a non farci l'abitudine, sarebbe
un errore imperdonabile.
Lo Cascio
ha avuto cura di circondarsi sempre di musicisti di valore che sanno corredare i
temi pregnanti di variazioni preziose, ed è attento per quanto è possibile (la maggior
parte dei titoli è ricavata da registrazioni dal vivo) alla qualità tecnica dei
suoni.
Non c'è una nota da cancellare.
Franco Fayenz - liner notes
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Data pubblicazione: 02/02/2008
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