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Le ance: tipi e consigli per migliorarne le prestazioni
di Fabio Tullio
ftullio@everyday.com

Sono quelle linguette che si applicano all'imboccatura e che, vibrando al passaggio dell'aria emettono il suono.


Figura 8

Sono ricavate dai fusti di una pianta erbacea chiamata Arundo Donax la quale per colore e forma ricorda molto il bambù.
Le sue dimensioni sono ragguardevoli in quanto può arrivare ai 7 metri di altezza con fusti del diametro di oltre 3 cm.
Questa è una pianta che cresce in diverse parti del mondo ma la qualità migliore, almeno ai fini della costruzione delle ance, è quella che cresce nella regione di VAR, nel sud della Francia, dove prospera spontaneamente grazie alle condizioni climatiche a lei favorevoli.
A questo punto è veramente curioso notare come uno strumento così moderno e tecnologicamente evoluto sia legato ad un componente così mutevole e, sotto certi aspetti, poco affidabile, ovvero una pianta ! ! !
Anche la canna infatti, come tutte le piante, risente delle mutazioni climatiche ; vi sono annate buone ed annate pessime, come il vino, e questo si ripercuote inevitabilmente sulla qualità delle ance messe in circolazione.
Proprio per questo, oltre che per far fronte alla crescente richiesta, da alcuni anni si è riusciti a creare delle coltivazioni intensive nelle quali il prodotto viene controllato da esperti al fine standardizzare al massimo la qualità della materia prima.
Questo a reso possibile anche la creazione di piantagioni in diverse aree del globo permettendo così alle ditte di avere una produzione quantitativamente costante per tutto l’anno
La pianta impiega dai 15 ai 20 anni per giungere al giusto grado di maturazione dopo di che viene messa ad essiccare al sole per diversi mesi, finché non è pronta per essere lavorata.
I fusti vengono tagliati in parti di 1.80 metri circa e nuovamente messi ad essiccare al sole per molte settimane, dopo di ché vengono selezionati in base al diametro
Si è tentato di accelerare il processo di essiccazione ponendo le piante in essiccatoi artificiali ma con scarsi risultati.
A questo punto per i fusti inizia la lavorazione vera e propria.
In funzione del diametro e, quindi, dell’utilizzo al quale saranno destinati ( i diametri maggiori verranno usati per il sassofono, gli altri per clarinetto, oboe etc.) vengono tagliati in pezzi di lunghezza definita, divisi in 4 parti le quali vengono poi spianate internamente.
Dopo di ché si effettua la sagomatura del profilo superiore ed il taglio sulla punta, anch’esso sagomato, per poi passare alla classificazione in funzione della durezza e al confezionamento.
Ovviamente vengono eseguiti prelievi casuali di ance durante il ciclo produttivo, che vengono testate da musicisti adibiti a questo compito, per controllare lo standard qualitativo.
Negli ultimi anni, sono entrate in commercio delle ance di plastica le quali hanno il pregio di rimanere costanti nel rendimento per lungo tempo non essendo soggette a sfibramento o cedimento ma, per contro, emettono un suono che i più ritengono poco dinamico e troppo aspro e violento.
Le ditte più diffuse sono Rico, Lavoz, Selmer, Vandoren.
Tra queste le prime due sono più usate da musicisti di estrazione jazzistica o leggera, mentre Selmer e Vandoren, in virtù di un suono più tondo, vengono predilette da musicisti classici.
Interessante il modello Plasticover della Rico, la quale ha rivestito con una sostanza plastica la tradizionale ancia di canna migliorandone così la durata nel tempo e donandole un suono più brillante.
Vengono classificate da 1 a 5 con incrementi di 1/2 grado dove il grado 1 rappresenta il tipo più morbido.
Solo la ditta La Voz usa gli aggettivi "soft"," med-soft" etc. fino ad "hard", dove "sofà" equivale ad un grado 1.5 così via mezzo grado per volta.
A proposito delle prestazioni di una ancia c'è da dire che, considerando che in una scatola di 10 ance se ne trovano mediamente due o tre con prestazioni soddisfacenti, ci si trova spesso a dover intervenire personalmente per tentare di migliorare la risposta di quelle sette-otto rimanenti che non suonano (considerando quanto costano!!).
Nella fattispecie se l'ancia risulterà morbida o esausta si può tentare di migliorarla effettuando un taglio sulla punta con l'apposito taglia-ance. (fig.9a)
Nel caso in cui sia troppo rigida si può tentare di alleggerirla asportando materiale dalla parte interna, (la Tavola), sfregando l’ancia su di un pezzo di carta abrasiva molto fine a sua volta disteso su di una superficie perfettamente piana.
Attenzione perché la punta dell’ancia tenderà ad assottigliarsi molto più rapidamente del resto della tavola.
Se troppo dura nell’emissione delle basse si interverrà sulla spalla e sulla spina, asportando pochissimo materiale per volta con un coltello ben affilato od il solito pezzo di carta abrasiva, donandole quindi più elasticità. (fig,9b)
Agire invece sui bordi della spina per tentare di migliorare il timbro o nel caso in cui l'ancia "fischi", anche se questa operazione è un po’ più rischiosa delle altre. (fig. 9c)


A                                           B                                         C
Figura 9

Informazioni molto più dettagliate si possono trovare nel capitolo dedicato alla preparazione delle ance del sito Saxgourmet
L’ancia va montata sull’imboccatura, poggiata sulla "tavola" e fissata con la "legatura".
Questa è una operazione che va’ fatta con estrema cura ed attenzione in quanto un errato posizionamento influisce negativamente sull’emissione e sul timbro.
A tal fine centriamo perfettamente l’ancia sul "piano" dopodiché ne allineiamo con cura la punta con quella dell’imboccatura.
 

Anche la posizione della legatura sembra rivestire una sua importanza riguardo al suono, tant’è che ne esistono vari tipi : di metallo a due viti (il più diffuso), di metallo ad una vite (Ottolink, Colletto), di nylon (Rowner) per arrivare addirittura allo spago, sì il semplice spago, secondo la scuola tedesca (soprattutto però tra i clarinettisti).
L’importante comunque è che la legatura assicuri saldamente l’ancia all’imboccatura, evitando che questa si sposti nel suonare e facendo in modo che non vi sia aria tra la tavola dell’ancia ed il piano d’appoggio.
A proposito del "piano" c’è da dire che a volte questo non sempre è veramente e perfettamente "piano".
Questo fa sì che stringendo la legatura troppo forte l’ancia subisca delle torsioni o deformazioni che ne compromettono l’efficienza :come si dice a volte "non riusciamo a trovare l’ancia giusta" ! !
In questo caso quindi non è colpa della solita scatola di ance  "fesse" ma dell’imboccatura, e questo accade il più delle volte  con quelle di ebanite.
In questi casi urge correggere il "piano" posizionando il bocchino su  una superficie perfettamente levigata e rettificata sulla quale avremo fissato un pezzo di carta vetrata di grana molto fine (360-380).
Sfregando il "piano" dell’imboccatura sul piano di rettifica otterremo il nostro scopo.
Ma attenzione: asportare il materiale minimo indispensabile altrimenti andremo ad alterare la curva e l’apertura dell’imboccatura.
Non è detto che sia un male solo che è una operazione talmente delicata che nel 99% dei casi si butta via tutto, (esperienza personale!!!) tant’è che esistono liutai specializzati per questo tipo di compito.
Per lo stesso motivo sconsiglio vivamente di toccare i baffi o la punta dell’imboccatura.
Per riassumere un po’ la dipendenza che esiste tra ancia ed imboccatura lo schema sottostante mostra graficamente il grado di fatica necessario (in via del tutto generale, ovviamente) per emettere un suono con le diverse combinazioni apertura-grado di durezza dell'ancia:

Figura 12

Le zone più scure indicano una imboccatura nel complesso faticosa da sostenere mentre, al contrario, le zone chiare una imboccatura molto morbida e leggera.
La zona centrale bordata in neretto indica le combinazioni più comunemente usate, quella a sinistra con la sigla PR le combinazioni consigliate per il principiante.

L'imboccatura, come abbiamo visto, è molto variabile per materiali, apertura e tipo e grado di ancia usati ma è variabile, in quanto soggettivo, anche il modo di imboccare, ovvero il modo di disporre i denti, le labbra su di essa ed è per questo che la stessa imboccatura montata sullo stesso strumento, suonata da musicisti diversi spesso da anche risultati sensibilmente diversi.
Vi sono però, ovviamente, delle regole di massima che andrebbero rispettate per emettere correttamente ed in modo intonato.
I denti superiori sul bocchino, ad una profondità variabile dalla conformazione del labbro nonché dal tipo di sax suonato, hanno funzione di supporto e punto di appoggio per il movimento dei denti e del labbro inferiori.
I denti inferiori sotto il labbro e questo a contatto dell'ancia esercitano una certa pressione adagiando l'ancia stessa sulla curva del imboccatura.

Da questa pressione dipende, in gran parte, l'intonazione della nota emessa mentre dalla posizione del labbro dipende, in buona misura la qualità del timbro.
Il labbro superiore copre i denti superiori.
La lingua tenuta in posizione di riposo, a volte ritratta all'indietro per emettere alcune note, viene usata per eseguire lo staccato.
Le guance non vanno gonfiate durante l'emissione ma vanno tenute rigide come pure i muscoli facciali.
Il segreto di un buon suono risiede, per quello che riguarda il fattore soggettivo (per fattore soggettivo intendo l'impostazione del musicista mentre per fattore oggettivo intendo in pratica i materiali, ovvero tipo di imboccatura, di ancia, qualità dello strumento etc.), risiede dicevamo sostanzialmente nel modo di usare i denti ed il labbro inferiori, e in una corretta respirazione.
Stringendo l'ancia si tende a far salire l'intonazione della nota mentre allentando la pressione la nota tende a scendere.
Ciò è spiegato dal fatto che, stringendo o allentando, noi variamo la porzione d’ancia libera di vibrare.
Nella fattispecie stringendo facilitiamo l’emissione delle note acute perché, adagiando l’ancia sulla curva, ne rimane libera una parte più piccola la quale, di conseguenza, vibra più velocemente (Fig. 14a).
Per le note basse, invece, dovremo mollare, lasciando libera una porzione d’ancia più ampia ; quello che ci serve per emettere frequenze più basse e mettere quindi in movimento l’aria dell’intero strumento (fig. 14b).


A :  nota acuta                                                      B : nota bassa
Fig. 14

Questo continuo susseguirsi di flessioni e rilasci, unito all’assorbimento della saliva e dell’acqua di condensa che si forma nell’imboccatura è causa del cedimento dell’ancia per cui man mano che si suona questa si sfibra sempre più, perdendo elasticità ed ammorbidendosi.
A tal proposito è consigliabile smontare l’ancia dopo ogni utilizzo, asciugandola e lavandola, non solo per motivi igienici ma anche perché i batteri presenti nella bocca sono una delle cause del deterioramento dell’ancia stessa.
E’ a questo inconveniente che ha tentato di porre rimedio la BARI, commercializzando un tipo di ancia completamente in plastica, la quale ha però i difetti già detti in precedenza.
Le Plasticover della Rico invece sono solo di poco più elastiche delle ance di canna nuda, ma hanno il grande vantaggio che, essendo ricoperte da una pellicola di plastica, non assorbono liquidi, durando più a lungo.
Per quel che riguarda il labbro, questo va tenuto in posizione naturale, quindi non rientrato ne fuoriuscente, teso ma non allo spasmo, se non nell'emissione di particolari note.
Tenere il labbro teso è un fatto fondamentale per la qualità del suono.
Questo perché con il labbro teso si controlla meglio la forza applicata all’ancia e si definisce con più precisione il punto dal quale l’ancia è libera di vibrare.
Questo andirivieni dei denti e del labbro inferiori permette di correggere le imprecisioni di intonazione che normalmente qli strumenti hanno ma è anche essenziale per ottenere un buon timbro per cui sulle note basse cercheremo di lasciar vibrare l'ancia togliendo pressione, altrimenti ci verrebbero crescenti e "fesse", ovvero sporche dei cosiddetti "suoni armonici" (che, in questo caso, sono indesiderati perché troppo vicini alla nota fondamentale) comunque mai allentando la tensione del labbro (nell'errata convinzione che sia più facile emetterle), mentre sulle acute aumenteremo la pressione (altrimenti ci verrebbero calanti e sporche) per ottenere un suono più nitido ed intonato.
In realtà nella formazione del suono intervengono anche degli impercettibili  movimenti dei denti inferiori, i quali avanzano nell’esecuzione delle note acute e retrocedono in quelle basse accompagnando ed integrando la pressione dei muscoli facciali di cui detto poco sopra.
Comunque sia tutti questi movimenti e tutte queste variazioni di pressione sono quelle che fanno si che il principiante, ma anche, in proporzioni diverse, il professionista, possa accusare dopo un certo periodo di tempo indolenzimento del labbro e della mandibola.
Tutto ciò è, in un certo senso, inevitabile ma è ovvio che, trattandosi in qualche modo di uno sforzo fisico, anche qui, come nello sport, più si è allenati (e quindi più si studia e si suona) e più resistenza si avrà.
E' superfluo ricordare che utilizzando una imboccatura leggera si effettua meno fatica, a discapito però della qualità del suono.
Anche qui è una ricerca di equilibrio!!
Al termine di questo discorso c'è da dire che esiste una certa differenza tra l'impostazione jazzistica e quella classica, in tema di imboccatura.
Ciò è dovuto alla differente concezione del suono, del timbro e questo si concretizza in un modo leggermente diverso di imboccare lo strumento.
L'impostazione sopra descritta è quella jazzistica, mirata cioè ad ottenere un suono ricco di armoniche sulle basse, compresso e brillante sugli acuti, ma porta insiti dentro di se alcuni limiti che possono manifestarsi nell'esecuzione di certi passaggi.
Di questo aspetto molto specifico ma importante per tutti coloro che, come me, aspirano a potersi considerare musicisti a 360 gradi, mi ripropongo di parlare al più presto in un articolo a parte.



Zast
Nebuloso







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Data pubblicazione: 21/08/2004

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