|
Thiefs
Graft (la Greffe)
Jazz&People (2018)
1. The Limbs They Acquired Over Years and Continents
2. I Live in Fear feat.Mike Ladd and Gaël Faye
3. Fields feat Mike Ladd
4. Pas d'ici (part 1) feat.Gaël Faye and David Frazier
5. IWBAH 6'25
6. Beat One feat.Grey Santiago and Edgar Sekloka
7. Anthro feat. Guillermo E. Brown 9'26
8. Pas d'ici (part 2) feat.Mike Ladd and Aaron Parks
9. Make a Fist
10. 10.The leaf node
11. 11.Pas d'ici (Part III)
Christophe Panzani - saxophone, woodwinds, electronics Keith Witty - upright bass, electronics David Frazier Jr. - acoustic & electric drums
Featuring:
Aaron Parks - piano & keyboards (on 2, 3, 4, 6, 8, 10) Mike Ladd - vocals (on 2, 3, 8) Gaël Faye - vocals (on 2, 4, 10) Guillermo E. Brown - vocals (on 6, 7) Grey Santiago - vocals (on 6) Edgar Sekloka - vocals (on 6)
Thiefs è un trio franco-americano guidato dal quarantenne
sassofonista francese Cristophe Panzani, con trascorsi nella big band di
Carla Bley
e in molte altre situazioni progettuali, dalla world music all'avant jazz. Accanto
a lui, in veste di co-leader, figura Keith Witty, bassista statunitense con esperienze
nel giro di William
Parker e nella band di Matana Roberts, fra gli altri. Alla coppia si unisce
David Frazier junior, nome poco noto dalle nostre parti, ma quotato per la sua qualità
nel cavalcare generi diversi con pari perizia. Al terzetto si affiancano, in alcuni
brani, il percussionista Guillermo E. Brown, già membro di "Thiefs" nella sua prima
edizione, ora impiegato solo come vocalist e altri tre rappers, Grey Santiago, Edgar
Sekloka e Gael Faye. Ospiti prestigiosi sono, poi, Mike Ladd, specialista dello
"spocken word" e il pianista Aaron Parks, punta di diamante di "James Farm", gruppo
capitanato da Joshua Redman.
La musica del cd pencola proditoriamente verso l'hip hop, pur contenendo tracce
di altri stili, dal rythm and blues al jazz metropolitano, dal funky all'elettronica.
In ogni modo, quando la scena è riservata ai cantanti, si ascolta autentico rap,
senza incroci di sorta. Le contaminazioni con altri suoni, altre atmosfere, avvengono,
per contro, nelle introduzioni ai brani cantati, oppure in alcuni pezzi dedicati
ai tre, o ai tre più Aaron Parks. "Thiefs" (letteralmente "ladri") scelgono una
strada piuttosto facile, cioè, per sporcare il loro jazz con l'hip hop procedendo
per blocchi comunicanti, però separati nella sostanza. Steve Lehman con "Selebeyone",
per rimanere nello stesso ambito, ha agito in maniera più incisiva, intersecando
fino a congiungere il suo mood intellettuale, di musicista che ha assimilato le
lezioni di
Anthony
Braxton e di Jackie Mc Lean, con la vibrazione sonora tipica dei quartieri
afro-americani. Un'operazione più profonda e rischiosa, certo, ma ampiamente premiata,
ovunque, da critiche favorevoli.
Qui si possono elogiare, comunque, il timbro complessivo del gruppo, ben caratterizzato,
e le performance solistiche dei rappers, con una nota di merito in particolare per
Mike Ladd, uno che sa esprimere al meglio il suono tagliente della catena di parole
in rima spargendole in modo convincente sull'ipotetico uditorio. Per il resto lascia
un po' perplessi il risultato dell'intera operazione, nata come esigenza di mescolare
un idioma popolare con riferimenti colti e riuscita solo parzialmente. Di fatto
la matrice hip hop tende ad adombrare, a sovrastare le influenze stilistiche messe
in campo da questa formazione con tutte le conseguenze del caso.
Gianni Montano per Jazzitalia
Inserisci un commento
Questa pagina è stata visitata 344 volte
Data pubblicazione: 01/09/2019
|
|